F.1 Monza perché è una Ferrari da doppietta

 

Una vittoria che sarebbe piaciuta a Sergio Marchionne, il papà spirituale di questa nuova Ferrari. Fu lui a gettare le basi per il rinnovamento tecnico, dando fiducia ai giovani di Maranello. Fiducia che è stata ripagata perché dietro alla vittoria di Vettel in Belgio, ma anche nelle altre 4 vittorie stagionali, c’è proprio il merito dello staff tecnico di Maranello. Lo si è visto in maniera implacabile pochi km dopo la partenza, quando all’uscita della salita del Raidillon, Vettel ha superato Hamilton come se fosse fermo.

E Sebastian ha poi replicato quando, a gomme fredde dopo il pit stop, ha subito impresso il suo ritmo. “Grazie ragazzi, grazie motoristi” ha detto dopo la gara. E il grazie ci sta tutto perché gran parte del merito è proprio di chi cura le power unit della Ferrari. L’anno scorso avevano ancora 80 CV in meno rispetto ai Mercedes, non parliamo degli inizi dell’era ibrida: il divario era di oltre 250 CV, oggi invece (grazie al lavoro dei tecnici della Ferrari) è la rossa in vantaggio di almeno 50 cavalli sui rivali tedeschi. Quindi parte del lavoro di recupero è dei motoristi.

 

Ma in Belgio, e prima ancora in Inghilterra, pista completa, si era capito come questa Ferrari fosse da mondiale. Non ha difetti grossi evidenti, si adatta bene a tutte le piste, non mangia le gomme (riguardare in Belgio Hamilton dopo 21 giri con le Pirelli rosse e la Ferrari, una sembrava un gruviera, l’altra era come se avesse le gomme nuove) è facile da guidare e ha tanta trazione. Lo dimostrano anche i duelli nelle retrovie dove Sauber e Haas, che usano stesso motore e retrotreno Ferrari, nelle accelerazioni le suonano ai rivali. A Monza la Ferrari può fare una doppietta e superare le Mercedes, le premesse ci sono tutte.

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