Quello che non ci piace nell’accordo tra governo e Autostrade

DI ENRICO DE VITA PER AUTOMOTO.IT

Sono ancora tanti i dubbi che circondano un’intesa destinata, si spera, a risolvere una vicenda nata male e proseguita sempre peggio

L’accordo Governo-famiglia Benetton è stato salutato come un successo della politica, che risolverebbe – sulla carta – tutti i nodi venuti al pettine dopo il dramma del ponte Morandi e le successive inquietanti rivelazioni sullo stato di manutenzione di tunnel e viadotti. Non è così, i dubbi sono ancora tanti, anche se stranamente i giornali hanno smesso di parlarne, come fosse un problema risolto. Ma per noi è ancora tutto sospeso nel limbo dei proclami. E per non essere disfattisti, cominciamo con l’elencare un aspetto positivo.

La vicenda giudiziaria e le responsabilità

Bene che il Governo abbia evitato di cacciarsi in un contenzioso giudiziario con Atlantia, che avrebbe fatto male a tutti, giustizia compresa. Le colpe di Autostrade e della sua consociata Spea (che doveva curare la manutenzione delle strutture) appaiono gigantesche, ma altrettanto gigantesco è stato l’errore di chi – al Governo e in Parlamento nel 2007 (Governo Prodi) e nel 2009 (Governo Berlusconi) – ha sottoscritto con Autostrade Per l’Italia la convenzione che, in caso di revoca, anche per colpa grave, prevedeva un indennizzo dallo Stato ad ASPI pari agli introiti dell’ultimo anno moltiplicati per il numero di anni revocati. E non è un caso che in occasione dell’ultimo rinnovo (Governo Gentiloni, ministro Delrio) la concessione è stata allungata dalla scadenza naturale del 2038 fino al 2042, in cambio del completamento della Gronda Nord di Genova, che invece è tutt’altro che a buon punto.

LEGGI TUTTO QUELLO CHE NON VA NELL’ACCORDO CLICCA QUI E PROSEGUI LA LETTURA

Condividi su: