F.1 GP MONACO HISTORIQUE A un passo dal sogno, Alesi entusiasma ancora grazie al suo cuore

TESTO E FOTO DI GIUSEPPE MAGNI

E’ da quarantacinque anni che la vedevo fare capolino dalla sua bellissima confezione a forma di casco. Da quanto Santa Lucia aveva deciso di far felice un bambino già innamorato perso della Ferrari.

Tutte le volte che passavo davanti a Lei, sembrava quasi mi facesse l’occhiolino: tutti i giorni, tutti gli anni che passavano me la rendevano sempre più bella, lucida, con le sue ruote sterzanti, il Cavallino e quel nome di quel campione scritto in corsivo sui lati dell’abitacolo. La Ferrari 312 B3 scala 1:16 della Polistil è, ancora oggi, un capolavoro, una Rossa fantastica, che ha fatto la gioia di quel bimbo, ma anche di tanti collezionisti che hanno la fortuna di averla tra le loro meraviglie. A forza di vederla lì, tra le mie Rosse preferite, strapparmi un sorriso ed un sospiro di affetto ogni volta che la guardavo, mi ero quasi convinto che fosse una creatura eterea, inventata dagli angeli per far contenti i bambini, una bellezza troppo sublime per pensare che fosse mai esistita davvero.

FERRARI 312 B3 DAL MODELLINO ALLA REALTA’

Immaginatevi, quindi, lo stupore e l’emozione di quel bambino, ora un po’ cresciuto, che se l’è vista apparire davanti in allumino, vetroresina e gomma, nel paddock del 12esimo Monaco Grand Prix Historique a Montecarlo. Sulle prime, vi confesso, permaneva qualche dubbio: non è che in questo luogo di principi e principesse che vivono da sempre le loro fiabe bellissime, possa esserci, possa esistere qualche suggestione di troppo, che mi fa apparire un sogno, che, tra qualche istante svanirà? Eppure è lei, è proprio lei, la mia 312 B3, solo un po’ più grande. Il nome del pilota scritto in corsivo sull’abitacolo è esattamente quello che vedo da sempre a casa, sulla piccola Rossa. Solo il numero è diverso: questa ha il 27 e non il 12. Chissà perché? Mistero…

Vado ad ammirarla un po’ piu’ da vicino: è proprio lei! Lì vicino ce n’è un’altra, uguale, con il numero 28. Mi assale la voglia di accarezzarle, di coccolarle. Non sto sognando! Mi commuovo.

Vedo lì nei pressi degli angeli, Corradini e Zini, Menabue, i fantastici meccanici Ferrari; alla fine vedo un pilota conosciuto e amatissimo, Jean Alesi. E’ lui, insieme a René Arnoux che guiderà la numero 28, il pilota della 312 B3 numero 27. Entrambi parteciperanno, per il Team Mathusalem, al Monaco Grand Prix Historique, nella loro categoria, quella delle monoposto di F.1 costruite tra il 1973 e il 1976.

Modesto Menabue, lasciata la Ferrari è tornato… alla Ferrari storica. Quando si dice il cavallino nel cuore

Non mi sembra vero! Al sabato si svolgono le prove di qualificazione. Ho la fortuna di assistervi da una posizione davvero privilegiata, alla Curva della Vecchia Stazione, già che si parla di storia, una volta si chiamava così.

Cominciano ad arrivare le vecchie signore, voce altissima e squillante, ben altra musica rispetto a quella asfittica delle loro pro nipotine moderne. Una Hesketh ex Hunt, una Amon rievocante una favola vera, due McLaren M23, una Lotus 77, una magnifica Lola T370, una Shadow DN5, una Trojan T103, una Token RJ02, una Surtees TS 19… Finalmente eccola! La Ferrari 312 B3 condotta da Jean Alesi!

In quel momento tutti i dubbi sulla sua effettiva esistenza sono fugati dalla musica del dodici cilindri boxer che canta che è una meraviglia! Un giro, due giri, tre giri… Si vede che il grande campione di Avignone non ha perso davvero nulla del suo immenso talento e del suo smalto, duettando con la 312 B3 a suon di controsterzi e sbandate controllate che sono una delizia incommensurabile per gli occhi e per l’anima.

La sessione è davvero un crescendo rossiniano di emozioni e di funambolismi d’altri tempi, soprattutto per il nostro eroe che riesce a portare la 312 B3 addirittura in prima fila! Questo nonostante la presenza di monoposto più recenti e più evolute della gloriosa Rossa della rinascita. Calma, bisogna tirare il fiato e riordinare le idee: abbiamo una delle Rosse più amate di tutti i tempi in prima fila, condotta da un pilota che ha scatenato gli entusiasmi come pochi altri nella storia della Formula 1. C’è veramente da scoppiare di felicità! Che bella giornata!

