F.1 CONTROMANO FIA(T ) VOLUNTAS FIA?

DI RODOLFO INTELISANO FOTO CICCARONE-MAGNI

Una FIA che cerca stabilità e credibilità e una FOM che cerca autonomia e sostanza: chi la spunterà?

Incongruenze e pasticci di una gestione federale poco incisiva che apre la porta a molti dubbi sulla reale situazione del mondiale F.1

Tutto cominciò con la penalità di cinque secondi a Vettel per un taglio sull’erba in Canada nel 2019. Una sanzione ritenuta ingiusta e fuori luogo dalla stragrande maggioranza degli addetti ai lavori: Vettel era primo e primo era rimasto. Un pilota che mette le ruote nell’erba ha come primissimo istinto quello di rientrare in pista. Rientrò davanti a Hamilton con oltre mezza macchina di vantaggio e quindi non aveva danneggiato nessuno e aveva diritto di traiettoria ma…niente, cinque secondi di penalità e vittoria scippata.

Sarebbe stato meno penalizzante allora chiedergli di dare la posizione, con il DRS avrebbe potuto cercare il ri-sorpasso e anche lo spettacolo non sarebbe stato inutilmente penalizzato. Ma ci spiegarono con arzigogolati ragionamenti e con dati di telemetria, che peraltro non dimostravano nulla di diverso da quanto era palese ad occhio nudo, che era giusto così…FIA(t) voluntas FIA.

Due settimane dopo però, in Austria, all’ultimo giro Verstappen tira una ruotata a Leclerc, lo accompagna palesemente fuori pista ma…niente tutto regolare, incidente di gara. Viva l’uniformità di giudizio! Già qui dovevano nascere i sospetti che tanti dei media specializzati italiani oggi lamentano sul fatto che in FIA la Ferrari sta sulle scatole a troppi, Ma la realtà, a mio avviso, è un po’ diversa e ora mi spiego. Si va avanti e a Monza Leclerc, nel difendersi dal solito Hamilton, taglia la prima variante con una manovra molto simile a quella di Vettel in Canada, ma non viene sanzionato (fa bene alla Formula Uno una vittoria Ferrari a Monza e una sanzione avrebbe potuto scatenare una rivolta dei tifosi).

Manovra simile, se non identica a quella di domenica in Giappone, questa però si sanzionata e a tempo di record. Viva sempre l’uniformità di giudizio! Ma al di là del discorso di una Ferrari non molto amata in FIA, c’è la bruttissima storia del finale del mondiale 2021.

E non mi riferisco solo alla fin troppo chiacchierata gestione della Safety Car ad Abu Dhabi, ma anche alla mancata penalizzazione di Verstappen in Brasile, dove l’olandese accompagnò palesemente fuori pista Hamilton, e alla a dir poco sospetta bandiera rossa di Jedda, fatta uscire in luogo della più ovvia Safety Car per rimettere in gioco un Verstappen che aveva appena effettuato il pit stop in regime di corsa libera e sarebbe stato pesantemente penalizzato dal fatto che gli altri avrebbero potuto effettuare la sosta in regime di SC.

Tre fatti che fanno chiaramente intendere come si volesse Verstappen campione del mondo 2021 ad ogni costo. E poi c’è il Giappone di quest’anno, dove non si vede l’ora di penalizzare Leclerc e poi, non bastando, ci si inventa pure il punteggio pieno, con una interpretazione quantomeno ardita del regolamento, per poter assegnare il titolo a Verstappen in casa della Honda.

Aggiungiamoci ancora la vicenda del budget cap, che ovviamente coinvolge sempre lo stesso team dei bibitari che si muove sempre al limite e oltre delle regole con un finale, peraltro atteso, a tarallucci e vino e abbiamo il risultato finale. A proposito, comunque pare che dal prossimo anno tutti i team rinforzeranno il settore del catering….Con tutti questi indizi, nasce un bruttissimo sospetto: le decisioni dei commissari, così come quella di Masi, che ha pagato per tutti, ad Abu Dhabi, sono pilotate dalla FIA che indirizza, arrivati ad un certo punto, anche l’esito finale del campionato: l’anno scorso doveva vincere ad ogni costo Verstappen e la Red Bull, perché basta Hamilton e Mercedes, c’era bisogno di aria nuova, non importava come sarebbe arrivata.

