BUCHE STRADALI Tutta colpa della Raggi che non ha colpa

A Roma ci scherzano sopra ma il problema è comune a tutta Italia: i sindaci sono responsabili della viabilità urbana e quindi la Raggi a Roma, Sala a Milano e via di questo passo sono colpevoli senza dubbio per la mancata manutenzione, ma vi spieghiamo che la colpa, vera, non è solo dei sindaci quanto di un meccanismo perverso che va a caccia di soldi dai cittadini senza destinarli al loro uso effettivo

 

E’ diventato motivo di sfottò e prese in giro, una gara a chi ce l’ha più grosso. Il buco stradale ovviamente, quello che come per incanto si moltiplica dalla sera alla mattina. A Roma tutti contro la Raggi, per via delle strade dissestate e delle voragini, poi scopri che pure Milano, Ravenna e tanti altri luoghi italiani vivono la stessa situazione.

Colpa del sindaco si dice, infatti in città la manutenzione e la responsabilità della strada tocca al sindaco. In questo le accuse alla Raggi (o a Sala) sono più che motivate. Ma il malvezzo parte da lontano, da almeno un decennio in Italia non si fa manutenzione, tanto che pure la Corte dei Conti, con la sentenza 2041 del novembre 2011, bacchettava un comune laziale perché i costi per la manutenzione e gestione delle strade vanno messe a bilancio ogni anno. Non si deve sperare di fare più multe per poi provvedere ai lavori.

 

E’ questo circolo vizioso che per legge non dovrebbe esistere e che fior di sentenze hanno condannato, ma senza esito, visto che a Torino il sindaco Appendino ha fatto mettere a bilancio 100 milioni di euro dalle multe. Sarà una caccia all’uomo spietata quella che faranno a Torino e il tutto per recuperare i soldi per i loro bilanci.  Infatti il primo giorno di autovelox in corso Regina Margherita ha beccato un automobilista ogni 11 minuti, ovvero ne ha stesi 130 in un giorno solo!

 

Per capire quanto sia falso questo modo di operare, basti dire che l’articolo 208 del codice della strada destina il 50 per cento degli introiti ai lavori per la sicurezza. Ovvero, un comune come Roma che ha intascato 190 milioni di euro l’anno scorso, dovrebbe averne a disposizione almeno 95 per asfaltare le strade e la signora Raggi dovrebbe saperlo.

Quindi i fondi ci sono. Così come a Milano che con 178 milioni di incasso ne avrebbe a disposizione 89, ma invece che spenderli per asfalto e sicurezza, a Milano hanno speso 22 milioni per rifare i lampioni a led in un quartiere e acquistato 7 nuovi autovelox (a 90 mila euro l’uno) con lo scopo di incassare altri soldi…

 

LA PORCATA DELL’EX MINISTRO DEL RIO A FAVORE DEI COMUNI

 

E qui, in deroga a quanto previsto, il signor (ex per fortuna) ministro Del Rio, da perfetto ex capo dell’ANCI, la potente associazione dei comuni, ha stabilito che per tre anni (2017-18 e 19) i soldi delle multe possano essere usati per altri scopi! Ed è partita la caccia all’uomo da spennare, infatti le multe aumentano, gli incassi pure e poi guardi le strade e capisci che razza di gentaglia abbiamo a governare i cittadini, visti come elementi da vessare e non come patrimonio da accudire. Per farvi capire meglio come stanno le cose, ecco i dati: nel 2016 il consumo di asfalto (conglomerato bituminoso) in Italia è sceso nuovamente al minimo storico: sono stati impiegati solo poco più di 22 milioni di tonnellate per costruire e tenere in salute le nostre strade. Dopo la crescita registrata nel 2015, grazie alla realizzazione di alcune grandi opere, i lavori stradali sono nuovamente “al palo”, con circa la metà delle necessarie attività di manutenzione non eseguite.

