MONZA E QUELLA VARIANTE DIMENTICATA

Testo e foto MARCO FERRERO

 

Come ben noto a tutti gli sportivi, nei suoi quasi 100 anni di storia l’Autodromo di Monza, altrimenti conosciuto con il suggestivo e rispettoso appellativo di “il tempio della velocità”, ha, volente o nolente, per ragioni di sicurezza e per un adeguamento ai tempi, cambiato più volte la configurazione del tracciato, passando dal circuito del 1922 lungo 10 chilometri, che comprendeva sia la pista che tutti conosciamo sia l’anello ad alta velocità con le sue ripidissime curva paraboliche, al tracciato di oggi.

Una cosa è certa: al fine di rendere il Circuito di Monza più sicuro si è progressivamente andati a limitare le velocità medie di percorrenza sul giro e quelle di punta “rallentando” il tracciato; l’inserimento di 1^ variante, 2^ variante, variante Ascari e la modifica delle Curve di Lesmo (di fatto quasi tutto il circuito), e l’abbandono dell’anello ad alta velocità sono stati gli interventi cui il tracciato brianzolo si è dovuto sottomettere per sopravvivere.

Quel che però forse non tutti sanno è che vi è un’altra variante, ormai dimenticata, e di cui restano poche tracce peraltro non particolarmente evidenti; una variante, legata all’anello ad alta velocità, che risale, stanti i cartelli presenti nel paddock, al 1972, una parte di storia dell’autodromo che certamente gli spettatori della tribuna posta sul rettilineo principale prima della 1^ variante non sanno di avere sotto di loro, ormai nascosta dalle impalcature della tribuna stessa.

Per la verità, durante I miei weekend a bordo pista a Monza avevo già notato, nel tragitto dalla pit lane alla prima variante, parte di un cordolo, senza peraltro darci troppa attenzione, sino a quando uno dei cartelli posti nel paddock che esponevano l’evoluzione del tracciato di Monza dalla sua nascita non ha attirato la mia attenzione e la mia curiosità, il che mi ha portato ad approfondire l’argomento.

La variante in oggetto, posta nel 1972, era stata posizionata sulla destra del tracciato subito dopo l’ingresso della variante “Junior”, ed aveva lo scopo di rallentare le vetture che si accingevano a lanciarsi sulla prima parabolica dell’anello ad alta velocità, a quel tempo ancora utilizzato; due secche destra – sinistra, entrambe a 90°, nell’arco di una decina di metri o poco più, i cordoli decisamente alti, quasi un marciapiede che poco invogliava ad un loro “taglio”, cui seguiva un piccolo rettilineo, una cinquantina di metri, al cui termine una seconda coppia di curve a 90* sinistra – destra, analoghe alle precedenti, raccordava la variante all’anello ad alta velocità.

Poco realmente utilizzata, la variante viene ancora evidenziata fino alla configurazione del circuito del 1995, poi successivamente dismessa al pari dell’anello ad alta velocità, di cui era parte; con le ultime modifiche l’anello ad alta velocità è accessibile solo a piedi od attraverso un passaggio dal rettilineo principale, dove è sita una postazione di commissari, all’altezza dell’ingresso della “Junior”, che è stato usato nel Monza Rally Show.

Di quella variante (per la verità risulta ne sia stata realizzata una seconda, uguale, sul lato opposto dell’anello, sempre per limitare la velocità di entrata sulla seconda parabolica), rimangono solo i cordoli in entrata ed uscita ed il piccolo rettilineo compreso tra le doppie curve, il tutto sufficiente però a far comprendere come la stessa fosse stata strutturata; il piccolo rettilineo dove si correva viene ora utilizzato dall’autodromo come deposito di materiali di risulta, ma non per questo non si può non provare una certa nostalgia a ripercorrere quelle poche decine di metri, fermandosi forzatamente davanti alle impalcature della tribuna che tuttavia non nascondono gli ultimi pezzi di asfalto della seconda coppia di curve rimasti.

Anche questa è storia, parte della storia dell’autodromo di Monza, anche se ormai dimenticata e persa nel tempo; prima che questa variante vada irrimediabilmente e definitivamente perduta è con piacere ed orgoglio che ne propongo una piccola documentazione fotografica a corredo a titolo di ricordo, per un angolo del circuito che, seppur usato poco e per breve tempo, ne è stato comunque una sua parte, una parte di quella quasi centenaria storia del “tempio della velocità”.

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