SUPERMOTO: CON GIOVANNI BUSSEI E LA SUA PASSIONE

 

Giovanni Bussei, centauro che ha militato per dieci anni con più che decorosi trascorsi nella SBK, dal 2006, anno in cui ha lasciato la categoria, partecipa al Campionato Supermoto dove, con i suoi 46 anni, è per tutti un simbolo in tema di passione sportiva ed un punto di riferimento in tema di professionalità. Oggi come allora persona simpatica, umile e schietta, ha accettato con la sua consueta grande disponibilità di fare una disamina a 360° sulla sua vita sportiva, mettendo involontariamente in difficoltà chi debba cercare di sintetizzare i concetti principali di una chiacchierata di oltre venti minuti. 

D: per te che hai corso in SBK che differenza di ambiente c’è tra la SBK e la Supermoto? 
R: intanto, io ho lasciato la SBK nel 2006, e magari qualcosa da allora è cambiato. A quel tempo tra SBK e Supermoto come ambiente non c’era molta differenza, due ambienti simili, qui ovviamente più semplice ed informale, là ad un livello più professionistico, anche per gli interessi che giravano, ma in entrambi c’erano rapporti buoni. Per carità, non era tutto rose e fiori, qualche tensione c’era, ma la si risolveva parlandosi e tutto finiva lì. Io da allora non sono più entrato in un paddock della SBK, magari oggi la differenza è enorme; a quel tempo i rapporti in SKB erano decisamente informali e amichevoli, io giravo per i paddock altrui, scherzano e andavo a mangiare da loro, era un bell’ambiente. 

 

 
D: qualche “rimpianto” per aver lasciato a quel tempo la SBK? Avresti potuto ancora continuare… 
R: no, ci sono scelte di vita che si fanno; a un certo punto valuti se sia il caso o valga la pena continuare a prendersi certi rischi, poi mi ero sposato, e così a un certo punto ho deciso di lasciare. 

D: come vedi la SBK di oggi? 
R: per loro è un momento difficile, come peraltro anche qui in Supermoto. Sono al minimo storico come piloti e questo non è un bel segno, una volta scendevano in pista almeno trenta piloti. Il problema di fondo è sempre il solito: il denaro. Le grandi case hanno, purtroppo, smesso di investire, ormai c’è solo più una squadra ufficiale, la Kawasaki, le altre sono squadre satellite e non investono. La conseguenza è che non ci sono top riders disposti a correre in SBK; mentre una volta anche i “grandi” nomi ci andavano (NDR insieme ricordiamo quando Rossi corse con Edwards a Suzuka), ora sarebbe solo un ripiego. Lo stesso Bautista di oggi è un ottimo pilota, un nome importante, ma è in SBK perché nessuna squadra in MotoGP lo ha chiamato, se no non sarebbe lì. 

D: il fatto che ci sia sempre solo un dominatore, negli ultimi anni Rea, oggi Bautista, non ha influito in negativo? 
R: no, anche in passato era così, c’erano anni in cui vinceva sempre Corser, altri in cui vinceva sempre Edwards, altri in cui vinceva sempre Bayliss, altri in cui vinceva sempre Fogarty, e così via. Il tutto era legato, come ti dicevo, al fatto che tutte le case investivano, per cui la competizione portava ad avere le case che si alternavano alla vittoria. Anche in altre discipline ci sono stati dei “domini”, ma nessuno ha portato quei campionati in crisi. 

D: le tue prospettive per il campionato? 
R: (ride) nooo, per carità! Io qui ci vengo per divertirmi, ho corso per tanti anni, mi piace e mi diverto ancora, mi piace questo ambiente, mi piacciono questo tipo di gare, mi piace tra l’altro questo circuito, non come quello di Ottobiano dove pioveva e c’era un sacco di fango. Tra l’altro, questo sarebbe anche il circuito ideale per la mia moto, (NDR sorride) se le condizioni meteo fossero diverse potrei anche provare a fare qualcosa di buono, con questa pioggia non credo proprio sia possibile. 

 

 
D: parlavi di circuiti; tu che hai sempre corso in pista come giudichi la gara del Sestriere? 
R: come idea di fondo non sarebbe neanche male, per come è stata realizzata non va bene. Io ho visto il tracciato il mercoledì e ho deciso di non correre, ci sono di fatto due rettilinei e una curva, sembra più una gimcana per bambini, non rispetta neppure la dignità di chi corre, a monte del fatto che ci sono punti in cui i requisiti di sicurezza non è che siano proprio il massimo, Si sarebbe potuto, con la collaborazione del comune del Sestriere, fare la gara su un percorso diverso, ma magari si doveva bloccare mezzo paese. Come idea era buona, ma sul quel tracciato io non ci avrei corso neppure se fossi stato in lotta per il titolo. 

D: che futuro vedi per la Supermoto? Cosa si potrebbe fare? 
R: come ti dicevo, è un momento difficile, attorno alla Supermoto ci sono molte critiche, nonostante che chi organizza cerchi di introdurre sempre delle novità. Quando ho iniziato, quasi quindici anni fa, la Supermoto era il massimo dello spettacolo, solo qui si vedevano le derapate, le curve di traverso, era uno “spettacolo” nuovo per la gente e il campionato ha avuto il suo boom. Poi, grazie alle gomme, all’evoluzione delle moto, all’elettronica, anche in MotoGP hanno iniziato a farle; dato che un conto è fare quelle cose a 100 all’ora, un conto è farle a 200, la gente ha trovato, come logico, più spettacolari le evoluzioni fatte da quelle moto e l’interesse verso la Supermoto è calato. In più, anche qui abbiamo solo una casa che investe, purtroppo, per cui non c’è neppure interesse da parte di sponsor importanti per dare visibilità al campionato. 

D: cos’ha Chareyre in più degli altri? La moto ufficiale lo aiuta o c’è dell’altro? 
R: è bravo lui, è veramente bravo, senza dubbio il migliore, a prescindere dalla moto vincerebbe lo stesso. A parte la sua tecnica di guida, è un talento naturale, il suo punto forte è la concentrazione e la dedizione che riesce, nonostante le vittorie, a mantenere sempre e l’impegno che ci mette continuamente. Potrebbe anche prendersela più comoda, anche perché non ha avversari bravi come lui e vincerebbe lo stesso, ma lui è sempre al massimo, sa che prima o poi potrebbe arrivare qualcuno che potrebbe batterlo e lui vuole essere pronto. Non è che qui non ci siano piloti bravi, al contrario, credimi, ci sono ragazzi che sono veramente bravi, che vanno forte e farebbero la loro figura anche in altri campionati, ma è lui che è di un’altra categoria. 
Stanno per iniziare le prove, ci salutiamo, lo ringrazio riflettendo ammirato sulle valenze della persona prima che del pilota; scendo in pista, lo vedo girare, nel notare il suo impegno, la sua grinta, il suo agonismo una domanda mi sorge spontanea… ma quest’uomo ha quarantasei anni?… dalla passione che esprime non si direbbe proprio…

 

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