F.1 GP BELGIO 100 anni di Spa ogni curva una storia

DI GIUSEPPE MAGNI

Il tratto bello e dannato di Eau Rouge Radillon, foto Beppe Magni

Il Circuito di Spa-Francorchamps è oggi celebrato come il più bel circuito dell’intero calendario di Formula 1. Anche se, purtroppo, recentemente, si è di nuovo posto il problema della sicurezza, con i sacrifici estremi di Dilano van ‘t Hoff e di Antoine Hubert nel 2019. Problema che emerse in tutta la sua drammaticità anche all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso, quando la allora potentissima GPDA pose fine alla gloriosa leggenda dell’originario tracciato delle Ardenne, quello struggente, drammaticamente meraviglioso triangolo di oltre 14 chilometri che congiungeva i paesi di Francorchamps, Malmedy e Stavelot.

La copertina del libro sui 100 anni di Francorchamps

Già nel Gran Premio del Belgio del 1960 le monoposto di Formula 1 avevano raggiunto velocità davvero estreme per poterle scatenare su un nastro d’asfalto praticamente tutto rettilineo, con sede stradale a schiena d’asino e, su quasi tutto il perimetro, ai lati, robuste conifere a perdita d’occhio. E fu proprio in quella edizione che si ebbero tragiche avvisaglie di quella che sarebbe stata la sorte della velocissima, vecchia Spa, con i decessi, nella stesso fine settimana, di Chris Bristow sulla Cooper e Alan Stacey sulla Lotus, a cui si aggiunsero i gravi incidenti di Stirling Moss e di Mike Taylor.

Jackie Stewart © Copyright: Batchelor / XPBImages

A questi tragici eventi seguì poi, nella bagnatissima edizione del 1966, un drammatico incidente occorso a Jackie Stewart, salvato solo dalla generosità e dalla prontezza di spirito di 2 suoi colleghi, Graham Hill e Bob Bondurant, che provvidenzialmente, quasi miracolosamente, lo estrassero dai rottami della sua BRM. Proprio il pilota scozzese, paladino della sicurezza, divenne uno dei più acerrimi nemici del Circuito nelle Ardenne e, a onor del vero, aveva più di una ragione, visto che nell’ultima edizione del 1970 Pedro Rodriguez su BRM vinse a quasi 240 km/h di media, mentre lo stesso Jackie Stewart volò in pole position a oltre 255!

Dopo quell’impressionante, folle edizione, la GPDA disse definitivamente basta a Spa-Francorchamps e la storia della già allora gloriosa pista nella foresta pareva segnata. Per sapere come invece andò, siamo andati a scoprire le bellissime pagine dell’opera in tre volumi “Les beaux jours de Francorchamps, 100 ans de Courses”, edito nel 2021 dalla Fondazione belga per il patrimonio automobilistico e motociclistico, allo scopo dicelebrare il centenario del mitico circuito tra le colline della Vallonia.

Nel secondo volume si narra che, visto l’ostracismo della GPDA, per mantenere la Formula 1 nel Paese c’erano già pronti i circuiti di Zolder e Nivelles, che ospitarono infatti le successive edizioni del Gran Premio del Belgio di F.1. Ma il mito di Spa-Francorchamps non poteva certo sparire così. Fin da prima dell’abbandono, infatti, la mitica pista nella foresta trovò uno strenuo sostenitore, un vero e proprio innamorato, in Jacky Ickx, che si spese moltissimo per far tornare agli antichi fasti il leggendario circuito.

Nello stesso secondo volume dell’opera si legge, non senza emozione, di cosa si inventò, insieme alle autorità di Liegi e della Vallonia, per far risorgere il circuito, il cui destino pareva segnato. Lui, Jacky Ickx, e gli amministratori valloni, propugnarono l’esigenza di collegare la statale che saliva verso il Kemmel con l’altra parte della valle dell’Eau Rouge, quella che andava su per Blanchimont. Nacque così la Route Nationale 205, come irrinunciabile esigenza di rendere più razionale e moderna la rete stradale di quella particolare zona.

Il libro racconta l’impegno di Jacky Ickx per la nuova Spa

Non dimentichiamo che tutto il percorso della pista di Spa-Francorchamps era normalmente aperto al traffico, in quegli anni, in tutti i giorni dell’anno in cui non si disputavano le gare. La RouteNationale 205 altri non è che il vertiginoso raccordo tra i  due versanti della vecchia Spa-Francorchamps, che comprende Beau Rivage e Pouhon, fino al raccordo con il vecchio tracciato nella zona di Stavelot, il cui villaggio, in realtà, ora si trova un pezzo più a sud rispetto al nuovo disegno.

Nei libri succitati si legge che lo stesso Jacky Ickx attribuisce la paternità del progetto ad un certo architetto Marcel Ippersiel, ma basta vedere le foto del campione belga, con tanto di stivali nel bel mezzo del cantiere a dare indicazioni e, addirittura alla guida di un camion da movimento terra, per capire che il pilota della Ferrari ci ha messo molto di più della sua esperienza e della semplice consulenza. Una bella, bellissima storia d’amore e di passione vera, che ci ha restituito una perla preziosissima dello sport del motore: l’attuale Spa-Francorchamps, la più bella pista dell’intero calendario del campionato del mondo di Formula 1. Dove, ogni volta che si torna, sale la commozione e la devozione, per chi, proprio lì, ha lasciato il sogno di una vita e per chi, ancora oggi, si dice deliziato dal cimentarsi su uno dei palcoscenici più belli del mondo. Allez, donc, Spa-Francorchamps! Si alzi il sipario!

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