Testadoro presenta Arte di Boita al Mauto

Comunicato TESTADORO

 

Arte di Boita: l’Arte torinese di trasformare la sostanza

Sotto gli occhi del pubblico del Museo Nazionale dell’Automobile nascerà la Testadoro Essenziale, una nuova opera d’arte su quattro ruote

Con una mostra-performance della durata di sei mesi, l’artista Dario Pasqualini, che ha riportato in vita il marchio Testadoro, darà alla luce sotto gli occhi degli spettatori del MAUTO il nuovo modello Testadoro Essenziale.

Arte di Boita: l’Arte torinese di trasformare la sostanza intende proporre un approccio artistico e artigianale alla concezione e realizzazione dell’auto come opera d’arte, unica e irripetibile, in antitesi alla produzione di massa. In un tempo nel quale le auto sono progettate per la loro produzione in milioni di esemplari in diverse parti del mondo, “Arte di Boita” mette in scena la creazione unica di una vettura e rende omaggio alla creatività e alla tecnica degli atelier torinesi degli anni ’50 e ’60.

Tale obiettivo sarà raggiunto tramite una performance dell’artista torinese Dario Pasqualini, protagonista del rilancio del marchio Testadoro e già autore della vettura Barchetta 1951, un’opera unica realizzata in omaggio alle vetture Sport dell’epoca d’oro delle corse italiane, con carrozzeria in alluminio a vista e realizzata interamente a mano.

Contrariamente a quanto accade nella produzione commerciale, la performance artistica vuole illustrare la concezione stilistica e la nascita di una vettura completa interamente sotto gli occhi del pubblico, con la partecipazione delle diverse maestranze (“modellisti” e “battilastra” in primis), che spesso rimangono nell’ombra.

In un allestimento ispirato alle officine artigianali degli anni ’50 (la classica “Boita” torinese) fatte di banchi in legno e attrezzi tipici dell’epoca, l’artista plasmerà i volumi della Testadoro Essenziale, una berlinetta sportiva di sua creazione, capace anche di rendere omaggio alle vetture che hanno reso lo stile italiano famoso nel mondo. La vettura costruita sarà moderna, completamente originale e sarà da intendersi come opera d’arte in movimento, oltre a non essere destinata in alcun modo alla commercializzazione o alla produzione in serie.

Le tecniche utilizzate saranno quelle tradizionali usate nelle “Boite” torinesi, unite a qualche licenza artistica tipica della creazione di opere uniche.

Un’opera d’arte su quattro ruote: la realizzazione davanti al pubblico, step by step

Il vero protagonista dell’opera è il pubblico del Museo Nazionale dell’Automobile, che potrà assistere dal vivo alla realizzazione della Essenziale, passo dopo passo, con Pasqualini, i battilastra e i modellisti che si alterneranno nell’arco delle settimane al lavoro nello spazio dedicato, il tutto in piena sicurezza.

La vettura disegnata da Dario Pasqualini prenderà vita attraverso la definizione dei suoi volumi nel modello di stile in scala reale. Nelle prime settimane della performance, l’autore procederà alla modellazione della vettura con l’utilizzo del Clay, uno speciale tipo di plastilina modellabile a caldo e lavorabile a freddo. Una metà del modello di stile sarà lasciata con la struttura sottostante a vista e parti con lo strato di Clay grezzo, mentre l’altra sarà lavorata fino a restituire in maniera fedele e realistica i volumi da realizzare. In seguito, sulla base dei volumi definiti verrà realizzato il mascherone in legno, fondamentale elemento per la creazione delle carrozzerie, e della cui realizzazione erano maestri gli artigiani torinesi e stilisti quali, fra gli altri, Giovanni Michelotti. Successivamente, il mascherone diventerà protagonista per la seconda parte della performance, nella quale i volumi vuoti verranno via via riempiti dalle lamiere in alluminio battute a mano.

Durante questa fase, l’autore sarà affiancato da maestri battilastra che parteciperanno alla Performance trasformando la vettura in un’opera corale, omaggio alle maestranze che hanno contribuito, in silenzio e lontano dai riflettori, al successo dei grandi carrozzieri e alla fama degli stilisti più conosciuti.

La performance si concluderà dopo sei mesi con l’assemblaggio e la presentazione dinamica dell’opera realizzata.