Le buche restano un tema confinato nelle campagne elettorali, mentre per riportare in sicurezza il nostro patrimonio stradale occorrerebbe un piano straordinario di almeno 40 miliardi di euro. costruzione e manutenzione di strade oggi sono ferme, con dati dimezzati rispetto a soli 10 anni fa (nel 2006 si consumavano 44 milioni di tonnellate di asfalto) e al livello medio di manutenzione necessario per tenere in salute e sicure le nostre strade (40 mln di tonnellate di asfalto), una rete lunga quasi 500.000 km (di cui 7.000 km circa di autostrade e 25.000 gestiti direttamente dall’ANAS), il cui valore complessivo (con gallerie, ponti e viadotti) è stimato in 5.000 miliardi di euro.

 

Capito l’arcano? I numeri dicono che si asfalta meno. Se poi si asfalta anche peggio, beh siamo messi male. Infatti manca un controllo sulle opere pubbliche. I capitolati di impresa spesso non vengono rispettati e la magistratura dorme allegramente. Certo, fare azione preventiva di controllo potrebbe essere uno spreco, ma ad esempio, chi controlla che il bitume usato sia a norma? Chi controlla che lo strato sia di 20 centimetri invece di 10 o 12? Il cittadino, al massimo, fa denuncia se rompe auto o ci cade dentro, ma la magistratura il naso non ce lo mette. Forse perché ci capiscono poco in materia di lavori stradali (basta vedere che razza di rotatorie hanno costruito o viadotti con curve cieche in piena salita e discesa) o aspettano la denuncia che un cittadino, da solo, non può sostenere.

 

COSA DICE LA NORMA SUGLI ASFALTI

 

Il parere del dottor Giorgio Marcon: Dal 1 Marzo 2008, la marcatura CE per i Conglomerti Bituminosi / Asfalti è obbligo di legge (Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 13 dicembre 2006 serie C n.304).

Quindi, tutti i prodotti coinvolti, prima dell’immissione sul mercato, devono riportare obbligatoriamente la marcatura CE.
I prodotti coinvolti Norme di riferimento
Miscele bituminose – Specifiche del materiale
Parte 1: Conglomerato bituminoso prodotto a caldo EN 13108-1
Miscele bituminose – Specifiche del materiale
Parte 2: Conglomerato bituminoso per strati molto sottili EN 13108-2
Miscele bituminose – Specifiche del materiale
Parte 3: Conglomerato con bitume molto tenero EN 13108-3
Miscele bituminose – Specifiche del materiale
Parte 4: Conglomerato bituminoso chiodato EN 13108-4
Miscele bituminose – Specifiche del materiale
Parte 5: Conglomerato bituminoso antisdrucciolo chiuso EN 13108-5
Miscele bituminose – Specifiche del materiale
Parte 6: Asfalto colato EN 13108-6
Miscele bituminose – Specifiche del materiale
Parte 7: Conglomerato bituminoso ad elevato tenore di vuoti EN 13108-7

Come si articola il processo di marcatura?
La normativa configura una serie di nuovi compiti per il produttore e, accanto a questi, l’intervento di un Organismo abilitato (Appendice ZA delle norme di riferimento).
Bureau Veritas opera quale organismo di Certificazione Notificato nell’ambito della marcatura CE relativa ai conglomerati bituminosi / asfalti utilizzati nelle opere di pavimentazione stradale ed aree soggette a traffico in genere.
La base per l’apposizione della marcatura CE “sul” prodotto è costituita da:
una Dichiarazione di Conformità CE sottoscritta dal Produttore
un Certificato di Controllo della Produzione di Fabbrica emesso dall’Organismo abilitato (Bureau Veritas). Il certificato è obbligatorio per immettere aggregati per qualunque uso.
Il simbolo CE, della cui applicazione è responsabile il Produttore, deve essere apposto su etichetta, imballaggio o documenti commerciali di accompagnamento, per es. bolla di consegna (Direttiva 93/68/CE).

Bureau Veritas è Organismo Notificato per Molteplici prodotti nell’ambito costruzioni (Inerti/Aggregati, Prefabbricati in Calcestruzzo, Acciaio, Isolanti, Additivi, Legno, …) nonché autorizzato per la Certificazione degli Impianti di Calcestruzzo Preconfezionato.

 

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