LE PIU’ AMMIRATE AL PAUL RICARD

Testo e foto MARCO FERRERO

 

Diciamolo chiaramente, le vetture storiche, in particolar modo quelle da competizione, sono sempre uno spettacolo, ed il rivederle su quelle piste che talora le hanno viste trionfare regala sempre delle emozioni particolari; ogni volta, specie per chi ha qualche anno in più e queste vetture le ha viste correre, non si può che rimanere quasi estasiati ed ammirati, a maggior ragione per le prestazioni che ad oggi sanno esprimere in termini cronometrici.

Questa “regola”, universalmente valida, trova poi una propria singola declinazione, nel senso che ciascuno di noi ha preferenze verso un’epoca piuttosto che un’altra o verso determinati modelli (magari in funzione del proprio “tifo”); “de gustibus non est disputandum”, come dicevano i latini, anche se però è altrettanto vero che vi sono vere e proprie “icone”, parte attiva ed essenza della storia dell’automobilismo sportivo, su cui i pareri convergono unanimemente.

In eventi come il “Dix Mille Tours” che si è svolto sul circuito francese del Paul Ricard a Le Castellet impossibile, ammesso che ne abbia un senso, fare delle classifiche, specie per quanto riguarda il “gradimento”, stante che già quelle relative alla parte agonistico / sportivo dell’evento finiscono con il passare inosservate e non attirano più di tanto l’interesse generale.

Senza assolutamente voler essere categorici, giusto provare a trovare quelle macchine che, per i più disparati motivi, potessero maggiormente attirare l’interesse o essere catalizzatrici dell’ammirazione collettiva; e, stante la non sola applicazione del principio “ti piace vincere facile”, magari aggiungendo qualche “pezzo” un po’ particolare o magari anche solo meno famoso, se pur altrettanto interessante e bello.

Stante il personalissimo gusto del vostro cronista (e valutando i commenti della gente sulle tribune – l’evento era a porte aperte!) le prime due auto da citare sono la Ford GT40 e la Cobra Shelby, due modelli che hanno oltre 60 anni, che hanno fatto la storia dell’automobilismo e che tutt’oggi sono attuali ed affascinanti. Sempre degli anni ’60, sempre meravigliosa, la Chevrolet Corvette “prima serie”, così come uno dei primi modelli di Porsche, così diversa da quella odierna ma così sempre uguale nella sua concezione. I prototipi degli anni 2000 ci hanno regalato alcune vetture bellissime e ricche di appendici aerodinamiche, oltre che vincenti, tra cui la Jaguar nel suo color violetto e la Peugeot 905. Due vetture “stradali” sono state al centro dell’attenzione, una Ferrari degli anni ’60, elegantissima, tanto sportiva quanto signorile, ed una Jaguar, assolutamente intonsa ed originale, quasi aristocratica, e non importava se prendeva decine di secondi di distacco a giro.

In questa rassegna non possono mancare alcuni “classici”, quali lAlfa Romeo GTAJ, la BMW 3,0 Alpina, la De Tomaso Pantera, la Porsche 917 e la Ferrari 333SP con la quale la casa di Maranello espugnò il campionato U.S.A.; per chiudere non potevano mancare alcune rarità, quali una Panoz Esperante del ’97, dalle linee strane quanto particolari e di cui forse i più avevano dimenticato l’esistenza, una Porsche 908, la celeberrima “bicicletta” (veramente piccola!), ed una Porsche 917 a coda lunga, su cui si potrebbe parlare per ore, e che era portata in pista da un pilota ad oggi ottantenne e che risponde al nome di Gerard Larrousse.

C’è da riconoscere ai “cugini” transalpini come la tradizione delle vetture storiche sia da loro molto più radicata di quanto non lo sia da noi; i passaggi delle vetture, indistintamente ed a prescindere dalla categoria, erano seguiti con un entusiasmo ed una partecipazione che, mediamente, risultava superiore a quella vista nel corso di analoghe competizioni in terra italiana.

Un tipo di evento che riesce sempre a suscitare una sorta di nostalgia e che riesce a trovare tutti concordi su quali siano le vetture più ammirate e, cosa notevole, non mette sotto la lente della critica nessuna vettura.

Se è vero il detto che un’immagine vale più di mille parole allora doveroso e necessario lasciare il posto e lo spazio ad una carrellata di immagini raccolte lungo il nastro d’asfalto del tracciato francese, un pot pourri certamente non esaustivo di quanto si è visto, una raccolta di immagini selezionate, lo si consenta, dal “gusto” di chi ha avuto la fortuna di esserci e che ha potuto fare una sorta di “viaggio nel tempo” nella storia dell’automobilismo.

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