FORMULA 1 HISTORIC, FLASHBACK “OLD STYLE”

 

Con la chiusura della stagione 2018, ancora una volta poco propizia per i colori della rossa di Maranello, se da sportivi si guarda alla prossima con le speranze del caso, dall’altra, poiché la fine dell’anno è un momento di riflessione, inevitabile per ciascuno di noi appassionati un flashback con la memoria alle stagioni passate, più o meno recenti, sfogliando l’archivio dei ricordi, magari con l’ausilio di qualche foto.

 

Se poi si è avuta la fortuna o l’opportunità di assistere a qualche evento dove in scena vi erano auto del passato i ricordi si materializzano e prendono forma indelebile, grazie a kermesse che taluni sapienti e capaci organizzatori sanno mettere in atto per la gioia di chi sente le corse come una parte di se stesso.

 

L’Historic Monaco Formula 1 Grand Prix, quest’anno tenutosi nel weekend del 11-13 maggio, rappresenta forse uno dei massimi eventi motoristici cui un appassionato potrebbe presenziare, un vero e proprio ritorno al passato, uno spettacolo che vede vetture di Formula 1 che coprono un lasso di tempo dagli anni ’20 a quelli ’80 ritornare su un tracciato, che le vide grandi protagoniste, per un weekend di gare di appassionante nostalgia.

 

Non casuale la scelta della location, quella di Montecarlo, quella che più di ogni altra rappresenta il passato; un tracciato stradale per evidenti ragioni non modificabile, con tutte le sue difficoltà ed insidie, rimasto immutato nel tempo, a differenza di tutti i tracciati permanenti che nel tempo sono stati, più o meno pesantemente, modificati per essere, giustamente, adeguati ai crescenti requisiti di sicurezza.

 

 

Se quasi tutti noi abbiamo un “occhio di riguardo” per le Formula 1 dal 1970 in poi, anche perché legate a vittorie ed imprese sportive che abbiamo vissuto di persona, quali Ferrari, Lotus, McLaren, e piloti come Lauda, Regazzoni, Fittipaldi, Hunt, solo per citare qualche nome, le loro pionieristiche “antenate” tuttavia non mancano di riscuotere ammirazione e suscitare emozioni.

 

Non ruderi usciti non si sa in quali condizioni da garage impolverati e dimenticati, ma veri e propri gioielli, restaurati con cura certosina, e meccanicamente ripristinati con cura e sapienza tali da essere ancora in grado di realizzare performances di tutto rispetto.

Senza dimenticare i loro piloti pionieri, che guidavano senza requisiti di sicurezza, magari solo in maglietta, con una cuffietta di pelle in testa, senza rollbar e cinture di sicurezza, dove le tute ignifughe erano fantascienza (ed i decessi trovavano nel fuoco una delle più importanti ragioni), e protezioni attive e passive concetti lontani anni luce dal mondo delle corse.

 

Vetture che impongono una capacità di guida non indifferente per controllare potenze magari non iperboliche, ma scaricate su sospensioni quasi arcaiche e su ruote di larghezza inferiore a quella di normali moto da strada, che generano inevitabili derapate ad ogni accelerata un po’ “decisa” e la cui tenuta di strada è una sfida per i piloti.

 

Quanto meno per ammirazione e rispetto per queste Bugatti, De Dion, Talbot, ed altre ancora, meravigliose vestigia di un passato ormai automobilisticamente lontano, non si può negare loro un doveroso tributo, e in quale miglior modo che farlo, se non con immagini tipo quelle sbiadite che le hanno riprese al tempo in cui gareggiavano, in bianco e nero?…

 

 

 

(foto archivio dell’Historic F1 di Monaco 2018)

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