LA VISIONE A 360° DELLA MOTOGP DI DAVIDE BRIVIO

Testo e foto MARCO FERRERO

 

Davide Brivio è certamente uno dei personaggi più rappresentativi della MotoGP, per l’invidiabile palmarès, per l’esperienza e le capacità professionali che lo caratterizzano, per l’amicizia che lo ha legato, quasi come un secondo padre, a Valentino Rossi, uno dei pochi manager, giusto ricordarlo, che si è ritrovato impegnato sia nel mondo delle due che delle quattro ruote.

Personaggio signorile, cordiale e disponibile, ha accettato, pur in una giornata impegnativa come quella della gara principale della MotoGP, di scambiare una chiacchierata nella quale ha risposto con grande cortesia alle domande che hanno spaziato sulla sua esperienza nel mondo della massima espressione motoristica a due ruote del motorsport.

 

D: Siete professionisti, ma prima che professionisti si è persone, e come tali si hanno sentimenti; quanto è stato difficile, quanto ha pesato lasciare Yamaha dopo tanti anni, tanti successi e tanti bei momenti?

R: Beh, la Yamaha era una storia, è stata lasciata molto tempo fa, in realtà io lasciai la Yamaha quando cambiò Valentino Rossi, ero molto legato a lui, quindi quando poi Valentino Rossi è passato alla Ducati, io ho lavorato per lui personalmente, non tanto per il team Ducati, diciamo, ecco, che l’ho seguito in questa avventura. Quindi non è stato difficile ne senso che… magari è stato difficile lasciare un tipo di lavoro che mi piaceva molto, però allo stesso tempo non è stato affatto difficile perché è stato bello continuare a lavorare con Valentino Rossi, seguirlo, ed è andata bene così.

 

D: Un bilancio di questa tua stagione, si questa nuova esperienza importante?

R: E’ una nuova esperienza, il team Trackhouse è appena entrato nella MotoGP, è una realtà americana, la proprietà è americana, la Trackhouse è un’azienda di entertainment, quindi il nostro titolare, Justin Marks, è un ex pilota Nascar, quindi ovviamente appassionato di motorsport, ha rilevato un team Nascar ed è nato il team Trackhouse Nascar negli Stati Uniti, ora è nata l’opportunità di investire in MotoGP quindi ha deciso di avere un team anche in MotoGP, perché Trackhouse intende lavorare nel motorsport, magari in un futuro potrebbe essere un team di Endurance, un team di motocross, non so, vediamo, potrebbero esserci anche altre realtà che si affiancheranno a Nascar e MotoGP. Quindi ha deciso di entrare in MotoGP, ed è un anno, come abbiamo detto, un po’ di apprendistato, dove Trackhouse deve capire come funziona la MotoGP, dove vogliamo andare, quale può essere il nostro piano, il nostro programma, stiamo dicendo che è un po’ un anno in cui stiamo imparando, vedendo, osservando come funziona. Quindi il bilancio è positivo perché stiamo imparando e ci stiamo un po’ facendo le idee di quelli che potrebbero essere i programmi del futuro. Infatti, a questo proposito, l’anno prossimo nasce anche un progetto un po’ più rinnovato, perché abbiamo confermato Raul Fernandez come pilota, gli affiancheremo Ogura che è un giapponese debuttante, quindi anche cercare di costruire una nostra filiera di piloti. Quindi positivo da un punto di vista sportivo potrebbe andare meglio, diciamo la verità, però abbiamo la fortuna da ora in poi di disporre delle Aprilia ufficiali di ultima generazione, quindi l’anno prossimo guardiamo avanti e pensiamo che si possa cominciare a fare un buon lavoro.

D: Aprilia è sempre stato, e lo sta dimostrando, di essere un marchio molto ambizioso, e il prossimo anno avrà quello che potrebbe essere il campione del mondo di quest’anno; per la tua grande esperienza, quanto peserebbe e pesa quel numero uno sulla carena per un pilota e per un team?

R: Allora, sarebbe una grande cosa perché crea nell’ambiente Aprilia una grossa pressione, cioè che sei costretto a far bene, sei costretto a fornire ad un pilota così forte, a due piloti così forti, o tre, perché comunque ha Martin, Bezzecchi, Raul Fernandez, quindi piloti forti, sei costretto a fornire materiale adeguato, quindi è una pressione, un’energia positiva dentro l’azienda, quindi pesa in questo senso qui. C’è un dovere di rimanere al passo. Ora, nella moderna MotoGP è diventato molto difficile prevedere quello che potrà succedere perché spesso l’adattamento dei piloti ad una certa moto è complicato, cioè non è scontato mai. Infatti vediamo degli esempi anche in questi anni, piloti che non si sono adattati bene ad una moto oppure che hanno impiegato più tempo degli altri, qualcuno si è adattato subito. Lo stesso Bastianini lo scorso anno faceva fatica con la moto 2023, Bezzecchi ha avuto una grande stagione l’anno scorso e quest’anno fa fatica con questa moto, oppure all’interno della stessa marca a volte si fa fatica, quindi è una cosa da verificare come saranno le cose questo però è il bello, sicuramente è interessante avere tutti piloti di così alto livello, e vediamo di crescere.

