GP MONACO HISTORIQUE Jean Alesi e il suo grande cuore Ferrari

TESTO E FOTO DI GIUSEPPE MAGNI

Jean Alesi. Alzino la mano i ferraristi e non che non gli vogliono bene. Non ne esiste nemmeno uno, ne sono sicuro! Troppe emozioni, troppa empatia si era creata tra il siciliano di Avignone e l’immenso popolo rosso. Il modo di condurre generoso ed impavido, la simpatia disarmante, quasi ingenua, di questo nostro ragazzo, avevano conquistato tutti. Mamme, baristi, salumieri, infermieri e anche una larga fetta del clero impazziva per il pilota che piegava la testa di lato in curva, come faceva quello là. Ed aveva pure il numero di gara, il ventisette, che aveva quello là.

UNA VITTORIA CON FERRARI MA RESTA PER SEMPRE

Una esaltazione collettiva che trova scarsissime spiegazioni nei risultati ottenuti in pista: una sola vittoria in un Gran Premio, in Canada. E solo perché Schumacher ebbe un inopinato problema con il volante. Proprio Schumacher venne accolto davvero molto freddamente al suo arrivo. Tutti i ferraristi, sottoscritto compreso, amavano troppo il grande Jean, per non sentirsi defraudati dal loro amore, con l’arrivo del crucco di Kerpen. Poi le cose andarono come andarono, ma l’affetto per l’avignonese non è mai venuto meno. Sarà perché, sia quando correva, ma ancora oggi, Jean Alesi si è sempre professato amante innamorato perso della Rossa di Maranello…

Ferraristi di ieri e oggi, Alesi con Leclerc

Oggi il cinquantaseienne campione avignonese è sceso in pista a Montecarlo, nel 12esimo Monaco Grand Prix Historique, con una meravigliosa Ferrari 312 B3, con scritto Niki Lauda sul cockpit, ma col celeberrimo numero ventisette sulle fiancate. Chissà come andrà, ci si chiedeva, mentre lo si attendeva in pista, nella zona del Fairmont Hotel. Parte la sessione di prove, passano Lotus e McLaren, passa la Shadow, ed eccolo! Il casco inconfondibile, con i colori mutuati da quello del povero Elio De Angelis, risveglia di colpo sopite emozioni, accentuate dal piegamento della testa verso l’interno curva, marchio di fabbrica che lo aveva reso inconfondibile, oltre ad accomunarlo indissolubilmente con Gilles Villeneuve.

LA GRINTA E’ QUELLA DI SEMPRE

Deciso sul cordolo, ad ogni passaggio con la B3 di Lauda (foto Ferrero)

Sembra proprio non aver perso un grammo della sua enorme grinta, il grandissimo Jean Alesi. Poco prima lo avevamo visto nel paddock, alle prese con una intervista televisiva. Ed ora, eccolo qui! In pista a condurre, da par suo, non una delle sue Rosse amatissime, ma quella che rese famoso Niki Lauda, quella 312 B3 ‘74, che segnò il prepotente ritorno alla competitività da parte della Ferrari a metà degli anni settanta, dopo anni di buio, di una crisi profonda che sembrava irreversibile. Ogni giro, monta sempre più una grandissima commozione vedere sfrecciare il grande Jean, a ruota alzata sul marciapiedi all’interno del tornante del Fairmont Hotel. Poi, giù, in derapata in discesa, verso il Portier.

Un tuffo al cuore, quel casco. Una irresistibile melodia, il canto del dodici cilindri boxer, eseguito dall’incomparabile Maestro siculo francese. Uno stile d’altri tempi, uno spettacolo davvero da rimanere senza fiato né parole, una monoposto leggendaria nelle mani di un grandissimo campione, che danzano tra il tornante della Vecchia Stazione ed il Portier, incuranti del tempo, che è passato, e della differenza di età tra l’Eroe e la Signora, che lo asseconda benissimo, fidandosi ciecamente del suo amante caliente, che, ancora una volta, anche oggi, ci sta deliziando con un’arte troppo sopraffina per non essere parte, da sempre, da prima della nascita, del suo DNA. Tutti i giri l’anteriore sinistro della B3 si alza sul cordolo, trascinatoci sopra dalla grinta e dalla determinazione del campione Ferrarista nell’anima. È ancora così oggi, il grande Jean, è ancora follemente innamorato della Rossa. Si vede da come guida. È per questo che noi, tutti noi, siamo ancora pazzi di lui!

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