Testo e foto MARCO FERRERO
La quarta tappa della European Le Mans Series, in corso di svolgimento questo fine settimana sul circuito di Monza, può essere lo spunto per fare una piccola, chiamiamola pomposamente, analisi di natura tecnica su come le vetture si presentano e vengono approntate per correre sul “tempio della velocità”.
Il tracciato brianzolo è certo il più veloce, in termini di velocità media di percorrenza sul giro, della serie, ed uno dei più veloci, ovviamente ovali americani esclusi, di tutto il mondo, caratterizzato da lunghi rettilinei sui quali le vetture sono in grado di scaricare tutta la propria potenza e sul quale lo sfruttamento delle scie è ancora possibile, anche se le modifiche apportate nel corso del tempo, quali l’inserimento delle tre varianti (1^, 2^ ed Ascari) piuttosto che la modifica delle curve di Lesmo, hanno limitato significativamente le prestazioni delle vetture.
Elevate prestazioni in termini di velocità massima implicano carichi aerodinamici bassi ed una configurazione “scarica” della vettura, in generale, con incidenze minime per gli alettoni e con le profilature che facilitino al massimo la penetrazione aerodinamica; necessario comunque trovare un corretto compromesso, in quanto una basso carico aerodinamico implica una minore aderenza della vettura al suolo, il che richiede grande sensibilità di guida ed una capacità di calcolare millimetricamente le staccate.
A riprova di ciò in caso di pioggia i carichi vengono aumentati, in quanto la scarsa aderenza generata dall’asfalto viscido porterebbe di fatto all’inguidabilità della vettura; non sarà il caso della gara di Monza, dove il meteo prevede giornate torride con temperature sopra i 30°; in questo caso sarà fondamentale anche la scelta delle gomme ed il bilanciamento con il resto della vettura; pneumatici troppo morbidi, che da un canto garantirebbero maggior aderenza, potrebbero “andare in crisi” molto presto, e costringere a pit stop anticipati, quando, ed è quanto già successo in passato, cedere di schianto.
I rapporti del cambio, ovviamente, saranno lunghi, stante la necessità di portare la vettura alla massima velocità possibile e non sussistendo sul tracciato parti miste o lente che impongano accelerazioni immediate o ripartenze, eccezion fatta per la stretta “esse” della prima variante; una parola sui freni, per la verità non sollecitati con continuità, ma con una modalità abbastanza “violenta” nelle tre staccate (prima variante, seconda variante, parabolica) che i piloti dovranno affrontare.
Senza voler apparire come menagrami, da ricordare come in passato siano occorsi, in occasione delle gare della European Le Mans Series sul circuito di Monza, alcuni incidenti causati da cedimenti di parti meccaniche delle sospensioni durante le fasi più critiche delle frenate, elemento che certamente guiderà i tecnici delle squadre ad attente valutazioni sui materiali da utilizzare sulle vetture.
Lato piloti, considerate le condizioni meteo che verranno affrontate, grande impegno fisico con rilevante dispendio di energie nell’arco della gara, e concentrazione da mantenere ai massimi livelli in quanto la differenza prestazionale tra le varie classi di vetture sarà rilevante, e le fasi di doppiaggio, che saranno certamente innumerevoli, potrebbero risultare un elemento di criticità.
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