Riassumendo, quindi, tutte le fasi di realizzazione che porteranno alla nascita della Testadoro Essenziale:

  • Posa dell’opera del modello di stile all’interno dell’officina allestita ad hoc;
  • Completamento della definizione dei volumi della vettura tramite modellazione diretta (manuale) del clay sul modello di stile;
  • Preparazione e completamento del mascherone in legno;
  • Battitura e apposizione sul mascherone di parti della carrozzeria;
  • Assemblaggio delle varie parti della carrozzeria in elementi finiti (“cofango” anteriore, porte, parte posteriore);
  • Assemblaggio delle parti meccaniche al telaio;
  • Montaggio finale di carrozzeria e meccanica;
  • Uscita dalla “Boita” per le prove su strada.

L’opera: la Testadoro Essenziale

L’opera creata si chiama Testadoro Essenziale, un nome che rappresenta un chiaro riferimento all’assenza di tutto quanto nell’automobile è superfluo e, appunto, non essenziale.

La vettura è, infatti, costituita da un telaio tubolare in acciaio, una meccanica ridotta al minimo ed una leggerissima carrozzeria in alluminio. Non è prevista l’installazione di alcuna componente che non sia essenziale alla funzione primaria della meccanica: l’obiettivo è consentire all’opera di muoversi con efficienza.

La Essenziale è una berlinetta con motore anteriore e trazione posteriore, come nella tradizione delle vetture sportive italiane degli anni ’50 e ’60. I volumi sono quelli classici dello stile torinese dell’epoca, ma reinterpretati in chiave artistica e con soluzioni fuori dagli schemi. La pelle della vettura, in alluminio lasciato a vista, è come un velo che voluttuosamente si adagia sulle sue forme, talvolta smussandole, talvolta scolpendole in spigoli vivi e tesi.

Lo spirito di sottrazione del superfluo è usato anche nella definizione dello stile, arrivando ad eliminare qualunque elemento che interrompa la continuità delle linee. I gruppi ottici sono inseriti negli ampi volumi vuoti al di sotto della carrozzeria, spazi ricavati sottraendo al corpo vettura anche i paraurti anteriore e posteriore, elementi che caratterizzano in maniera sempre più predominante la produzione automobilistica di serie. L’opera sembra fluttuare nell’aria piuttosto che pesare sulle ruote e, quindi, sul terreno. A tal proposito, dal punto di vista delle parti non sospese, Testadoro si affida a tre partner d’eccezione: i cerchi in lega sono forniti da Mak Wheels, con il modello Mark Gun Metal da 18 pollici. A calzare questi splendidi, quanto essenziali, cerchi in lega, ci pensano gli pneumatici Michelin Pilot Sport 5, garanzia di alte performance per la berlinetta di Testadoro. All’interno c’è Alcantara® che veste alcune parti fondamentali dell’abitacolo, creando un ambiente unico e raffinato al tempo stesso, perfettamente abbinato alla predominanza di legno e alluminio.

Spogliata di ogni parte non essenziale, la vettura intende fermare l’ago della bilancia sotto i 900 kg, nonostante le dimensioni vedano una lunghezza finale vicina ai 5 metri, dovuta agli slanci anteriori e posteriori della carrozzeria.

TESTADORO ESSENZIALE – 2023

  • Torino, Italia
  • Motore: 6 cilindri in linea
  • Cilindrata: 3.000 cc
  • Potenza: 265 CV a 6.600 giri/min
  • Velocità massima: 240 km/h

Perché il Museo Nazionale dell’Automobile?

Quando Dario Pasqualini ha immaginato la performance che avrebbe portato alla nascita della Essenziale, fin dai primi istanti ha sognato di poterla realizzare in quello che oggi è il luogo più rappresentativo della storia dell’automobile, il MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile.

