“L’OCCHIO DELLA TIGRE”

Testo e foto MARCO FERRERO

 

Tutti ricorderanno certamente quando, a un certo punto del terzo episodio della famosa e fortunata serie, Mickey, il vecchio allenatore di Rocky Balboa, richiama vivacemente il suo assistito ad avere “l’occhio della tigre”, un’esortazione a fare appello all’attenzione, alla concentrazione ed alla determinazione necessarie per affrontare il suo avversario, nell’occasione Mister T.

Tutti elementi, quelli citati, sia chiaro, comuni a tutte le discipline sportive, e lo sport dei motori in questo non fa eccezione; tutte caratteristiche che, opportunamente disciplinate e gestite, fanno parte del bagaglio di ogni pilota, e gli consentono di sfruttare lucidamente le proprie doti di guida e di gestire le situazioni con le modalità più opportune e consone al proprio modo di guidare.

Se è vero, come si suol dire, che “gli occhi sono lo specchio dell’anima”, nulla di meglio che fare un giro sulla griglia di partenza, sbirciando attraverso le visiere non ancora chiuse dei caschi, o nei box per verificare sia come i piloti preparino la gara sia come i meccanici operino sulle vetture con lo stesso livello di meticolosità; soprattutto lo schieramento in pista rende l’idea del livello di concentrazione dei piloti, seduti al volante ed assorti in espressioni di una profondità interiore nella quale ripassano mentalmente i gesti, le strategie, la partenza, tutto quello che da lì a poco andranno a fare.

Situazioni, giusto precisarlo, che tutti provano, a qualunque livello si gareggi, dai “professionisti” sino agli “amatori”, dai piloti più famosi sino ai debuttanti.

La determinazione con cui, da lì a breve, sarà inserita la prima marcia sarà l’ultimo atto prima dello start con cui si raccoglieranno attenzione, concentrazione e la “cattiveria”, in senso agonistico positivo s’intende, per affrontare la gara.

Pari livello di attenzione nei box dove, a seconda delle circostanze, i piloti esaminano ed analizzano con attenzione i dati delle telemetrie, ascoltano con attenzione quanto i loro tecnici hanno loro da dire o si preparano, in caso di gare non singole, per il loro turno di guida; non da meno sono i meccanici, tesi come corde di violino consapevoli che un loro errore potrebbe compromettere la gara delle vetture del proprio team, la cui determinazione è pari solo alla velocità con la quale intervengono.

Dove vi siano persone superstiziose, e ce ne sono più di quante si pensi, il ripetersi di tanti piccoli “riti” scaramantici o di piccoli gesti che si ripetono sempre uguali e cadenzati negli stessi momenti, e che danno ai piloti il placebo di quella tranquillità psicologica necessaria a non perdere la concentrazione ed a non commettere successivi errori; ciò noto, necessaria massima attenzione da parte di chi non sia un addetto ai lavori entrando in un box, per non rompere quell’”equilibrio”, peraltro assolutamente precario, e generare una situazione di disturbo.

Poiché però non tutte le persone sono uguali e reagiscono nello stesso modo, accade anche che vi sia chi, per una propria maggiore sicurezza interiore, nell’immediato pre gara, e senza che ciò vada ad influire sul suo livello di concentrazione, riesca anche ad aprirsi ad un sorriso o che, per stemperare la tensione, generi attorno a sé un clima più disteso “decorando” la vettura con ammennicoli divertenti alla vista.

Con la discrezione e l’attenzione del caso si è provato in occasione degli ultimi eventi a fare un giro in quei contesti così “delicati” per documentare quei momenti, raccogliere quelle espressioni, quegli sguardi, cercando, di certo non facile attraverso un’immagine, di estrapolare dagli occhi quali fossero le sensazioni di quelle persone; difficile dire se l’obbiettivo sia stato raggiunto, sicuramente giusto provarci per trasmettere, a chi non abbia modo di esserci, le sensazioni che si possono provare.

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