IL LAVORO OSCURO

 

Per qualunque appassionato di motori la gara è il momento clou della propria presenza all’evento, quello in cui si vivono le emozioni, in cui si trepida per i propri beniamini e dove si vive con intensità ogni istante della competizione; eppure, a ben vedere, la gara in quanto tale altro non è che la punta dell’iceberg di tutto un lavoro poco appariscente ma fondamentale che, solo per limitarsi ad alcune delle fasi operative principali, inizia dalla preparazione della vettura, e continua con la sua messa a punto e la sua manutenzione. 

Nel partecipare ad un evento motoristico, che sia a due o a quattro ruote, indipendentemente dal tipo di serie a cui si assiste, uno degli aspetti più sottovalutati e che invece meriterebbe maggiore considerazione riguarda tutte le attività che vengono eseguite “dietro le quinte”, all’interno di ciascun box, dove le squadre dei meccanici svolgono un lavoro incessante, un “lavoro oscuro”, per sopperire, magari in tempi strettissimi, al ripristino della vettura dopo qualche “contatto” o per trovare una rapida soluzione a problematiche di natura meccanica. 

Il Rally Monza Show, pur se non una competizione titolata, non è sfuggita a questa regola, a maggior ragione se si considerava il poco tempo a disposizione tra una prova e l’altra; potendo dare una sbirciata all’interno dei box non si poteva non rilevare, ed apprezzare, come sotto i pianali o chini sui motori i meccanici operassero freneticamente ma in modo organizzato e meticoloso. 

 

Un elemento che si può percepire in quei momenti è la fiducia dei piloti, che attendono che il mezzo venga reso disponibile per la prova successiva, verso il proprio team, e la sinergia con la quale gli stessi cercano di trasmettersi reciprocamente le proprie sensazioni o quanto rilevato di anomalo nel comportamento meccanico del mezzo nella prova precedente o al rientro in assistenza. 

Non si può non percepire il caleidoscopio di sensazioni di quei momenti che quel gruppo di persone trasmette, un misto di preoccupazione, rabbia, sollievo, ansia, sorrisi, concentrazione ed altre ancora, che si susseguono e si sovrappongono nella concitazione scandita da tempi talora troppo brevi rispetto a quanto si dovrebbe fare. 

Un capitolo a parte, elemento che le gare Endurance esasperano, riguarda poi la notte, quando i team si trovano a fronteggiare, oltre ai problemi meccanici, inevitabilmente anche il sonno e la stanchezza; è in questi frangenti che i meccanici danno prova, oltre che della loro competenza, anche di un grande equilibrio personale e di una condizione fisica frutto di un meticolosa preparazione. 

Per chi può assistere a questi momenti, da ammirare con la discrezione ed il riguardo necessario, stando in un angolo al di fuori dell’ingresso dei box, tutto ciò rimane un’esperienza comunque interessante, che permette di comprendere quanto lavoro stia dietro ai successi di un pilota e di un team, un lavoro non appariscente e come tale “oscuro” che non va dimenticato, eseguito da persone, i cui nomi sono sconosciuti ma che contribuiscono, spesso in misura determinante, a quanto il pilota va ad esprimere sulla pista.

 

 

 

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