Quest’anno invece, posto che ormai Ferrari era fuori gara per il campionato, si voleva che il mondiale venisse vinto in Giappone per far felice la Honda. La FIA non ce l’ha con la Ferrari, diciamo piuttosto che Ferrari non è il figliolo prediletto che un tempo era Mercedes e oggi è Red Bull, perché la supremazia Mercedes era durata troppo a lungo e aveva stancato. Verrà il momento Ferrari? Non saprei.

La debolezza Ferrari a livello politico si è palesata in maniera evidente con la faccenda dei motori a fine 2019: clima di sospetti, mezze voci, l’unico che parlò chiaramente di avversari che barano, nella sua ingenuità, è Verstappen. Primo avrei querelato Verstappen, perché Ferrari ha un nome di prestigio in tutto il mondo e così si danneggiava il marchio anche in ambito moda e merchandising che ormai a Ferrari pare interessi più dei risultati in pista, così commettendo un grossolano errore, perché si dimentica che il prestigio del marchio è proprio creato dalla leggenda nata a seguito dei successi nelle corse, secondo: non si doveva dar peso ai pettegolezzi e alle mezze voci ma zittire tutti dicendo che se qualcuno aveva delle lamentele da fare doveva presentare un reclamo ufficiale e per far analizzare il motore dalla FIA avrebbe dovuto far analizzare anche il suo.

Proprio così sicuri che gli altri siano regolari? Invece si è scelta una strada fumosa, da vittima sacrificale, che ha fatto passare l’idea di una Ferrari irregolare che però ha sanato l’irregolarità giocandosi tutto il proprio vantaggio. Ma tolto questo inciso e tornando ai fatti che fanno sospettare come la FIA, attraverso la decisione dei propri rappresentati, piloti il risultato finale, mi permetto di dire che la debolezza della FIA, la mancanza di credibilità sul fronte regolamentare, è in realtà una apparente debolezza: all’apparenza si dimostra incapace di gestire le regole volutamente contorte e conseguentemente troppo interpretabili del regolamento si è data, ma le regole non sono così contorte per incapacità (non posso credere che a certi livelli regni cotanta idiozia) ma in realtà proprio per avere mano libera nell’applicazione arbitraria delle stesse.

La vicenda del punteggio pieno dopo 28 giri di gara è l’esempio lampante di come una norma volutamente scritta male ed interpretabile può essere utilizzata ad uso e consumo per arrivare dove si vuole arrivare (gara sospesa ma poi ripresa, mentre la regola del punteggio parziale varrebbe solo se la gara viene sospesa e non ripresa). Una interpretazione fantasiosa che ci permette di dire allora che una gara di 4 giri (due prima, sospesa e poi ripresa per altri due giri) assegnerebbe punteggio pieno! Assurdo.

Sul fronte invece della gestione delle situazioni a rischio, purtroppo l’incapacità è reale: due volte i trattori in pista in condizioni di totale insicurezza e nel secondo caso proprio in Giappone in una situazione del tutto identica a quella che costò la vita al povero Bianchi, sono una cosa assolutamente inaccettabile. Tutto questo piace agli americani di Liberty Media? Non crediamo e le voci di attrito fra le due parti si moltiplicano.

Un Campionato fuori dalla titolazione FIA diventa sempre più probabile (ricordiamoci che il detentore dei diritti commerciali ha la titolarità dell’utilizzo del marchio Formula Uno per 99 anni a partire dal rinnovo del Concorde Agreement del 2001). Il problema si porrebbe semmai per piloti e squadre che certamente la FIA squalificherebbe da ogni altro campionato. Un bel problema ad esempio per la Ferrari che nel 2023 vorrebbe entrare nel WEC e sarebbe esclusa anche da tutti i campionati GT. Si profilano sviluppi interessanti…

Rodolfo Intelisano

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