TEST DRIVE/DS4 Coupè sportiva ma con spazi da berlina familiare e tenuta da GT e 210 cavalli sotto al cofano

Ha senso comprare una DS4, ovvero una Citroen C4 accorciata con una linea da Crossover? Dipende da cosa cercate in una vettura. Se volete distinguervi, avere per le mani qualcosa di diverso da solito e con motori potenti, ebbene qui c’è tutto quello che serve. La linea infatti è da Crossover, alta da terra, arrotondata, più corta di una C4 tradizionale, ma il concetto di coupè a 5 porte, strano a dirsi, fatica a imporsi. Infatti le due portiere passeggeri (il portellone di carico non lo contiamo, va benissimo così) sono strette nel senso tradizionale del termine, cioè se fosse una classica vettura a 4 porte sarebbe scomoda.

 

Ma è una coupè e in questo caso le due portiere dietro servono a migliorare l’abitabilità. Invece che fare contorsionismi per accedere al divano posteriore, basta aprire il tutto e il gioco è fatto. Certo, i finestrini sono fissi, non si aprono, lo spazio è quello che è, ma allora non dovevate cercare una vettura del genere bensì la classica berlina o 5 porte che dir si voglia. Qua entriamo in un concetto particolare perché con la serie DS (compresa la Performance che ha cavalli da vendere in tutte e tre le versioni, DS3 4 e 5) si entra in un mondo fatto di particolari, di rifiniture eleganti, di stile unico. Insomma, vi fate notare, vi notano e vi ricordano. Non si scappa. Gli interni lo dimostrano, con le cuciture dedicate i materiali usati, i piccoli segnali sul tetto con la sigla DS a ripetersi quasi all’infinito.

 

Se poi amate la potenza, ebbene il piccolo 1600 turbo da 211 cavalli unito a un assetto rigido da sportiva, fa apprezzare meglio la vettura. I consumi, quando ci date dentro, viaggiano sui 12-13 km al litro, però bisogna tenere conto della potenza. Se si vuole consumare meno, meglio passare al turbodiesel che ha pure tanta coppia e amplifica le sensazioni al volante della DS4. Provata sulle strade della Toscana, sui saliscendi montuosi delle Dolomiti, il comportamento è sempre stato impeccabile. Si dà di gas e la belva risponde. Poco da dire. Se però volete il confort di marcia, scordatevelo. L’assetto è bello rigido (da sportiva, diciamolo) per cui le botte sui dossi o su qualche buca la sentite dritto dentro la schiena. Anche se poi basta premere un tasto e parte il massaggio lombare, certo meglio una massaggiatrice di quelle giuste, ma siete in auto, a 130 all’ora in autostrada ed è il massimo possibile. Caccialo via!

 

La belva è divertente da guidare, si fa apprezzare, il motore ha coppia quanto basta, lo spazio interno non manca e pure il bagagliaio, alla faccia delle coupè, è bello capiente. Tutto bello? Non proprio, col passare del tempo emergono delle criticità delle plastiche, specie sul posteriore, per cui qualche scricchiolio di troppo crea fastidio, l’assetto rigido a lungo andare fa pagare dazio alle connessioni e in viaggio si sente. Peccato, eppure il prezzo d’attacco è buono, sui 28300 euro (con allestimenti al top e metterci tutto quello che volete si arriva anche a 37 mila euro), c’è poi la tenuta dell’usato.

 

Qui la politica aziendale avrebbe potuto aiutare tenendo alto il valore residuo, c’è però da dire che per i francesi è stata la prima avventura nel segmento premium e nessuno nasce “imparato” per cui lo scotto del noviziato lo devono pagare anche loro. In ogni caso, gran motore turbo benzina, gran tenuta di strada e linea particolare, aggressiva e fuori dagli schemi, particolari sfiziosi, cambio manuale buono con innesti precisi, frenata adeguata alla mole e alla velocità, alcune rifiniture migliorabili con meno giochi nelle parti e una bella spinta commerciale per tenere alto la vettura ci starebbe bene.

 

 

 

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