 

D: In tema di piloti di alto livello, secondo una voce che corre tra gli appassionati si dice che la generazione di piloti di 15-20 anni fa, tanto per dare un’ordine di grandezza, fosse quantitativamente e qualitativamente, migliore di questa, con più piloti che potevano ambire al titolo, e mediamente c’era un livello superiore; il tuo parere su questa affermazione?

R: Non sono d’accordo perché penso che negli ultimi anni le moto stanno diventando sempre più complicate da gestire, ci sono sempre più elementi che secondo me vanno ad interferire sulla guida, c’è più lavoro da fare. Quest’anno abbiamo l’aerodinamica, abbiamo i device, abbiamo gli abbassatori, I piloti sono costretti a fare molte cose mentre guidano una moto, è diventato uno sport più complicato per certi versi, ci vuole una grande concentrazione, una grande intelligenza, c’è un grande lavoro dietro per poter sfruttare bene tutto questo. Sul fatto dei piloti secondo me ci sono tanti piloti di ottimo livello, poi un pochino in questo momento la differenza la stanno facendo anche le moto, perché magari ci sono delle Ducati, sono otto Ducati, la Ducati è al momento la moto più forte, quindi quegli otto lì, però abbiamo visto anche negli anni scorsi, ci sono  vari piloti che hanno vinto delle gare, piloti molto diversi sul podio, chiaramente ora abbiamo lo schieramento di otto Ducati, che normalmente tre o quattro di loro sono sempre davanti, e poi Aprilia, , magari mettiamoci anche KTM, cerchiamo di disturbarli un po’ e di sfidarli, quindi questo è lo schema, però, voglio dire, se noi scorriamo l’elenco degli iscritti della MotoGP forse quasi tutti hanno vinto gare, quasi tutti, comunque la maggior parte, ha vinto mondiali, c’è un livello secondo me molto alto, poi dopo ci sono delle condizioni chiaramente, non so, ti faccio per dire, un Quartararo ora è in difficoltà perché ha una moto che non lo asseconda, eppure ha vinto un mondiale, Marquez lo scorso anno era alla Honda e faceva fatica, e che, poi, chiaramente, è uno di alto livello, e così via, potrei dirti magari Vinales con l’Aprilia non sempre riesce a sfruttare il suo potenziale, il livello secondo me è molto alto, e poi dipende, siccome c’è una grande competizione, c’è una grande importanza di dettagli, a volte sono quelli che fanno la differenza.

D: in tema di sicurezza, che è un argomento che per il motociclismo, direi, è basilare, moltissimo è già stato fatto, secondo te dove si può ancora intervenire, più sulle moto, sui circuiti, magari su entrambe le cose? Se tu potessi fare una proposta a livello di sicurezza, per quella che è la tua esperienza?

R: Non sono un esperto, chiaramente si è fatto molto direi in questi anni, perché la sicurezza delle piste è molto aumentata, con spazi di fuga, air fence, eccetera, e poi anche gli equipaggiamenti, l’airbag è stata una grande trovata, vediamo adesso che, dai, a livello di equipaggiamenti, di sicurezza sulle piste siamo ad un ottimo livello, per fortuna, insomma, incidenti gravi non sono così frequenti, quindi si è fatto molto, chiaramente si può fare sempre di più, anche i regolamenti nuovi, una cilindrata ridotta a 850, vanno un po’ in questa direzione, non abbiamo bisogno di andare a 370 su un rettilineo, a 360, anche 30-40 chilometri in meno, lo spettacolo rimane, quindi questo è sempre comunque da parte di Dorna, della federazione, di tutti noi, i team, eccetera, è sempre un argomento ovviamente che sta a cuore a tutti, e direi che in tanti anni si sono fatti grossi progressi, poi chiaramente il motorsport è uno sport pericoloso, non lo toglieremo mai del tutto, probabilmente le cose più pericolose adesso sono quando una moto investe un pilota, cose di questo genere, perché la caduta in se siamo riusciti abbastanza non dico a controllarla, però è chiaro che c’è sempre una grande attenzione a questo tema, appena Dorna, federazione, le case costruttrici intravedono dei margini di miglioramento si cerca di applicare il prima possibile.