LA GARA, ALTRO CHE SFILATA QUESTI CI DANNO DENTRO DAVVERO!

L’indomani il programma del 12esimo Monaco Grand Prix Historique parte di buon’ora. Ci sono da disputare le gare di ben sette categorie, magistralmente suddivise dall’Automobil Club de Monaco e splendidamente rappresentate da modelli davvero da favola: dalle Bugatti, alle Mercedes, dalle Maserati alle Aston Martin, automobili datate, ma capaci di scatenare entusiasmi anche solo in un museo, figuriamoci a vederle scatenate in azione in pista! E’ proprio vero: certe favole accadono solo nella terra dei principi e delle principesse…

Si avvicina l’orario fatidico, dove si disputerà la gara del nostro eroe con la sua Rossa numero 27. In realtà non fu sua, perché il nome scritto in corsivo sulla fiancata è un altro. Ma, da come l’ha condotta ieri, da come Jean Alesi abbia saputo far volare la 312 B3 in prima fila, sembra che si conoscessero da una vita! L’emozione sale sempre di più. Ci piazziamo al Portier, in uscita curva. In pole c’è un grande pilota tedesco, Marco Werner, che ha issato lì la sua Lotus 77. Giro di ricognizione, i battiti del cuore sono percepibili a Mentone, il sudore crea un affluente del vicino Mediterraneo, nonostante l’aria freddina…

JEAN E QUELLA PARTENZA PERFETTA, ROBA DI ALTRI TEMPI

Partenza! Comincio ad udire i suoni dei motori quando svoltano dal Mirabeau e danno un colpo di gas per raggiungere la Curva della Vecchia Stazione. Eccoli! Jean Alesi e la sua Ferrari numero 27 sono in testa!

L’emozione è immensa. Scoppio in lacrime. Per ingannare il tremolio che mi prende gambe e tutto il corpo, scatto foto su foto, ai primi due e a tutte le altre meravigliose protagoniste della competizione.

Passano per il secondo giro: Marco Werner e la sua Lotus non hanno certo patito lo smacco in partenza: forti della superiorità tecnica della monoposto più recente e della bravura del pilota tedesco sono lì, dietro la Ferrari, minacciosi. Eccoli per il terzo giro, sembra esserci più luce, Jean è superlativo, si vede, si sente anche il suo cuore battere alto, quasi a scandire ritmicamente il suono sublime del suo dodici cilindri sognato e realizzato a Maranello dagli angeli. Quarto giro, ora Marco Werner è davvero attaccato agli scarichi, ma Jean Alesi sembra padrone della situazione. A Montecarlo, si sa, non si passa facilmente.

Quinto, sesto, settimo giro, la pressione si fa spasmodica, la Lotus alita sull’alettone della Ferrari, sembra quasi volerci entrare dentro tanto sono vicine le due monoposto, tanto è nulla la distanza tra Jean Alesi e il suo avversario.

E’ davvero una avventura meravigliosa quella che stiamo vivendo qua oggi sul circuito più famoso al mondo. C’è una gara di Formula 1 e c’è una Ferrari in testa! Un sogno ad occhi aperti.

La tensione è davvero al calor bianco, ma Jean Alesi dà una volta di più, sfoggio delle sue enormi capacità di guida, del suo innato talento, del suo enorme cuore, che l’hanno reso uno dei campioni più amati della storia da parte degli appassionati.

Ad  un certo punto, in uno dei pochi momenti in cui non passano le monoposto, il tono della voce degli altoparlanti si fa improvvisamente più alto: è successo qualcosa a Jean Alesi in rettilineo, un incidente.

IL SOGNO SVANISCE A TRE GIRI DALLA FINE

Un tamponamento, uno strano tamponamento da parte della Lotus di Marco Werner. Nemmeno un graffio per il pilota, ma gara finita. Un primo istinto di rabbia, ma fugace. Poi la delusione. Stavamo vivendo un sogno, mancavano tre giri alla fine… Perché? Vengono alla mente le mille altre occasioni in cui il grande Jean ci aveva fatto sognare. E sognare in grande, come a Monza 1994 o 1995.

ALESI, UNA VITTORIA SFUMATA MA GRAZIE PER LE EMOZIONI

E mi dico che questo sarà pure un ennesimo sogno svanito, ma che ricordo pochi, davvero pochissimi piloti come Jean Alesi, capaci di farci sognare così!

Grazie Jean! Hai vinto tu, Un’altra volta, l’ennesima, nel nostro cuore. E’ per questi sogni, per i sogni che sai ancora oggi regalarci che ti vogliamo così bene! Un abbraccio forte, Jean. E complimenti per aver fatto volare e sognare la Rossa, la Rossa di quel bambino che, da oggi, guardandola sul suo mobiletto, piangerà. Di felicità.

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