F.1 Tonio Liuzzi, agli italiani non perdonano nulla

Al posto giusto ma nel momento sbagliato. Riguardando la sua carriera in F.1 Vitantonio Liuzzi non ha dubbi. “Sì, più passa tempo e più mi convinco di essere stato nei posti giusti, vedi Red Bull e Force India, ma nei momenti sbagliati. Ovvero, erano delle start up, tutte da definire, da creare, con i problemi che ne seguono. E io ne ho pagato le conseguenze”. Infatti, non è un segreto che la carta Red Bull sia stata quella sprecata, perché al fianco c’era David Coulthard, provenienza McLaren e Williams, quindi un termine di paragone forte e Liuzzi non ha mai sfigurato. Però la storia dice che ci fu il passaggio alla Toro Rosso.

 

Alla Red Bull arrivò come terzo pilota, doveva alternarsi con Klien, solo che da austriaco questi ebbe gioco facile nel disputare più gare rispetto a Tonio che al debutto a Imola colse pure i primi punti. Insomma, il talento c’era, il titolo mondiale 2001 di kart, sulla pista di Schumacher e davanti al kaiser della Ferrari, furono un bel biglietto da visita. Poi la parentesi Toro Rosso, con un risultato sprecato in Canada nel 2006, era quarto quando toccò il muro e si ritirò, coi primi punti presi in Cina: “Lì la storia è molto chiara: Mateshicz mi voleva confermare, Berger no. Ci furono discussioni, e infatti la vinse Berger e la mia avventura con la squadra finì lì. Inutile recriminare ora, però quando la macchina cominciava ad essere competitiva, mi sono trovato fuori, quando andava male ci ho dovuto mettere una pezza e sopportare i disagi…”.

 A fianco con Ricciardo alla HRT Liuzzi ha “svezzato” il pilota australiano (foto dal web)

 

La storia dice che quando un pilota italiano arriva a certi livelli, sono più gli ostacoli che i vantaggi: “Gli italiani scontano sulla loro pelle il circus iridato – continua Liuzzi – facciamo errori come tutti però i nostri errori vengono amplificati. Non ci risparmiano proprio nulla”. E ad esempio si può portare la gara di Giovinazzi in Australia. Il pilota pugliese aveva toccato l’ala anteriore al via, sui detriti di Ricciardo, il team non ha cambiato il musetto e l’ha obbligato a una strategia folle in cui si è potuto solo difendere. Eppure le critiche sono state feroci senza dargli la possibilità di ribattere: “Giovinazzi ha al fianco un campione del mondo come Raikkonen, quindi qualsiasi cosa faccia avrà un bel termine di paragone. Dovrà imparare a gestire tante cose, la qualifica, rubare il mestiere a Kimi e poi, dopo le prime gare, dovrà dare il 120 per 100 se vuole restare nel giro. Nessuno gli perdonerà niente, dovrà vivere con questa pressione, che è tipica della F.1 ma che per gli italiani è superiore. Dovrà stare attento a non commettere errori, finire almeno le prime gare. Perché come ho detto agli italiani non perdonano niente. Non faccio nomi ma abbiamo visto inglesi o francesi fare disastri, e li hanno sempre assolti. Uno di noi appena faceva qualcosa di simile era crocifisso”.

 

Perché l’ultima generazione di piloti italiani è meridionale? Fisichella di Roma, Trulli abruzzese e tu pugliese trasferito a Pescara, Giovinazzi di Martina Franca…”E’ perché forse noi ragazzi del sud abbiamo più fame, non abbiamo le possibilità degli altri, niente piste, autodromi, sponsor, e quindi dobbiamo sudare di più per ottenere qualcosa e questo ci tempra, ecco perché, essendo più affamati, otteniamo di più”. E parlando di fame, è un caso che Liuzzi si sia dedicato alla ristorazione? “Abbiamo appena aperto un ristorante a Milano, Penelope a casa, è una passione e un amore per la cucina che io e mia moglie ci portiamo dietro da tempo, allora abbiamo deciso di aprire un locale a Milano. Sta andando bene, anzi vi aspetto tutti a mangiare da noi. Kubica e altri della F.1 ci sono già venuti, perché dovreste mancare voi?”. Ok, aggiudicato. Sappiamo dove andare.

automoto.it

 

 

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