 

D: il circuito più bello secondo il tuo parere qual è?

R: Come tracciato mi piace molto il Mugello, ma non lo so se è perché sono italiano, mi piace molto Phillip Island come tracciato, a Phillip Island si vedono sempre delle gare spettacolari, sempre, spesso fino all’ultimo metro, queste due sono le piste che preferisco, però se ce ne sono tante belle

 

D: Prima dicevi di Valentino (Rossi), di cui tu sei stato un po’ un secondo padre per Valentino per certi versi; Valentino, per quello che sapeva fare, per quello che è stato il personaggio, carismatico, quanto manca in questo momento alla MotoGP?

R: Si, manca un po’, però ci sono un sacco di ragazzi molto interessanti, secondo me c’è una grande competizione, magari manca un po’ la sua simpatia, il suo modo di “giocare”, io lo chiamo di giocare col motociclismo, perché poi alla fine riusciva sempre a scherzare un po’ su tutto, a scherzare sulle gare, sulle giornate brutte, a scherzare sulle vittorie facili, o cose così, quindi io posso dire solo una cosa, che ho lavorato diversi anni con lui, e ci siamo davvero divertiti tanto.

D: Qual è, tu che appunto lo hai conosciuto proprio bene, dal tuo punto di vista, la caratteristica per la quale Valentino è così amato ancora adesso, dopo tanti anni, non dico idolatrato, ma viene visto sempre come un punto di riferimento?

R: Io penso che una cosa sicuramente innegabile è la sua grande passione per questo sport e penso che si intraveda, si percepisce, cioè il fatto che lui va ancora adesso, appena ha tempo libero, a girare al ranch con le moto, corre in auto, è innamorato del motorsport, questo credo che anche la gente lo percepisca. E’ innamorato del motorsport, l’ha sempre preso seriamente ma anche, ed è una cosa che un po’ ho imparato con lui, molto professionale durante il lavoro, quindi nel lavoro nel box, nelle riunioni, quanto “leggero” e felice o “superficiale” nel momenti liberi. Mi ha portato a riflettere, puoi trovare una combinazione tra le varie cose, e questo forse al di fuori del motorsport, magari anche in ambienti professionali, tu puoi essere un grande professionista, serio, concentrato, quando è il momento di fare le cose serie, però puoi anche divertirti, essere un po’ più scanzonato, un po’ più allegro e leggero nei momenti a una cena alla sera, oppure a un giro in barca la domenica, queste cose qui, quindi si possono combinare le due cose e divertirsi in entrambe.

 

D: Il momento più bello della tua carriera, quello che ti ha lasciato più emozioni, più bei ricordi?

R: I momenti più belli sono stati ovviamente con Valentino, il primo mondiale, la prima vittoria, poi anche le altre, come ho detto ci siamo sempre divertiti tanto, e poi anche l’avventura Suzuki è stata molto bella, perché siamo partiti da zero e siamo arrivati a vincere un mondiale, quindi una bella motivazione, però come dico sempre, si, è bello, ogni tanto ci penso però bisogna guardare avanti, queste qui sono le cose che magari, come dice il detto che il momento più bello è quello che deve ancora venire, mi piacerebbe pensare così, questo l’ho fatto, sono contento, e quando ci penso magari faccio un piccolo sorriso, però poi ho bisogno di vincere un’altra gara.

 

D: La SBK di adesso come la stai vedendo?

R: Adesso c’è questo ragazzo, Toprak (Razgatlioglu), che purtroppo si è fatto male l’altro giorno, sembra un livello sopra gli altri, sarebbe bello vederlo qui per valutarlo, sarebbe bello, ho visto che in questo momento sembra essere il talento più forte della SBK, sarebbe bello vederlo in MotoGP confrontato con i talenti della MotoGP, sicuramente lui sta facendo una grandissima impresa, ha completamente rovesciato le carte alla BMW, e questo se vuoi è il bello del motociclismo, che dimostra quanto ancora un pilota sia importante in certi contesti, ed è bello vedere la BMW davanti, una bella novità.

 

Che aggiungere: sarebbe stato interessante e ricco di spunti di riflessione poter rimanere ancora con lui per approfondire altre tematiche, ma purtroppo la gara si avvicinava e la sua presenza era necessaria all’interno del team; vorrà dire che, stante la sua squisita disponibilità, si approfitterà di certo della prossima occasione utile.

Rimangono questi momenti, queste confidenze, un dialogo che certamente ha saputo rivelare aspetti che non potevano essere così evidenti.

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