F.1 CONTROMANO C’ERA UNA VOLTA LA POLE POSITION E PER FORTUNA C’E’ ANCORA!

DI RODOLFO INTELISANO
Pole ammaccata per Leclerc per la gara sprint del sabato
Anche con la gara sprint torna dunque la Pole Position. La Pole Position nella storia della Formula uno è Jim Clark sdraiato dentro la sua verde Lotus, un tutt’uno con essa, sono le nove pole di Lauda nel 74 o quelle di Piquet nel 84 con 1500 cavalli del turbo BMW da gestire e senza tutti gli aiuti elettronici né tantomeno la sofisticata aerodinamica di oggi, la Pole Position è Senna che negli ultimi istanti delle qualifiche caracolla lungo la pista con sua bellissima Lotus-Renault nera e oro per intimorire gli avversari impegnati nell’ultimo giro allo spasimo nel tentativo, inutile, di abbassar il suo inarrivabile tempo.
La Pole Position è la magia del giro secco, è il mito del giro perfetto, è il video su you tube del camera car di Senna con la McLaren-Honda a Monaco 88. Tutto questo, tutta questa inarrivabile leggenda, distrutta da una Pole determinata da una garetta del sabato pomeriggio. Non poteva continuare ad essere così e io plaudo al nuovo format che ridà dignità alla leggenda della “Pole”. Certo, oramai le statistiche sono sporcate per sempre e nessuno ricorda, né tantomeno ricorderà se quella Pole di Verstappen, piuttosto che di Hamilton era stata il frutto di un giro secco o della vittoria in una gara sprint del sabato pomeriggio.
Macchine a muro su piste pericolose è questo lo show?
Ma del resto, oramai, tutte le statistiche hanno perduto qualsiasi significato. Come si possono confrontare i punti raccolti da un Lauda o da un Prost con i punti raccolti da un Vettel o un Hamilton, quando una vittoria valeva nove punti e oggi ne vale 25? Come si possono confrontare le 103 vittorie di Hamilton con le 27 di Stewart? Quando lo scozzese non arrivò a disputare il centesimo Gran Premio e l’inglese ha superato quota trecento?
STATISTICHE SENZA SENSO
Neppure le statistiche sui Gran Premi disputati hanno un senso se pensiamo che un tempo un campionato si disputava su dodici/ quindici Gran Premi al massimo e oggi superano la ventina. Come paragonare il record di presenze di Graham Hill, quando i Gran premi erano una decina a stagione con i record di presenze di oggi? Non ha senso, non si può. E lo stesso vale per le pole di Senna , rispetto al record di Hamilton e così via.
A noi, vecchi appassionati, non nostalgici si badi bene, ma memori di decenni di Gran Premi questa Formula Uno non piace, ma non sono i nuovi format il problema, se sono intelligenti come quello appena introdotto per Baku, ben vengano. Il problema sono le regole astruse e demenziali create nella mente dei loro artefici per creare spettacolo e che lo spettacolo vero lo umiliano, come il parco chiuso che tanto chiuso non è e che però impedisce di cambiare un set up se la domenica piove, rispetto ad un sabato asciutto, il tutto alla faccia della sicurezza, tante, troppe volte strombazzata, il problema sono le sanzioni date “a capocchia” senza una uniformità di giudizio né tantomeno una certezza sulla entità della sanzione di fronte alla stessa violazione, il problema sono le decisioni sulle sanzioni da applicare prese con la rapidità di un bradipo addormentato quando si vuole far passare l’immagine di uno sport emblema della velocità.
Il danno e la beffa, macchina sfasciata ma pilota penalizzato
REGOLE SENZA CHIAREZZA
Il problema è l’incertezza sugli schieramenti di partenza, quando a sera, come accaduto a Monza lo scorso anno i piloti “twettano” chiedendo se qualcuno sa da che posizione partiranno. Le penalità in griglia non hanno senso, confondono le acque, sporcano la prestazione sportiva, possono sporcare una Pole. Se la sanzione è determinata da un problema tecnico come un cambio di motore o altro, che colpa ne ha il pilota? Se questo è un mondiale piloti, lo è ancora? Probabilmente no, la sanzione dovrebbe riguardare il team non il pilota.
Non sarebbe più sensato allora introdurre delle penalità nel campionato costruttori piuttosto che pasticciare una griglia di partenza? Sostituzione del cambio? Meno 5 punti nei costruttori alla squadra, sostituzione del motore? Meno dieci punti alla squadra. E poi c’è la questione annosa della gestione della Safety Car che andrebbe chiamata non safety ma show car, perché chiamata quasi sempre a sproposito in pista per creare spettacolo fasullo, in danno dello sport e di chi, con fatica, si è creato un vantaggio avvilendo il gesto sportivo. Domando: è più pericolosa una vettura ferma in una via di fuga o un trattore in una via di fuga?
Nella Formula Uno che ricordo io trattori in pista non ce ne erano, c’erano commissari in gamba che liberano le vie di fuga o addirittura la pista spingendo la vettura, solo se era impossibile spostarla interveniva la bandiera rossa e le gru con il braccio, quelle che dovrebbero essere le uniche obbligatorie, altro che trattorini! Erano le uniche ad essere utilizzate e nemmeno nello strettissimo circuito di Monaco c’era bisogno della Safety Car che oggi invece imperversa, anche perché i piloti erano ben più consapevoli del rischio rispetto a quelli di oggi e rispettavano la doppie bandiere gialle agitate.
La morte di Bianchi non ha insegnato nulla in tal senso: Gasly che passa duecento all’ora sotto il nubifragio a fianco ad un trattore, De Vries che quasi tampona un carro attrezzi in pista. Domando ancora: ma davvero per spostare una vettura in zona sicura è necessario fare entrare un carro attrezzi in pista manco fossimo sulla corsia di emergenza della A4? Io non credo proprio.
AUSTRALIA COL SENSO DEL RIDICOLO
E poi a Melbourne si è toccato il fondo, quando si è deciso che la safety car non basta per creare spettacolo ma ci vogliono le partenze e così abbiamo avuto il demolition derby e giornali specializzati sono arrivati scrivere a grandi lettere in copertina quello che pensiamo tutti: basta! Basta spettacolo finto, basta regole contorte. Lasciamoli correre e via Safety Car e trattori; full course yellow è la soluzione, ricordando che una vettura ferma in una via di fuga è mille volte meno pericolosa di un trattore. Ma questo lo dice il buon senso che è proprio quello che troppo spesso sembra mancare. Intanto il WEC cresce di interesse e Porsche decide di non entrare in Formula Uno mentre grandi case come Toyota, Porsche, Cadillac, Peugeot e Ferrari si sfidano lì.
Ci riflettano sopra bene gli artefici di uno spettacolo sempre più finto, altrimenti la soluzione sarà solo quella che trovò il buon Bernie: eliminare la concorrenza di altri campionati , mortificando la leggenda degli sport prototipi che a cavallo degli anni 60 e 70 attiravano più interesse della Formula Uno, ma dubito che oggi il giochino potrebbe funzionare. Rodolfo Intelisano
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