IL KARTING NON È QUELLO DI CORBERI

Testo e foto MARCO FERRERO

 

La gara di Campionato Italiano Kart a Castelletto di Branduzzo, di cui si propone una carrellata fotografica, è occasione per ridare dignità all’immagine del karting compromessa da quanto si è visto nella gara mondiale di Lonato tre settimane fa; avete presente Luca Corberi, quel pilota di kart che, posto all’esterno di una curva con una parte di carrozzeria del suo mezzo, ha atteso un avversario in gara per scagliarglielo contro? E avete presente chi, nella persona del di lui padre, che a fine gara, nei box, si è scagliato contro il pilota avversario “reo”, non importa di cosa, aggredendolo vilmente con ciò pensando (termine per lui esageratamente benevolo) di “aiutare” il suo pilota nonché figlio?

Ecco, tutto questo non è il karting! Non mescoliamo, e magari giustifichiamo, certe becere manifestazioni di demenza con l’agonismo, un deliberato tentativo di offendere con il farsi giustizia per, forse, una manovra scorretta (per questo ci sono i commissari, il direttore di corsa ed i successivi organi giudicanti), l’intimidazione, il bullismo e l’aggressione con una scarica di adrenalina o di rabbia.

Chi pratica uno sport sa (o dovrebbe sapere) che ci possono essere episodi dubbi, controversi, magari scorretti, ed anche decisioni ingiuste, ma che, comunque sia, gli stessi vanno accettati e la cosa deve finire in ambito sportivo; a monte di quale sia la causa scatenante, che nel caso di specie è irrilevante ai fini di quanto occorso, chi non è capace a controllare i propri nervi è meglio che stia a casa, poiché certe manifestazioni possono essere solo pericolose per se stesso e gli altri.

Luca Corberi ha, con un atto quanto meno formalmente dovuto, annunciato la restituzione della licenza (anticipando la decisione degli organi disciplinari), atto che non deve far passare nel dimenticatoio che nel frangente si sono evidenziate anche altre situazioni altrettanto negative e che parimenti meritano di essere adeguatamente sanzionate.

Per ora sono state sospese le licenze di Luca Cerberi, del padre e dell’autodromo; giustissimo, è quanto meno il minimo che si dovesse fare, in attesa che l’inchiesta aperta giunga alla sua conclusione ed alle sanzioni definitive, facendo luce su alcuni deprecabili aspetti.

Per quanto rilevato dalle immagini televisive, inaccettabile il comportamento dei commissari che hanno pericolosamente permesso a Corberi di stazionare per decine di secondi a bordo pista all’esterno di una curva senza intervenire togliendolo dalla pista (allontanarlo, non importa di chi fosse figlio, sarebbe stato il minimo) e senza neppure pensare di sbandierare una bandiera gialla, una mancanza non professionale e potenzialmente foriera di conseguenze gravissime.

Altrettanto grave quanto occorso nei paddock, laddove una persona (non importa chi fosse) ha potuto aggredire un pilota attestando come necessari livelli minimi di sicurezza non fossero stati predisposti e che qualunque squilibrato avrebbe potuto agire in modo indisturbato a nocumento dell’incolumità altrui; se si pretende di organizzare una gara “importante” ci sono aspetti che non possono essere tralasciati, elementi che la FIA dovrà tenere in seria considerazione ai fini delle sanzioni che verranno prese al termine dell’inchiesta, ovviamente a carico anche del circuito e dei commissari.

Il tutto, ovviamente, senza considerare come quell’atto, che fa entrare quell’azione nell’olimpo della demenza e meritoria della radiazione di quella persona, abbia compromesso, in quanto oggetto di riprese televisive, l’immagine di una disciplina che tutti consideriamo “sana” ed abbia posto qualche dubbio sulla bontà dell’ambiente stesso del karting, a maggior ragione in quanto gara della massima competizione della serie.

In ultimo, un pessimo e vergognoso esempio di comportamento per tutti quei ragazzini dell’Academy che assistevano all’evento, una pessima immagine per una disciplina che ha regalato campionissimi dello sport dei motori, italiani e non (citiamo solo Liuzzi e Schumacher), e che non rende merito a questo sport; se quella persona è parte dello staff che gestisce l’Academy, come genitore di uno degli allievi di questo “fenomeno” non esiterei un attimo a prendere mio figlio/figlia e portarlo/a da un’altra parte… se questo è il modello di comportamento, non oso pensare cosa venga insegnato ai piccoli piloti di fare quando sono in pista…

La gara di Castelletto di Branduzzo, fortunatamente, è servita a riportare un po’ di serenità ed a ridare alla disciplina la sua giusta immagine; quanto successo deve rimanere solo un brutto episodio, guardiamo avanti con fiducia, questo sport ci ha dato tanto e sicuramente ci potrà dare quanto meno altrettanto.

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