Imola vista dalla tribuna

Testo foto e video   GIUSEPPE MAGNI

 

Ieri qui ad Imola, nell’ambito dello svolgimento del programma relativo al Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia Romagna, abbiamo assistito alla prima sprint race dell’anno. È un format inedito, come sappiamo, senza precedenti per la Formula 1. Lo si era già visto lo scorso anno e, da ancor prima della sua introduzione, la novità aveva fatto discutere.

I massimi vertici della società detentrice del marchio Liberty Media, Stefano Domenicali in testa, hanno sempre sostenuto di avere in mano delle statistiche inoppugnabili, con percentuali bulgare di utenti favorevoli al nuovo evento. Leggendo i commenti sui social network, però, è sempre sembrata emergere una realtà un po’ diversa, con numerosissimi commenti negativi, tutti improntati a definire la sprint race un’americanata che attentava al dna stesso della Formula 1, da sempre votata alla corsa unica alla domenica, in passato di 800 chilometri e anche più, mentre il sabato era dedicato alla consacrazione del giro più veloce, alla vibrante, impareggiabile sfida per la pole position.

Insomma, al di là della convinta volontà dei padroni del vapore, sembrava e sembra regnare un certo scetticismo, corroborato dal fatto che si toglie un’altra mezz’ora al tempo di effettiva presenza delle monoposto in pista nel weekend, dopo che, recentemente, si era già tolta un’altra intera ora al venerdì, portando la durata delle due  sessioni di prove libere da un’ora e mezza ad un’ora ciascuna. E questo fatto, della sempre minor presenza della monoposto in pista, per chi paga profumatissimi biglietti per essere presente o onerosi abbonamenti per godersi il più a lungo possibile lo spettacolo in tv, rimane e rimarrà un punto negativo, a mio modesto parere.

Ieri pomeriggio però, dagli spalti, dai prati tutto attorno al circuito, si è avuta una sensazione strana, di attesa, di emozione che cresceva con il trascorrere dei minuti. C’era qualcosa nell’aria, una piacevole tensione, tantissima gente, molti giovani e giovanissimi, con il sorriso sulle labbra, che camminava sempre più freneticamente per i vialetti all’interno dell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari, per raggiungere il proprio posto in tribuna o per accaparrarsi il punto di visione migliore possibile dal prato. Poi, quasi all’improvviso, i tempi del format non sono ancora entrati nell’orologio del cuore dell’appassionato, il giro di formazione della griglia della tanto vituperata sprint race. E lì, credo proprio in quel momento, si è avuta la percezione che fosse scattato qualcosa, una sintonia, forse, comunque qualcosa di davvero bello, positivo. Gli spalti tutti dipinti di rosso, la Ferrari che prometteva bene, non erano motivazioni sufficienti per giustificare tutta quella agitazione. Vuoi vedere che la sprint race sta facendo davvero breccia nel cuore dei tifosi?


Subito dopo l’attesa, esattamente uguale a quella della gara vera, stesse crescenti vibrazioni, stessi incontrollabili tremori, stessi copiosi sudori, appena mitigati dal solito succo di frutta, trangugiato in dieci secondi nel sempre vano, risibile tentativo di mitigare la tensione.
Successivamente il giro di ricognizione e applausi per i protagonisti. Ma è stato il primo giro, con lo scatto perentorio della Rossa in testa al Gran Premio, pardon, alla sprint race, che ha scatenato l’entusiasmo dell’intero autodromo. Che poi, ha seguito con la stessa trepidazione, tutti i giri successivi, ammirando la rimonta di Carlos Sainz e, alla fine, applaudendo sportivamente anche Max Verstappen, che aveva vinto meritatamente.


Sono stato un po’ in giro, dopo. Non ho sentito nessuno lamentarsi di quanto avevano appena visto. Erano tutti belli soddisfatti, felici, anche la fiumana, la infinita marea rossa, commovente riporto ai bei tempi del passato, stava lentamente defluendo con gioia e immutata fiducia. Mi è parso, onestamente, che la sprint race ce la siamo davvero goduta tutti quanti, compreso il sottoscritto, un vecchio boomer davvero molto poco avvezzo e favorevole ad accettare qualsiasi tipo di novità.
Magari è solo l’effetto della Rossa che è tornata a volare. Oppure è solo questione di abituarcisi, alle novità. Ma è fuor di dubbio che ieri sia stata una bella giornata di sport, di entusiasmo e di emozione.


Oggi si torna all’antico, alla gara vera, su un circuito vero e, per giunta, è pure prevista pioggia, condizioni che più antiche non si può. Forse stiamo raggiungendo il mix giusto, forse la strada è quella corretta. Di sicuro ci stiamo divertendo. E anche un po’ sognando. E questo è quello che conta di più.

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