F.1 FERRARI Oltre i motori serve anche la squadra vincente

DI PAOLO CICCARONE

Dopo un inizio di campionato scintillante, la Ferrari si ritrova ad annaspare, reduce da tre gare – Barcellona, Monaco e Baku – condizionate da problemi di affidabilità e da errori di strategia. Ma cosa sta succedendo alla Rossa?

La Ferrari annaspa da tre gare. Prima c’è stato il motore rotto di colpo mentre Leclerc era in testa in Spagna, poi un’altra power unit che cede a Baku, sempre a Leclerc. Non solo: oltre a Charles, in Azerbaijan si sono fermati Magnussen, Sainz e Zhou, con l’Alfa Romeo. All’atto pratico, a Baku su sei motori Ferrari partiti quattro si sono fermati. A questo si aggiungono tre rotture in Spagna e una a Monaco, per un totale di otto propulsori in tre gare. Comunque la si voglia vedere, c’è qualcosa che non funziona. Il problema è soltanto la parte termica, quindi il sei cilindri, oppure è il turbo che cede? Si trattasse di una sola questione, si potrebbe capire dove mettere le mani. In Spagna era saltato il turbo con la MGU-H, a Baku la testata del V6 col turbo. Cosa stranissima…

Ma sono inconvenienti diversi, e non tutti legati tra loro, per cui diventa estremamente complicato perché domenica si corre in Canada e il tempo materiale di fare delle modifiche non c’è. La Ferrari era partita benissimo, ma si è persa. E rimane il dubbio su cosa stia succedendo.

La Ferrari a Baku era velocissima. Quando Verstappen era alle spalle di Leclerc con il DRS aperto non riusciva a prenderlo. Ma alla fine questa performance in qualche modo si paga, e in questo caso il conto è stato salatissimo. Con 14 gare ancora da disputare, non credo che la Ferrari riuscirà a completare il mondiale con i materiali a disposizione. Su otto gare, la Red Bull ne ha vinte sei e se mettiamo anche la gara sprint di Imola diventano sette. La Ferrari è ancora ferma a due. Il problema è che bisogna essere perfetti. La Red Bull lo è, anche se la monoposto in alcuni casi è inferiore. Hanno la mentalità da squadra vincente.

E su questo punto la faccenda è chiarissima: paura di sbagliare, paura di vincere. La squadra va creata e al contrario della monoposto veloce, frutto di due anni di lavoro, creare l’ambiente giusto con tutte le pedine al posto giusto è la parte più difficile e che necessita di tempo. Che a Maranello non hanno e quindi, quando Binotto dice che si aspetta una crescita ma non la vittoria nel mondiale, dice la verità. La Ferrari di oggi, a meno di cataclismi, non è una Ferrari ancora mondiale. E questo lo sa anche Leclerc ed ecco spiegati i suoi sfoghi, la sua frustrazione. Perché un motore affidabile sai in quanto tempo puoi farlo, una squadra fatta di uomini, no. E’ il vero problema della rossa.

Condividi su: