Una volta c’era il bello della F.1, fatto di duelli, ora c’è il bullo, ovvero colui che le suona di santa ragione o fa prepotenze come i bulli di paese. Se poi si chiamano Sebastian Vettel o Lewis Hamilton la cosa assume proporzioni ancora maggiori. Nel pazzo GP di Baku ha vinto Ricciardo, uno che del bullo non ha proprio niente, a dimostrazione che si può vincere ed essere simpatici. Ma al di là della sua vittoria e del fatto che a questo punto della stagione ci voleva, visto che aveva perso le speranze di riuscirci e stava pensando di cambiare aria dal prossimo anno, la discussione da bar ha acceso gli animi. Ha colpa Hamilton oppure Vettel? I commissari hanno penalizzato il pilota della Ferrari e gli hanno tolto 3 punti dalla patente, come dire che adesso rischia una squalifica di una gara se dovesse proseguire
con queste manovre scorrette. Chi invoca invece sanzioni per Hamilton deve scontrarsi con i numeri, freddi e implacabili della telemetria, ovvero quel sistema elettronico del computer di bordo che dice chiaramente come Hamilton
non abbia frenato, che si è comportato esattamente come nelle occasioni precedenti. E quindi, mancando il dolo, non si poteva punire anche se la folla (ferrarista in genere) lo vede come unico responsabile del fallo di reazione di
Vettel, punito per guida pericolosa perché ha mollato una ruotata di stizza alla Mercedes di Hamilton dopo la tamponata. Bollare come guida pericolosa una botta a 50 all’ora per gente che le ruotate se le tira a 300 fa ridere, ma era l’unica norma del regolamento che potesse permettere una sanzione alla Ferrari.
Con gli animi accessi, l’interesse per la F.1 sale alle stelle e fra due settimane in Austria in molti sperano il bis del duello rusticano, in tanti che si torni allo sport. In fondo a Baku è andato in onda una specie di circo Barnum dove ne sono successe di tutti i colori e parlando di regole, vale la pena ricordare che il circuito non è a norma perché non ha le misure minime delle carreggiate, ma pur di ospitare la gara in Azerbaigian si sono chiusi due o tre occhi. Tranne che per i piloti. Per fortuna non mancano gli spunti: Ricciardo torna a sorridere ma si è visto come Lance Stroll, terzo, il più giovane di tutti i tempi a salire sul podio, abbia dimostrato che i soldi non fanno la felicità ma aiutano a fare il pilota. Infatti, fra GP del Canada e Baku per imparare gli assetti ha guidato una Williams F.1 privata in Texas per due giorni, macinando un migliaio di km…