F.1 vita da paddock, cosa c'è nei motorhome e come funzionano

Vorrei tornare per un attimo a raccontarvi un po’ del Gran Premio d’Italia di domenica scorsa. Come? Nooo, per carità! Lasciamo stare le vicende agonistiche!

Di quelle ne stanno ancora parlando e discettando gli esperti. Volevo invece svelarvi quello che succede nel Paddock, e, più precisamente, nei Motor Home dei  Team di Formula 1. Chiaro che in essi ci sono delle zone off-limits, destinate alla privacy di Piloti e Tecnici, briefing pre e post prove, pre e post gara.  Ma per lo più, questi lussuosi condomini viaggianti sono destinati agli ospiti, ai giornalisti, agli sponsor, che sono poi quelli che li pagano. Abbiamo avuto la fortuna di potervi accedere, per fare colazione al mattino e per pranzare a mezzogiorno, per lo più. E abbiamo scoperto che questi ambienti così esclusivi non sono certo  tutti uguali, anzi!

 

All’inizio del Paddock lato nord c’era quello della Sauber Alfa Romeo, bianco e Rosso Alfa, struttura all’interno molto ampia, luminosa, ma anche  complessa, con una serie di spazi stretti e gradini improvvisi nella sala, quasi da dribblare. Alcune pareti e pilastri creavano spazi e angoli che regalavano discrezione,  in modo che si potesse anche confabulare lontano da occhi indiscreti. Caffè non male, ci ha fatto piacere vedere l’Ingegnere Simone Resta pienamente insediato nel suo nuovo ruolo, anche se Leclerc andava e veniva sempre troppo di fretta.

 

Poco più avanti si trovava quello McLaren, che abbiamo preferito per il pranzo del venerdì, ambiente più piccolo, ma gestito da ottimo personale, che sorrideva sempre mettendo i visitatori a loro agio, anche se poi abbiamo scoperto che il menù è stato lo stesso per tutti e tre i giorni di gara.

Il condominio Red Bull invece è quanto di più fantasmagorico e complesso si poteva vedere nel Paddock. Due piani, a cui a quello inferiore si poteva accedere attraverso  una passerella stile navi da crociera. Appena entrati, subito balzava all’occhio la netta suddivisione: Piloti e Tecnici Red Bull a destra, Piloti e Tecnici Toro Rosso a sinistra,  ma non ci si poteva minimamente avvicinare, in quanto gli ospiti erano destinati e indirizzati al piano superiore. Dovevano essercene tanti, perché, nonostante tre o quattro  visite, il Caronte della situazione ci tirava puntualmente davanti alle gambe l’elegante cordone rosso che impediva l’accesso al piano superiore. Peccato. Peccato soprattutto  avere Max a un metro e non potere quasi nemmeno guardarlo.

 

Proseguendo verso sud, il Gotha, il Motorhome della Scuderia Ferrari. Accesso romboidale curioso ma carino, subito all’interno arredamento razionale, moderno, con uno  spazio conferenze a sinistra e il bar a destra. Bell’ambiente, bella struttura. Peccato un po’ troppo piccola e angusta per ospitare tutti quelli che anelavano anche solo a bere  un bicchiere d’acqua, bicchiere griffato dalla Leggenda del Cavallino Rampante. Sinceramente, per il Gran Premio di casa, ci si poteva aspettare spazi maggiori. In compenso la gentilezza del personale è stata davvero notevole e soprattutto le dolcissime paste che abbiamo gustato a colazione, davvero da pole position!

 

Nell’angolo in fondo, la Casa Argentea, il Motorhome Mercedes. Vetri offuscati visto da fuori, per garantire discrezione e tranquillità agli occupanti. Dentro uno spazio davvero ampio era occupato da tavoli alti e stretti, davvero funzionali ad accomodare su alti, ma comodi sgabelli, tante persone, compreso noi, che abbiamo così per due giorni potuto gustare pranzi notevoli, preparati con molta cura e ingredienti selezionati e molto buoni. Il tutto frammischiati ai Tecnici del Team, a George Russell e soprattutto a quattro splendide quanto solerti ragazze spagnole che tenevano un ordine in sala assolutamente degno della più classica efficienza teutonica. Ambiente molto alla mano, frequentatissimo. Si aveva davvero la sensazione di essere tutti insieme non solo fisicamente, ma anche come vicinanza di spirito e di Passione con la gente del Team, addetti ai lavori, ospiti…

 

Certo, Lewis Hamilton con quel monopattino non era avvicinabile credo neppure da sé stesso. Però il Team Tedesco ha dato davvero la sensazione di avere molta cura ed attenzione alle persone, proprie e tutte quelle che facevano loro visita. Che parta proprio da qui il segreto dei loro ripetuti successi?

 

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