Testo e foto MARCO FERRERO
Uno dei “must” imperdibili che assolutamente non può mancare al “Dix Mille Tours” è una passeggiata per i paddock ed i box; con oltre quattrocento vetture presenti alla kermesse impossibile non trovare spunti di interesse, vetture rarissime o soffermarsi su qualche particolare che, per ovvie ragioni, in passato non si ha o non si avrebbe avuto modo di notare.
Una “caccia al tesoro” in cui i premi sono sotto gli occhi, e solo si deve aver la voglia e la pazienza di dedicare il giusto tempo, e certamente ne necessita molto, per scoprire come sia cambiato l’automobilismo sportivo nel corso del tempo; di seguito l’intenzione è quella di evidenziare, purtroppo solo sommariamente, I particolari che hanno colpito il vostro cronista.
Innanzitutto le vetture: se da un lato la meravigliosa Porsche 908 coda lunga rimane uno dei simboli della corsa più iconica del motorsport, certamente la Ferrari 312P del 1969, spesso poco ricordata, appare ancora bellissima nonostante i decenni trascorsi; non meno attraenti, seppur di epoca diversa, la Ferrari 333 (quest’anno non in pista), non è perché si sia italiani, e la Morgan Aero, ardita rivisitazione di una vettura tipicamente inglese.
La palma però della più interessante non può che andare alla splendida Ferrari 250 GT Breadvan 1962, vettura sconosciuta ai più e certamente anticonvenzionale nelle sue linee, così diverse da quelle che da sempre caratterizzano i modelli della casa del Cavallino Rampante.
Le vetture “a nudo” mettono in risalto gli aspetti più squisitamente tecnici e le soluzioni ingegneristiche adottate, specialmente sulle vetture meno anziane; il posizionamento degli ammortizzatori delle sospensioni, solo per citare un esempio, permette a chi abbia conoscenze più raffinate di poter analizzare la meccanica delle vetture; il motore dell’Audi R8 di Francois Perrodo, visto nel suo splendore e nella sua interezza, da solo meriterebbe una sosta di almeno un’ora.
Uno dei particolari più interessanti consisteva nella parte anteriore della Porsche 908/3 ex ufficiale, sulla quale ancora campeggiavano i nomi di Helmut Marko e Gijs Van Lennep, certamente non un modello di assoluta solidità strutturale, con i pedali a non più di un paio di spanne dal radiatore, la parte più estrema dell’anteriore della vettura.
In tema di ricordi nostalgici, come non annotare poi il nome di Michael Schumacher sulla Mercedes C11 che il pilota tedesco aveva condiviso con Mauro Baldi.
In merito all’evoluzione delle vetture, impossibile non rilevare la differenza, all’interno degli abitacoli, tra le strumentazioni analogiche e le leve del cambio manuali che nel tempo hanno lasciato il posto a soluzioni digitali ed elettroniche ed alle leve del cambio sequenziale site sul volante; una cosa però rimane sempre uguale: il lavoro, manuale, dei meccanici, elemento imprescindibile ed indispensabile, nel caso operato con cacciaviti e chiavi invece che con tablet e diagnostiche elettroniche.
Si potrebbe continuare ancora per ore e per pagine… dato che si era in Francia, giusto dare risalto a tre modelli, non in gara, di Renault 8 (due nella versione sportiva Gordini che gli appassionati più longevi ricorderanno) che hanno ricordato l’evoluzione non solo del mondo automobilistico sportivo ma anche di quello delle vetture della vita di tutti i giorni.