MONTECARLO, IL FASCINO DELLA GRIGLIA DI PARTENZA

Montecarlo è un luogo che, per l’automobilismo, ha un fascino particolare; da circa un secolo ogni anno sulle sue strade si svolge un Gran Premio, particolare perché ultimo ed unico, nonostante plurimi tentativi mai andati a buon fine, tracciato cittadino su cui si corre, forse anche per gli interessi economici che gravitano attorno al Principato, unico per la sua storia, che ha visto vittorie di grandissimi campioni, unico per la tradizione e per quello che rappresenta nel mondo automobilistico. 

Alla Formula 1 si è ora aggiunta la Formula E, nuova disciplina automobilistica fondata sul principio, sempre più sotto l’attenzione di tutti, governi, persone, ambientalisti e quant’altro, di una mobilità sostenibile, che sappia nel contempo rispettare i nuovi parametri di pensiero e non vada a limitare né la passione sportiva degli appassionati né la ricerca delle case automobilistiche volta allo sviluppo ed all’innovazione. 

La Formula E sembra avere trovato la strada giusta per generare un connubio ed interfacciarsi al meglio con quegli aspetti di, se così vogliamo definirli, costume, laddove l’ambiente attorno all’evento continua a rimarcarne le peculiarità, magari anche frivole, di tradizione, di quel clima principesco (in tutti i sensi), di quanto la tradizione ci ha tramandato come “contorno” degli eventi automobilistici, di norma espresso dalla presenza di ospiti illustri agli eventi. 

 

 
Vi sono due punti affascinanti e, diciamolo chiaramente, esclusivi del “circus” dell’automobilismo; uno è la pit lane, luogo dove si consumano ore di lavoro febbrile da parte dei meccanici e si costruiscono strategie e successi, santuario inaccessibile se non per pochi “eletti” e che il pubblico può ammirare, per ovvie ragioni, solo a debita distanza, l’altro, in ossequio a politiche di comunicazione sempre più rivolte anche ai non addetti ai lavori, è la griglia di partenza, specie nei minuti precedenti la partenza della gara. 

La griglia di partenza rimane ancora il simbolico punto di raccolta di tutti gli elementi iconici del mondo dei motori, e come tale mantiene il suo fascino, alimentato dalla tradizione; ed è così che il vecchio detto “donne e motori” trova la sua incarnazione laddove accanto alle vetture schierate, ai piloti seduti all’interno od ai meccanici dediti febbrilmente agli ultimi dettagli vengono accostate (alla faccia della Formula 1) ragazze sfolgoranti di bellezza. 

Nel caso specifico di Montecarlo la presenza della famiglia regnante sulla linea dello start all’inno nazionale monegasco solennemente suonato è l’elemento caratterizzante la nobiltà del luogo e dell’evento, quasi a ricordare che la location non è un luogo qualunque ma rappresenta uno stato che, per quanto piccolo, rappresenta un mondo ambito, non fosse altro che per la ricchezza che vi si trova raccolta e per le illustri presenze che ne hanno fatto loro dimora. Una nobiltà non ostentata in modo pomposo e sfarzoso ma signorile, in quanto tutto sommato discreta e semplice, e come tale ancor di più rispettata e rispettabile. 

 
Altresì assolutamente comune, in questo contesto, incrociare nella calca della griglia di partenza personaggi illustri e di grande notorietà nei rispettivi ambiti, sia che siano campioni dello sport di trascorsi importanti (citiamo Max Biaggi come commentatore televisivo, Nico Rosberg nel box Audi, con Lucas Di Grassi nel ruolo di anfitrione a spiegare la tecnica delle vetture elettriche, piuttosto che Loris Capirossi), quando non attori o attrici hollywoodiani (neppure Mitch Evans ha resistito alla tentazione di farsi fotografare accanto alla stupenda Naomie Harris) piuttosto che personaggi del mondo della finanza, della politica o della televisione. 

Una griglia di partenza che diventa, si scusi il gioco di parole, un “parterre des rois” di grande prestigio, una passerella di personaggi famosi, un ultimo momento prima che i piloti entrino nelle loro macchine, prima che il semaforo si accenda, che la gara abbia inizio e che l’evento sportivo diventi protagonista, un momento comunque di indubbio fascino che, forse, per le persone “comuni” e per gli addetti ai lavori lato “media” che riescono a condividere, forse dura troppo poco.

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