L'IMBUCATO SPECIALE/ Abu Dhabi premia papà Kimi

 Kimi Raikkonen con la moglie Mintu e il piccolo Robin mascotte al team Ferrari, foto Paiero

 

Mollato il divano da inviato si passa all’imbucato speciale in pista. Ad Abu Dhabi per raccontarvi l’ultimo weekend visto dal paddock di F1.

Giusto il tempo di scendere dall’aereo e maglioni di lana e giacca a vento vengono immediatamente dimenticati; trenta gradi e un sole bellissimo ci accolgono negli Emirati.

Le tre ore di fuso orario non sono tante, ma qui è un po’ tutto capovolto perché per rimanere in linea con gli orari europei il weekend si articola in semi/notturna quindi ti ritrovi a svegliarti alle dieci, pranzare alle cinque e cenare alle undici; c’è di buono che in questo modo ci si può godere mare e piscina in mattinata.

Questo vale per noi, semplici appassionati, che si godono un po’ di sole e vacanza, ma vale anche per gli addetti ai lavori; è abbastanza comunque infatti ritrovarsi a fare il bagno in piscina con qualche meccanico o ingegnere dei vari team, con le addette stampa dei piloti, insomma con tutte quelle persone che di solito vedi in tv e che ora stanno prendendo il sole accanto a te. Per la serie “sono umani anche loro”.

 

Nel breve tragitto a piedi tra l’hotel e l’ingresso del circuito la perfezione regna sovrana: siepi che sembrano disegnate, coperte di erba verdissima tagliate impeccabilmente (abbiamo scoperto che tante erano finte…), fiori ovunque. Dopo una decina di minuti sotto il sole, tra violette e fontane d’acqua, si arriva finalmente nel famoso e desiderato paddock. Ad attenderci  prima dei tornelli c’è un controllo di sicurezza, tutti dobbiamo infatti passare sotto il metal detector e consegnare borse e valigette, che vengono controllate sul rullo stile aeroporto; questo sia per entrare in circuito sia per entrare in ogni hotel della zona.

 Festa a fine gara, qualcuno celebra tanti invece lavorano ancora

 

Passati i controlli e  marcato il pass elettronico ai tornelli, siamo finalmente dentro al paddock. Dopo pochi passi notiamo subito la grande differenza: i motorhome giganteschi che ogni team si porta in giro in Europa hanno lasciato il posto alle “casette”, strutture fisse nel circuito che vengono adibite ad hospitality per tutti i team. Qui dentro troviamo la cucina, le sale pranzo per il team e per gli ospiti al piano terra, mentre nel primo piano vengono attrezzate tutte le salette per i briefing, per gli ingegneri e per i piloti; il tutto attorniato da giardini fioriti, comodi tavolini esterni e terrazze panoramiche.

 

IL PADDOCK CLUB COME UNA VIP HOUSE

 

Per vedere arrivare i piloti bisogna aspettare mezzogiorno; evento impossibile da perdersi, dal momento che di fronte all’ingresso principale si forma un ingorgo di fotografi stile piazza Duomo la domenica pomeriggio.

Il paddock piano piano si anima, arrivano i primi ospiti, i primi appassionati che hanno la fortuna di avere al collo il pass per accedere a questa zona, i giornalisti e le televisioni e quello che fino a poco prima sembrava un luogo tranquillo e silenzioso, diventa un piccolo universo pieno di persone. Per chi ha avuto la fortuna di entrare in altri paddock balza subito all’occhio come tutto qui sia sempre assolutamente impeccabile; non una carta per terra, non una cicca di sigaretta, cestini ovunque, donne delle pulizie nascoste non si sa dove che saltano fuori ogni secondo a pulire tutto senza sosta, divani sempre puliti, cuscini perfettamente riposizionati appena un ospite si alza, bagni lindi, personale gentilissimo, disponibile e con una risposta per tutto. Insomma, la pista magari non sarà granché a livello tecnico, ma tutto quello che ci sta attorno è assolutamente di alto livello.

 

Dal divano, da casa, vedi la qualifica, le prove libere, la gara, ma non vedi cosa ci sta dietro. Non vedi i meccanici arrivare la mattina e iniziare a lavorare subito sulla macchina, non vedi gli ingegneri fare mille briefing al giorno, non vedi i giornalisti girare per il paddock per carpire notizie. Stando qui dentro, facendo mille chilometri a piedi tra una hospitality e l’altra ti rendi conto davvero di quanto sia piena e complessa una giornata in F1. Puoi assistere alle mille prove di cambio gomme, puoi vedere i team principal impegnati in interviste, i meccanici correre dentro e fuori dal box come trottole, i piloti al ring, i preparatori girare con i caschi e le borracce in mano, insomma, di emozioni, stando qui dentro, se ne vivono davvero tante.  

