F.1 Gp Austria, là dove i piloti fanno la differenza, ecco come guidano i campioni

Questa mattina sono stato a seguire le prime prove libere valide per il Gran Premio d’Austria sulla grande tribuna che sovrasta la prima curva. Da lì sopra, soprattutto da una certa posizione, scelta magistralmente da Marco Ragni di Perugia, un tifoso ed appassionato che segue dal vivo la Formula Uno in tutta Europa e anche oltre, con tutta la famiglia al seguito, si gode una vista fantastica che comprende, oltre l’uscita dalla Castrol Edge Kurve, anche la staccata della Remus Kurve e, soprattutto, la discesa interna che va dalla Rauch Kurve, giù vertiginosamente verso la Würth Kurve, che in realtà, è una velocissima sinistra destra da stomaco forte e cuore grande.

 

Non a caso, questo è l’unico tratto che è rimasto invariato del vecchio Osterreichring, una pista che toglieva il fiato, tanto era bella. Ed è proprio in quel tratto che si sono potute apprezzare alcune differenze di approccio da parte dei piloti. La maniera più bella, credo più appagante per il pilota, sicuramente per il pubblico, di affrontarla è quello di gettarsi a capofitto giù dalla Rauch e dosare la velocità per percorrere armoniosamente la Wurth, che va a sinistra, lasciare appoggiare generosamente la macchina sul cordolo esterno in uscita e poi, via! In piena accelerazione sulla curva in uscita che va a destra e poi sul rettilineo che va verso la Rindt Kurve.

 

A dirsi, a scriverlo qui, è molto facile. Basterebbe vedere dal vivo le pendenze che caratterizzano queste pieghe per capire che il tratto è davvero impegnativo, uno davvero di quelli dove only the brave…
Infatti, in tanti, tendevano a staccare prima della Wurth, per poi impostare il sinistra destra in accelerazione. Credo però che, così facendo, qualcosina si perdesse. Era molto più bello e appagante vedere Lewis Hamilton che la gettava giù in velocità, entrava di forza nella destra, lasciava andare la Mercedes abbondantemente sul cordolo, quasi assecondando la sua enorme voglia di puntare dritta nella sabbia all’esterno, per poi riprenderla, sempre di forza, con una accelerata brutale che scomponeva leggermente il retrotreno, ma che dava l’idea di una velocità di esecuzione e di un controllo incredibili. Un altro che seguiva una armonia di linea quasi da montagna russa era Sebastian Vettel.

 

Il pilota della Rossa ha una capacità di tenere una linea, di far scorrere la macchina senza uguali, con una pulizia di stile ed una armonia assolutamente deliziose. Due maniere diverse, quindi, di affrontare efficacemente un tratto di pista vecchia maniera, di quelli dove serve l’arte del Campione vero. Uno di forza, brutale e violento, assolutamente scortese con la sua Mercedes. L’altro giù di fino, un violinista sublime, con la sua Ferrari quasi su un binario, anche se pure lei messa più di mezza sul cordolo, ma posata sopra gentilmente, in guanti bianchi. Che bello essere qui a vedere questi campioni! Che bello alzarsi in piedi ad applaudirli! Come sarebbe bello se fossero più vicini in classifica, vedere un confronto più serrato tra stili così diversi, così efficaci. Se lo meriterebbero davvero, tutti e due. E c’è lo meriteremmo anche noi!

 

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