La performance si svolgerà nella sala espositiva AUTORINO – situata al primo piano del Museo – dove sono visualizzate le circa 70 officine meccaniche nate nel capoluogo piemontese nel corso del ‘900 e gli oltre 80 carrozzieri che vi hanno operato: il contesto ideale per raccontare ai visitatori l’arte praticata nelle boite artigiane di inizio secolo, nelle quali progettisti e battilastra lavoravano fianco a fianco. Testadoro è un marchio tra i più evocativi dell’industria automobilistica piemontese di quell’epoca, immortalato anche dal fondatore del MAUTO, Carlo Biscaretti di Ruffia, in uno dei suoi dipinti esposti all’inizio del percorso di visita: una splendida Testadoro 750, guidata da Giorgio Giusti, fondatore dell’azienda omonima, vince la 1 ͣ Coppa Michelin al Circuito del Valentino nel 1948; un’affermazione che testimonia l’eccellenza progettuale e di tecnica costruttiva già raggiunta dall’azienda.

Con “Arte di Boita” il MAUTO offre ai propri visitatori non solo la possibilità di apprezzare la straordinaria collezione esposta in un percorso di grande impatto, ma anche di osservare gli artigiani “dal vivo” mentre realizzano i vari componenti, e comprendere l’affascinante maestria con cui venivano costruite le vetture dai carrozzieri che a partire dagli anni ‘50 hanno reso lo stile italiano famoso in tutto il mondo. Queste lavorazioni fanno parte del DNA del nostro territorio, e la missione del nostro museo, attraverso il Centro di Restauro, è anche quella di valorizzare tali competenze e formare le giovani generazioni affinché il patrimonio storico automobilistico possa essere conservato e restaurato in modo coerente alla tradizione” (Mariella Mengozzi, Direttore MAUTO)

La storia di Testadoro: la nascita, la fine e la resurrezione dei giorni nostri

Il nome Testadoro è stato utilizzato per la prima volta su una speciale testata per motori (originariamente Fiat 508 “Balilla”) progettata dall’ingegnere Arnaldo Roselli alla fine degli anni ’30 del Novecento. Il termine “Testadoro” venne coniato in conseguenza del caratteristico colore della testata stessa, fusa originariamente in bronzo.

In seguito all’incontro con l’imprenditore torinese Giorgio Giusti, la testata venne prodotta anche per la più popolare Fiat 500 detta “Topolino”, il che consentì ai produttori una maggiore diffusione del prodotto e ai possessori della vendutissima utilitaria torinese un aumento della potenza, unito, secondo la pubblicità dell’epoca, ad una diminuzione dei consumi. Appassionato di auto, soprattutto di corse, Giusti pensò di pubblicizzare la sua testata costruendo e portando in pista delle vetture da competizione. Nella sua breve carriera di azienda costruttrice, la cui ragione sociale era “Casa dell’Auto” di Giorgio Giusti, con sede a Torino, produsse nove vetture da corsa con il marchio Testadoro.

Le varie Testadoro, come la Sport, la Drin-Drin, la Marinella e la Daniela, corsero le più importanti gare dell’epoca, prima come semplici derivate della Fiat 500 Topolino, poi come vetture di completa progettazione e costruzione Testadoro, comprese di nuovi motori prodotti internamente. La massima espressione dello sviluppo della “Casa dell’Auto” è stata la Testadoro Daniela, dotata del motore da 742cc accreditato di 45 CV a 6.500 giri/min. La Daniela rappresentò l’apice tecnologico del tempo per la classe fino a 750cc con il suo nuovo e potente propulsore e il telaio tubolare prodotto dalla Gilco di Gilberto Colombo. Inoltre, il disegno della carrozzeria venne curato da Zagato, che riprese le attività della propria carrozzeria dopo i dissesti causati dalla Seconda Guerra Mondiale. Lo stesso Elio Zagato fu pilota ufficiale della “Squadra Testadoro”, insieme ad altri nomi illustri come Nuccio Bertone, Gino Valenzano, Ugo Puma, Aquilino Branca e lo stesso Giusti.

Giorgio Giusti chiuse Testadoro nel 1949, dopo la tragica morte del suo socio Arnaldo Roselli, avvenuta in un incidente automobilistico. Le corse erano diventate troppo pericolose e Giusti fu richiamato agli affetti dalla moglie e alle aziende di famiglia dal padre. Socio fondatore del Racing Club 19, esclusivo circolo di appassionati di corse torinesi, ne fu presidente e animatore fino agli anni ’50. Successivamente Giusti diventò un pittore di fama internazionale, con diverse esposizioni e mostre personali in Italia e USA.

