PRONTI… VIA!

 

Sono queste le due parole, quasi magiche, ora sostituite dai semafori, che di norma danno il via alle competizioni, due parole che a dirsi durano poco più di un secondo ma dietro alle quali si cela un pre gara lungo, elaborato, intenso, che parte del momento in cui tutti gli addetti ai lavori, piloti inclusi, prendono posto all’interno del proprio box in attesa del fatidico momento della partenza della gara. 

Nella, chiamiamola così, “intimità” dei propri box tutti gli addetti ai lavori operano, febbrilmente o tranquillamente a seconda delle situazioni, per definire gli ultimi dettagli, verificare con i piloti per un’ultima volta le strategie di gara e sbirciare nei box avversari per cercare di carpire qualche utile dettaglio. 

 

 
Dal momento in cui le vetture lasciano le loro posizioni ai box, le squadre dei meccanici si approcciano alle proprie posizioni sulla griglia di una pista prima vuota, poi sempre più affollata, sino a divenire quasi impercorribile, costellata da fotografi accreditati, squadre di meccanici, VIP o presunti tali, addetti al servizio antincendio, persone della FIA e quant’altro. Mancano, per la verità, solo le belle ragazze che si vedevamo gli scorsi anni, ma magari è stata una trovata per ridurre il numero di persone in pista… 

Tempo per i piloti di scendere dalle vetture che inizia la parte “coreografica” o procedurale che sia, di cui forse farebbero volentieri a meno, con riconoscimenti a piloti del passato (nel caso di specie il campione degli anni ’70 Jackie Stewart compiva il suo ottantesimo compleanno), piuttosto che elementi di costume (quali l’esibizione di aerei acrobatici o un “uomo volante” che figurava aver “rubato” il trofeo dedicato al vincitore), sino a giungere allo schieramento dei piloti sulla linea di partenza per l’esecuzione dell’inno nazionale dello stato ospitante (a Le Castellet, ovviamente, quello francese, suonato dalla banda della legione straniera). 

 

 
E se, per caso, qualcuno volesse valutare con i meccanici alcuni dettagli della macchina, accade anche che qualche cronista televisivo si affacci e ponga il microfono sotto il naso del malcapitato pilota di turno per l’intervista “dell’ultimo minuto” (con tutto il weekend a disposizione è proprio necessario rompere gli zebedei a chi si sta concentrando per la gara?), il tutto in un contesto che più che una griglia di partenza prima dello start pare il Gran Bazar di Istanbul nell’ora di punta. 
Spiace, onestamente, vedere come vengano, pessima abitudine, applicati “due pesi e due misure”, stante che la massima concentrazione di attenzioni sia rivolta ai “top drivers” mentre i piloti delle ultime file dello schieramento non se li “fili” quasi nessuno e lo spazio attorno a loro appaia quasi innaturalmente ampio e senza calca (quanto meno li si può fotografare meglio). 

Passano i minuti, e finalmente viene il momento di fare sul serio; sgombrata la pista, i piloti raccolgono la concentrazione all’interno degli abitacoli e protetti dai loro caschi e si preparano; per chi prende il posto lungo il circuito ancora un attimo di tempo per prepararsi (non da invidiare i commissari e, soprattutto, gli addetti antincendio, le cui tute ignifughe devono generare l’effetto di una sauna), sempre con la disponibilità ad un sorriso od ad una foto ricordo con i colleghi e gli amici. 

Pronti, via! Inizia la gara, il primo passaggio, quello più spettacolare, con tutte le vetture ancora raccolte insieme, l’ultimo momento di grande tensione, sperando non accada nulla, prima che la gara abbia il suo svolgimento, prima che quel “via” abbia dato l’avvio all’inizio delle ostilità, sino al termine della gara. Si finisce con l’arrivo, il momento in cui l’evento termina, e tutto viene rinviato alla gara successiva, sempre un’altra storia, sempre con lo stesso copione.

 

Condividi su: