MINI COUNTRYMAN/ Più spazio per tutti

 

 

La Mini Countryman (Foto Nicoli) con la modella Loredana durante il test

 

Un po’ più lunga di una Fiat 500 X e un poco meno di una Nissan Qashqai, tanto per avere le idee degli ingombri. La chiamano Mini ma la Countryman, di Mini, ha solo il nome in quanto è un’auto tutta diversa dalle precedenti. Il pianale infatti è quello della BMW X1, che a vista sembra altra roba, solo che questa Countryman ha il pregio di nascondere le vere dimensione mascherandole e facendola passare per una Mini leggermente gonfiata. Devi vederla a fianco di una Mini classica per capirne la differenza, oppure trovarsi al parcheggio fra le due auto citate prima per vedere che spunta da un lato e manca poco dall’altro. E’ una vettura grande, per chi è diventato maggiorenne, nel senso che da single e sbarazzino ha messo su famiglia e ha bisogno di spazio per caricare i familiari, gli amici e tutto l’occorrente. Ma vuole conservare lo spirito giovanile e scacciapensieri che si associa a un certo stile di vita.

 

CRESCE LA FAMIGLIA CRESCE MINI

 

Cresce la famiglia, cresce la Mini. Ecco la sintesi. In questa direzione Mini ha creato il surplus adeguato per chi vuole distinguersi, non vuole essere uno dei tanti e mira a farsi notare anche per quello che guida. Da premium, ovvero vetture di livello superiore della categoria, non poteva mancare una Mini familiare, ma al contrario della vecchia giardinetta degli anni 60, occorreva qualcosa di nuovo. Ed eccolo qua. Si parte da interni rivisti, con materiali più curati rispetto anche alla versione precedente di Mini, dove qualche plastica saltava perché si era risparmiato sulle clip di attacco, non ci sono scricchiolii (anche se il test breve non ha permesso di andare a fondo, servirebbe riprovare la macchina con 30 mila km per avere le idee più chiare) e l’insieme è molto bello e sostanzioso al tatto e alla vista.

 

 

NIENTE KART ORA SI VIAGGIA IN CONFORT

 

La seduta è abbastanza comoda, non proprio il massimo del confort ma, se vuoi mantenere il go kart feeling, come lo chiamano loro, devi sacrificare qualcosina, non molto a dire il vero. L’assetto è rigido quel tanto che basta e quello che si guadagna dalle sospensioni più morbide arriva dalle gomme a spalla bassa che compensano la tenuta, anche se il mix è abbastanza strano a dire il vero. Interni con sedili adeguati, ci vorrebbe forse qualcosa di più contenitivo su quelli anteriori ma poi si tornerebbe al punto di partenza, va bene il feeling da kart ma se poi stringiamo anche i sedili, addio confort, non abbiamo più 20 anni nella schiena. La panca posteriore può spostarsi in avanti o indietro di 13 centimetri, bel risultato per chi ha gambe lunghe e fisico non da atleta per destreggiarsi in mezzo a contorsionismi vari. Il problema sono le ruote, ovvero nella versione All4 provata (motore turbodiesel da 150 Cv, in alternativa c’è il 190…) con i cerchi da 19 pollici dà una certa risonanza. Bagagliaio giusto per la categoria, da 450 litri fino a 1390 abbattendo gli schienali.

 

SILENZIO, O QUASI, SI GIRA…

 

Ovvero, con l’asfalto magari non liscio il rumore si trasmette all’interno, più che un problema di insonorizzazione è un fatto di risonanze, per cui il consiglio sarebbe quello di evitare cerchi così grandi (su questa auto un 17 pollici va benissimo ed è più confortevole) e se proprio si vuole appagare la vista, sarebbe meglio confrontarsi con i tecnici per trovare il giusto compromesso fra cerchio da 19 e gomma adeguata, perché una Bridgestone o una Pirelli o Michelin, per dire, possono dare risultati diversi sia come rotolamento sia come risonanza. Detto questo, che rimane un particolare per palati fini, il comportamento stradale è onesto, non ci sono sorprese, tutto avviene come da programma.

 

 

CAMBIO AUTOMATICO A 8 RAPPORTI

 

Nell’accoppiata col cambio automatico a 8 marce sembra quasi di avere un CVT, ovvero un cambio a variazione continua, non ci sono scatti, colpi o altro, tutto fila serenamente fra una marcia e l’altra. Il problema è se per caso in autostrada vuoi fare un kick off, cioè dai di gas per toglierti dai casini, è successo che abbia scalato anche 2 o 3 marce prima di dare segni di vita in ripresa. Per fortuna il motore diesel ha coppia quindi si recupera bene e senza tanti problemi. Si può fare di meglio, anche se la trasmissione è fra le top in circolazione. Piuttosto c’è la strana sensazione di quanto entrano in funzione le quattro ruote motrici, ovvero fra gomme larghe e cerchio grosso, la trazione viene ripartita sulle quattro ruote quando serve e questo, al volante, (tra parentesi, è disassato verso sinistra…) si ha la sensazione che la nostra Mini cerchi la strada, un po’ a testoni come fanno i bimbi che si muovono a quattro zampe per casa, la sensazione è quella, per cui non sempre si ha la percezione esatta che tutto fili liscio anche se è tutto sotto controllo. Manca un sistema di frenata automatica in caso di emergenza, quello che c’è ti aiuta fino a un certo punto (e in casa BMW di roba buona ne hanno) per cui si può migliorare senza dubbio.

 

FINALMENTE IL TOUCH SCREEN

 

 

Se siete appassionati di infotaiment con lo schermo touch screen (novità per Mini) ci si sbizzarrisce. Quello standard da 6,6 pollici non è male, se siete amanti dei maxischermi in optional ce ne è uno da 8,8 pollici, solo che si parla di 1000 o 2500 euro in più da sborsare a parte, da mettere in conto quando si fa la lista degli optional in quanto, non sembra, al prezzo base si finisce poi per aggiungere tanta di quella roba che salterebbe fuori un’altra utilitaria, per cui meglio scegliere versioni di mezzo già abbondantemente coperte da ogni necessità.

 

MOTORI DIESEL MA DA DUE LITRI

 

A gasolio c’è solo il duemila nelle varianti da 150 e 190 cavalli. A benzina ci sono il tre cilindri da 1,5 litri e 136 cavalli e il quattro cilindri da 2,0 litri e 192 cavalli, da giugno esiste anche una versione ibrida plug-in con 40 chilometri di autonomia a emissioni zero e il motore elettrico da 88 cavalli al retrotreno, a dare una trazione 4×4 senza bisogno di una trasmissione meccanica. Non l’abbiamo provata e non sappiamo quando riusciremo a farlo. Di sicuro la cavalleria c’è tanto che supera in accelerazione della top di gamma John Cooper Works da 231 cavalli…

Quanto ai cambi, sulla Mini Countryman Cooper le scelte possibili sono il manuale o l’automatico Steptronic, entrambi a 6 marce, mentre l’automatico a 8 marce è disponibile come optional per Cooper S e Cooper D. Solo sulla Cooper SD è di serie. La trazione integrale delle versioni All4 è di tipo on demand, trasferisce cioè la coppia alle ruote posteriori solo in caso di bisogno, basandosi sui dati raccolti dal controllo elettronico di stabilità DSC. E questo fa capire il perché della sensazione a tentoni quando si guida su certi fondi, attacca e stacca alla bisogna.

 

PREZZI DA 27450 EURO

 

I prezzi, intanto. La gamma è vasta e offre di tutto e di più. Si parte da 27450 euro e si arriva al top John Cooper Works a 41200 euro. La versione provata e che trovate nel servizio è una All4 D da 150 cavalli e con l’allestimento completo si aggira sui 38 mila euro. Non sono pochi, ma di sicuro questa Countryman non è la seconda auto come era la Mini tradizionale, in quanto è auto per tutta la famiglia.

 

 

 

 

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