GABRIELE TARQUINI Dalla pista alla strada con Hyundai e per la F.1 tifa Verstappen

DI PAOLO CICCARONE

Una leggenda a quattro ruote made in Italy, un pilota senza tempo e con un potenziale immenso, capace a 59 anni di vincere ancora una gara mondiale Turismo TCR con la Hyundai Elantra dopo aver vinto il titolo iridato. Gabriele Tarquini non si ferma qui e infatti dalla pista alla strada si occupa anche dello sviluppo dei modelli sportivi della Casa coreana: una nuova vita all’orizzonte?

Mi diverte ancora correre, specialmente a questa età. Un divertimento cominciato a 5 anni e proseguito finora. E se mi guardo attorno vedo che i miei compagni di viaggio, hanno abbandonato le corse da qualche decennio ma io sono ancora qui, per nulla intimorito dalla mia età, e spinto dal divertimento che provo stando dietro a un volante di una vettura da corsa. Mi diverto a vincere, come l’ultima gara o come nel 2018 che sono diventato campione del mondo e quindi penso di avere ancora un futuro agonistico davanti a me”

– Sviluppi la nuova serie N di Hyundai, dalla i20 alla i30: ma si tratta di auto sportive, bisogna saperle guidare, qualche consiglio per i giovani che si affacciano a questo genere di vetture?

“Sono auto per gente che vuole divertirsi al volante ma che non vuole fare le corse. Quindi si tratta di vetture giovani, costruite da un brand giovane (sono nati dopo di me, nel 1967…), ma sono già diventati un punto di riferimento. Lo hanno fatto con la i30 e lo saranno con la i20, una vettura molto maneggevole, divertente e sicura e all’occorrenza la si può usare anche in pista. Ad esempio io le ho sviluppate al Nurburgring. Se uno vuole correre, il consiglio è uno solo: fatelo in pista.

CORRETE IN PISTA NON IN STRADA, IMPARATE DALLE CORSE

Lasciate stare la strada, troppi rischi. In pista potete sfogarvi, capire dove sbagliate e su strada fare tesoro degli insegnamenti del circuito. I miei figli sono ancora lontani dalla patente, ma per poco. Non hanno la passione per le corse ma di sicuro un corso di guida sicura, come quelli organizzati da Hyundai Experience, lo faccio fare. Le auto moderne hanno dei limiti molto alti, mentre i guidatori no, per cui farò fare un corso di guida sicura per imparare a gestirsi, capire quali sono i pericoli, come affrontarli ed evitarli. Una vettura attuale è un po’ come il nostro cellulare. Ne utilizziamo al massimo il 30 o il 40 per cento delle potenzialità. E per l’auto solo un pilota può sfruttarla al 100 per 100 per cui meglio conoscere il mezzo. Un corso di guida sicura serve soprattutto per conoscere i propri limiti, non quelli della vettura”.

– Se dovessi uscire per…rimorchiare una sera, che auto prenderesti?

“Beh, a parte l’età che per rimorchiare non c’è più, direi che la Hyundai i30N è la mia preferita, perché l’ho sviluppata, corretta e plasmata su me stesso e quindi dovendo uscire la sera, lo farei con la mia preferita, che è un’auto. Anzi, una signora auto…”

– Parlando di corse, segui la F.1? Raikkonen e Alonso che a 40 anni sono ancora lì e magari ti viene voglia di riprovarci? Hamilton e Verstappen che se le suonano? Dai che ne pensi?

Seguo ancora la F.1 e devo dire per fortuna ci sono ancora queste rivalità alla Hamilton Verstappen che ricordano quelle del passato, Senna e Prost, Mansell Piquet anche se i protagonisti di oggi sono molto diversi da quelli dell’epoca. Un po’ di pepe fa bene e quanto successo a Silverstone è un bene per il futuro della F.1, fa solo bene al circus. Io tifo per le nuove generazioni, Verstappen merita un titolo. Per la prima volta forse ha una macchina sullo stesso piano della Mercedes e merita il titolo. La Mercedes secondo me ha ancora qualcosina in più rispetto alla Red Bull, ma a me piace tifare per i giovani e di sicuro Verstappen è il pilota più veloce del momento”.

 – Il fatto che manchino piloti italiani in F.1 e che per avere Giovinazzi abbiamo aspettato degli anni a cosa lo imputi?

Se guardiamo che uno di 59 anni come me è ancora uno in grado di vincere, vuol dire che abbiamo un problema da qualche parte perché servirebbero più giovani alle spalle. Noi italiani abbiamo un grande problema e una grande opportunità che si chiama Ferrari. Attira su di sè tutta l’attenzione mediatica e degli sponsor oltre che della politica. In questo modo toglie indirettamente risorse ai giovani piloti, alle scuole di pilotaggio e ai team che si affacciano a livello internazionale in questo mondo”

 

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