Il marchio è rimasto inattivo per quasi 70 anni, fino alla resurrezione dei giorni nostri. Nel 2017, Dario Pasqualini, durante una ricerca sulla tradizione torinese nel campo della carrozzeria artigianale e del design applicato all’automobile, si imbatte in Testadoro e nella sua affascinante storia. Così decide di avviarne le pratiche per l’acquisizione, per riportare in vita la mitica arte da boita torinese. Nel 2019 rileva e registra il marchio Testadoro, dando così vita alla rinascita.

Dario Pasqualini

Dario Pasqualini nasce a Rivoli (TO) nel 1971. Cresciuto a pochi passi dagli stabilimenti Fiat di Rivalta, ha frequentato il Liceo Artistico Renato Cottini a Mirafiori nella seconda metà degli anni ‘80.

Ha abbandonato gli studi di Architettura dopo il terzo anno, dedicandosi alla carriera professionale nel campo del controllo e assicurazione qualità su prodotti siderurgici, ispezioni e collaudi. In tale veste ha, tra gli altri ruoli, ricoperto la funzione di esperto tecnico di parte civile (Bandini automobili) in un processo contro falsificatori di auto d’epoca, che ha portato alla condanna di questi ultimi.

Appassionato di automobilismo torinese, si è interessato agli strumenti e ai metodi utilizzati negli anni ‘50 e ‘60 per la definizione dello stile e la realizzazione delle vetture che hanno reso celebre le grandi carrozzerie subalpine. Questo percorso lo ha portato a scoprire e a innamorarsi del marchio Testadoro, per giungere, infine, alla sua acquisizione. Le vetture di Pasqualini sono frutto della lavorazione a mano dei modelli preparatori e dei relativi mascheroni in legno in scala reale per la battitura della carrozzeria in alluminio.

Come Giorgio Giusti nel passato, anche Dario Pasqualini si onora di far parte del Racing Club 19, che annoverava tra i suoi membri alcuni dei grandi protagonisti dell’automobilismo italiano, tra i quali Enrico Nardi, Nuccio Bertone, Nino Farina, Alberto Ascari, Umberto Agnelli e Carlo Biscaretti di Ruffia.

 

MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile

Fondato nel 1933, il Museo Nazionale dell’Automobile è uno dei musei dedicati all’automobile più famosi al mondo. Fu Carlo Biscaretti di Ruffia (figlio di Roberto), aristocratico torinese nato nel 1879, a concepirlo, idearlo, radunarne la collezione iniziale, battersi per farlo nascere e adoperarsi tutta la vita per dargli una sede dignitosa. Aperto al pubblico nell’autunno del 1960 nella sede progettata dall’architetto Amedeo Albertini, fu completamente rinnovato e ampliato in occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia su progetto dell’architetto Cino Zucchi. Nel 2011 il MAUTO riapre, dopo quattro anni di chiusura, con il nuovo percorso allestito dallo scenografo franco-svizzero François Confino, che valorizza in modo efficace la straordinaria collezione di automobili: due anni dopo il Times lo annovera tra i 50 musei più belli al mondo. Contemporaneo e avveniristico, conserva una collezione tra le più rare e interessanti nel suo genere, con quasi 200 automobili originali di 80 diverse marche, ciascuna contestualizzata da spettacolari scenografie inserite in percorso espositivo inclusivo e completamente accessibile.

Oltre al percorso permanente, il MAUTO comprende altre importanti attività, tra cui il Centro di Documentazione, che raccoglie documenti originali relativi a vetture, personaggi, eventi che hanno fatto la storia dell’automobile, e il Centro di Restauro, che svolge attività di manutenzione ordinaria e straordinaria per le vetture della collezione, attenendosi alla metodologia scientifica in fase diagnostica e ai criteri di restauro conservativo negli interventi funzionali. Sono inoltre presenti il Centro Educational, che propone attività per scuole di ogni ordine e grado e che ha riconfigurato la sua offerta con un focus sulle tematiche del settore automotive (fisica, sicurezza, design, mobilità del futuro), il Centro Congressi, che ospita ogni anno oltre 200 eventi tra cui convegni e incontri di approfondimento sul mondo dell’auto, e l’Open Garage, il deposito visitabile dove sono conservati circa 70 esemplari della collezione.

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