L'INVIATO SUL DIVANO GP Bahrain, una gara che riconcilia con lo sport

 

Sole, trenta gradi, magliette maniche corte ed infradito… ecco le prime immagini del circus della F.1 arrivato in Bahrain. Invidia e voglia d’estate a parte, ci prepariamo alla seconda tappa del mondiale ansiosi di capire se le prestazioni dell’Australia saranno confermate o ribaltate.

I tempi del venerdì e le urla di Vanzini e Gene del sabato raccontano una Ferrari in palla in grado di dimostrare un ottimo passo gara e soprattutto una super prova di forza in qualifica, piazzando le due Rosse in prima e seconda posizione. Calcolando i sette decimi di distacco da Hamilton che la Ferrari aveva portato a casa a Melbourne, la qualifica di Shakir ha decisamente un sapore dolce per tutti i tifosi ferraristi ancora caldi per la vittoria di Vettel nella terra dei koala. Che il tracciato del Bahrain avesse caratteristiche diverse lo si sapeva, ma vedere due Mercedes dietro ha sicuramente dell’anomalo, visto l’andazzo degli ultimi anni. Se a questo aggiungiamo la penalità che costringerà Hamilton a partire in nona posizione, le prestazioni di Kimi alla pari o addirittura migliori di quelle di Vettel, le due Red Bull presenti e concrete, la gara ha tutti i presupposti per essere davvero emozionante.

 

In Bahrain la F1 si è riconciliata coi suoi tifosi, si può infatti definire assolutamente una bella gara. A prescindere da chi poi abbia vinto, chi ama questo sport vuole questo, vuole sentire l’adrenalina fino alla bandiera, assistere a guerre in pista e guerre di strategia, vedere sorpassi veri come quello di Verstappen su Hamilton o come quello spettacolare di Hamilton su addirittura tre monoposto affiancate. La Ferrari ha dato una prova di forza non indifferente, Vettel ha vinto il gran premio guidando in modo perfetto e facendo durare un treno di gomme morbide ben trentanove giri; una follia solo a pensarci. Ma in fondo le vittorie si portano a casa anche così, con la voglia ed il coraggio di rischiare, con la presunzione e il pelo sullo stomaco di prendere i dati e metterli da parte perché consapevole delle prestazioni del pilota e della vettura che guida. La Mercedes ha provato a rispondere puntando su una strategia che sulla carta, fino a pochi giri dalla fine, sembrava quella vincente. Ma purtroppo non sempre due più due fa quattro. Soprattutto in F.1. Hamilton ha fatto comunque una gran gara, girando con tempi buonissimi e finendo terzo partendo da nono.

 

Battuto si ma di certo non polverizzato, l’inglese dimostra sempre un gran piede e di sicuro se si fosse trovato al posto di Bottas negli ultimi giri, Vettel avrebbe avuto vita decisamente più dura. Ma le gare non si vincono con i se e con i ma, quindi oggi non si può che fare i complimenti ad una grandissima Ferrari e ad un grande Vettel. Un plauso va di sicuro anche a Gasly, quarto con una Toro Rosso motorizzata Honda. Per la serie i giapponesi ora che hanno lasciato la McLaren hanno di colpo trovato prestazione. La nuvoletta nera che segue il samurai Alonso ancora una volta ha colpito. Vero che lo spagnolo ha fatto una gran gara finendo ancora a punti, ma è anche vero che vederlo dietro ad un motore Honda, è pure di tanto, ha davvero del tragicomico. “Nando un giro a Lourdes sarebbe inutile, tanto troveresti di sicuro chiuso per ferie quel giorno!”.

 

Quanto a sfortuna anche Kimi come sempre non scherza. Pole persa per un pelo e gara compromessa da un catastrofico pit stop che ha costretto il finlandese al ritiro; epilogo poco importante di fronte al fatto che durante il pit un meccanico è rimasto ferito in modo serio. Ora tutti a parlare, a spendere parole belle e ricordare questi ragazzi fantastici che lavorano a ritmi assurdi e cambiano gomme in due secondi, ma forse non bisognerebbe aspettare che uno di loro si ferisca per apprezzarne il valore. Vengono spesso criticati, vengono accusati di fare semplicemente il proprio lavoro, vengono dimenticati di fronte all’immagine del pilota sul gradino più alto del podio e non si ricorda che se quel pilota ha vinto è anche grazie a loro. La sicurezza prima di tutto, lo diciamo sempre, ma non dovrebbe valere sono per i piloti. È stata purtroppo una tragica sfortuna. Tutto qui. Certo è che si può imparare e cercare di apportare qualche modifica affinché non capiti più. Come non sta a noi dirlo, ma forse evitare di fare certe operazioni in soli due secondi aiuterebbe non poco il lavoro di questi fantastici ragazzi. A noi appassionati non cambia la vita se lo fanno in quattro o cinque secondi. A loro magari si. Francesco tornerà presto in pista, ne siamo certi, ma nel frattempo gli mandiamo un abbraccio e lo aspettiamo presto sotto il podio a cantare come sempre in prima fila l’inno italiano.

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