I PROTOTIPI DELLA ELMS NEL “TEMPIO DELLA VELOCITA’”

Testo e foto MARCO FERRERO

 

L’Autodromo di Monza è soprannominato, e non c’è neppure il bisogno di chiedersi il perché, il “tempio della velocità”, un tracciato che, prima dell’inserimento delle chicanes, rappresentava una vera e propria sfida al coraggio, un anello ad alta velocità da percorrere con il fiato sospeso, e che, pur con l’inserimento delle tre varianti di rallentamento, a tutt’oggi risulta uno dei tracciati a più alta percorrenza media del pianeta, fatta ovviamente esclusione degli ovali americani.

Un soprannome che per antonomasia e tradizione si identifica con il tracciato brianzolo, un nomignolo indice di grande rispetto e quasi di riverente timore; un circuito che incontra una categoria, quella dei prototipi, che da sempre ha rappresentato, forse ancor più della stessa Formula 1, il concetto di velocità; a tal fine si potrebbe ricordare come si narra come nelle prove libere della 24 Ore di Le Mans del 1971 il compianto Pedro Rodriguez, a bordo della sua Porche 917 “a coda lunga”, sul rettilineo delle Hunaudieres, prima dell’inserimento nel 1990 delle due chicanes di rallentamento, avesse toccato i 412 km/h, mentre è ufficiale il record di 405 km/h toccato nel 1988 WM P88-Peugeot in gara.

E’ in questo contesto che sbarcano i prototipi della European Le Mans Series, vetture velocissime eredi dirette in linea temporale di mezzi quali la Porsche 917 o la Ferrari 312P, dotate di un’aerodinamica raffinata e capaci di raggiungere velocità di punta elevatissime; solo per rendere l’idea, nell’appuntamento svoltosi a metà luglio sul Paul Ricard a Le Castellet, la velocità di punta più elevata raggiunta, seppur con l’ausilio delle scie, era stata superiore ai 318 km/h, mentre senza poter usufruire di questa facilitazione le punte velocistiche si attestavano comunque sull’intorno dei 310 km/h.

Certamente i lunghi rettilinei monzesi, nonché la possibilità di poter sfruttare appieno le scie delle vetture che precedono, guideranno i team a configurazioni aerodinamiche “scariche” e tali da favorire le elevate velocità, e certamente si potranno registrare velocità di punta elevatissime; un vantaggio ed un elemento di attenzione in più, sia in quanto una vettura più scarica risulta meno “attaccata” al terreno e quindi più insidiosa da guidare, sia in quanto le differenze di velocità rispetto alle vetture Gran Turismo aumenteranno e richiederanno maggiore attenzione nei doppiaggi.

Pur se l’evento sarà svolto “a porte chiuse” e senza la presenza del pubblico sulle tribune, un’occhiata al timetable evidenzia un programma ricco a partire già dalla giornata di giovedì, nella quale saranno, tra le vetture della European Le Mans Series e quella della serie “sorella minore” Michelin Le Mans Cup, ben otto le ore che saranno concesse ai team per provare e mettere a punto le vetture.

Giornata di venerdì completamente dedicata alle prove libere (qualificazioni per la Ligier European Series), quella di sabato con prove di qualificazione per tutte le categorie in lizza, e gara per la Michelin Le Mans Cup e Ligier European Series, con la domenica interamente dedicata alle vetture della European Le Mans Series ed alla loro gara di quattro ore, che avrà inizio alle 11,00 del mattino.

Un lungo weekend di motori nel quale i prototipi d’oggi, al pari di quelli del passato, incontreranno quel tracciato, quello di Monza, che sembra costruito apposta per esaltare le loro prestazioni, e che non a caso viene chiamato “il tempio della velocità”, e dove si sfideranno per conquistare una vittoria che, piaccia o no ma è doveroso riconoscerlo, ha un valore simbolico particolare.

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