 

PILOTI STRANA GENTE COSI’ NORMALE…

 

Ti passa da parte Daniel Ricciardo che canta a squarciagola perché ha le cuffie a palla nelle orecchie, o Felipe Massa che si mette a giocare a calcio con il piccolo Felipinho, Fernando Alonso che chiacchiera al tavolino con il papà di Sainz, Kimi Raikkonen in versione papà dolce che prima si salire in macchina abbraccia il suo bimbo che lo saluta gridando “go Daddy”, momenti di quotidiano di pista per loro, ma di unico ed indimenticabile per altri.

 

Tra una chiacchiera, una foto, un saluto ad un amico e tanti momenti fissati nella memoria il sole inizia a tramontare  e dopo avere fatto un piccolo pasto nell’ hospitality di qualche team, ci si siede ai tavolini davanti alla tv per assistere alla gara. Vederle in tv con l’audio dal vivo è assolutamente emozionante; è vero, non è il suono di qualche anno fa, ma sentirle girare a pochi passi da te o vederle rientrare ai box o affrontare il rettilineo dalle terrazze per gli ospiti è senza dubbio una sensazione bellissima.

 

Il paddock che fino a poco prima sembrava l’ipercoop nei giorni di saldi è diventato deserto. Gli ospiti sono nelle varie terrazze o davanti alle tv delle hospitality, i giornalisti sono chiusi in sala stampa, i meccanici e gli ingegneri sono tutti nei box e sul muretto in pitlane e le televisioni sono già tutte pronte per il dopo gara; a farla da padrone sono il silenzio e le luci spettacolari che nella notte di Abu Dhabi trasformano il paddock in uno scenario magico.

 

FESTA DEL PODIO UN MOMENTO MAGICO

 

 Il podio ad Abu Dhabi, ultimo della stagione, foto Paiero

 

Mancano ormai pochi giri alla fine della gara quando ci spostiamo verso i box, per la corsa sotto il podio; e non viene chiamata “corsa” tanto per dire, sia chiaro, ma è una vera e propria lotta all’ultimo metro per riuscire ad avvicinarsi il più possibile. Roba che nemmeno quando hai un pit bull che ti rincorre riesci ad essere cosi veloce e quando arrivi la sotto non sai nemmeno come ti chiami, ma poi alzi gli occhi e ti ritrovi a pochi metri dalle monoposto e dai piloti che stanno abbracciando i meccanici alle transenne  e pochi minuti dopo hai l’inno del vincitore, lo champagne spruzzato dal podio che ti arriva addosso e i fuochi d’artificio che illuminano tutta la notte di Abu Dhabi e allora dimentichi il fiatone e la fatica perché vivere quel momento, se ami questo sport, è impagabile.

 

La stagione 2017 è finita, era l’ultima gara, non si smonta nulla perché nei prossimi giorni ci saranno i test, ma la tensione si può finalmente allentare. Lo vedi nei volti dei meccanici che ora scherzano mentre sistemano il box, lo vedi negli ingegneri che finito l’ultimo briefing si concedono quattro chiacchiere al tavolino con gli amici e con gli ospiti e lo vedi anche nei piloti che si fermano a fare foto e rilasciare autografi.  A prescindere dal risultato la stagione è finita, ci sarà tempo per pensare al bene e al male di quest’anno e per preoccuparsi del il prossimo, ma per il momento ci si gode un po’ di festa, tra le luci di questo posto magico e la musica che viene sparata dalle hospitality.  Passano le ore e a poco a poco il paddock si svuota, la musica si abbassa, gli sceicchi, gli ospiti, i giornalisti e i tifosi iniziano a lasciare il paddock, i piloti passano nei box a stringere la mano a tutti i meccanici e se ne vanno, ti passano davanti e ti concedono tranquillamente foto e due parole, come se fosse tutto normale. Quello che fino a poco fa era un circus in movimento ora si sta spegnendo, ma le emozioni vissute, da appassionato, da tifoso, da persona che ama questo sport ed ogni sua sfaccettatura quelle non si spengono. Vivere un weekend di gara di persona è una cosa che non si spegne. Arrivederci F1, ci vediamo a Melbourne tra centoventi giorni.

 

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