FERRARI CHALLENGE TROFEO PIRELLI EUROPE, CARTOLINE DAL MUGELLO

Testo e foto MARCO FERRERO

 

Il circuito internazionale del Mugello, diciamolo chiaramente, è uno di quei tracciati per certi versi “all’antica”, immersi in una cornice naturale che, al contrario di certi “circuiti salotto” di ultima generazione, che oltre a non lasciare alcuna possibilità di assistere a duelli “d’altri tempi” neppure offrono uno scenario naturale di contorno degno di nota o di essere apprezzato, si presenta all’interno di una cornice naturale che ne valorizza le peculiarità.

Come altri tracciati fortunatamente sopravvissuti alla nuova tendenza più allineata a meri criteri economici, il fascino (e la difficoltà per i piloti) sta proprio nello snodarsi sui saliscendi che le colline toscane offrono, con il risultato che ogni punto è diverso dagli altri, va valutato ed affrontato in modo singolo e valorizza le caratteristiche di guida dei piloti, molti dei quali ormai assuefatti agli standard dei simulatori.

Ed anche per il pubblico è un circuito assolutamente godibile e che permette di assistere in modo più coinvolgente alla gare, laddove vi sono punti che consentono una visione di buona parte del tracciato e che permettono di valutare l’evoluzione dello svolgimento delle stesse, un fattore tutt’altro che irrilevate, soprattutto se messo a confronto con il poter vedere solo, nella migliore delle ipotesi, un paio di centinaia di metri di un tracciato.

Un circuito dove le vetture Gran Turismo, meno “ingessate”, al contrario di altre categorie più “nobili”, in ossequio a millantati parametri che di sportivo appaiono aver ben poco, da regolamenti che ne limitano la spettacolarità, un po’ come quando si vuole sostenere che i controlli sulle strade siano finalizzati solo alla sicurezza e la prevenzione mentre nell’ipocrisia generale tornano utili ed opportuni solo per “fare cassa”, ben si presta a duelli e sorpassi e regala spettacolo ed entusiasmo.

Un circuito che anche “riempie gli occhi” con i suoi scorci paesaggistici, con quei suoi angoli naturali all’interno dei quali le competizioni non sono elemento di contrasto o di disturbo come taluni ambientalisti farisaici vorrebbero far credere, un contesto nel quale l’elemento naturale e quello sportivo entrano in sinergia, un modello che forse taluni fautori della “new wave” dei circuiti di ultima generazione criticano per pura invidia.

In questo contesto talora, nei momenti meno concitati delle prove libere, si ha modo di focalizzarsi di meno sul nastro di asfalto e di più sul quadro generale, un’opportunità utile a rendersi conto che il Mugello, in fondo, regali il modo di immortalare il suo quadro generale in cartoline paesaggistiche e di dare un punto di vista leggermente differente da quello sul quale che solitamente gli appassionati si focalizzano.

Il Ferrari Challenge al Mugello è anche questo, un weekend sì di sport ma anche una modalità per rimanere ancorati ad un automobilismo sportivo che nel corso dei decenni ha tralasciato sempre di più l’aspetto coreografico del suo contesto per focalizzarsi, ahimè, solo sulla parte più strettamente economica dei suoi eventi.

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