F.1 GP Montecarlo, Vandoorne svela i segreti del GP: oltre 5 mila cambi marce e oltre mille frenate!

 

I numeri, tanto per cominciare. Meno di 300 km di gara, 19 curve, oltre 5400 cambi di marcia e più di 1000 frenate in quella che è la corsa cittadina per antonomasia. A Montecarlo Stoffel Vandoorne, nel nuovo ruolo di Brand Ambassador per SPARCO®, l’azienda leader in abbigliamento ignifugo torinese, ha svelato alcuni aspetti inediti e sconosciuti del GP più famoso al mondo. SPARCO® ha appena annunciato il rinnovo dell’accordo di collaborazione tecnica con la scuderia McLaren fino almeno al 2021 e nel contempo il ruolo del pilota belga nello sviluppo dei nuovi prodotti specialistici. Guanti e scarpe, nella fattispecie, visto che con le tute SPARCO® ha raggiunto risultati di rilievo. Quelle indossate da Vandoorne e Alonso pesano, infatti, meno di 700 grammi, un valore record per il mondo racing.

 

Vandoorne ha spiegato le differenze di guida rispetto al passato: «Una volta si usavano i cambi manuali e con le 5 o 6 marce a disposizione in quel periodo, alla fine della gara si facevano circa 3500 cambi di marcia. Le mani erano piagate e i guanti dovevano essere robusti e rinforzati. Oggi con i cambi automatici al volante è cambiato il modo di guidare. Infatti, usiamo spesso le dita sia per scalare o salire di rapporto, ma anche per le regolazioni sul volante. Fra pulsanti, frizione da staccare in partenza, marce da cambiare, alla fine il lavoro per le dita è incredibile. Infatti, si superano le 5000 cambiate durante un GP, ovvero fra salire e scendere di rapporto ne cambiamo una ogni 80-90 metri di pista! Il guanto deve essere quindi leggero, con una presa ottimale ma deve calzare in maniera quasi perfetta, come se fosse una seconda pelle perché dobbiamo avere la sensibilità sulle dita, non sbagliare a toccare i pulsanti. Farlo a 300 all’ora non è una cosa semplice, ve lo garantisco…». Arrow RG-7, l’innovativo guanto biometrico utilizzato da Vandoorne, ospita inoltre al suo interno un sensore ottico atto a misurare la quantità di ossigeno nel sangue e monitorare la frequenza cardiaca. Questo dispositivo di controllo consente di verificare lo stato del pilota a seguito di un incidente, dando la possibilità all’equipe medica di definire immediatamente il piano di intervento sull’infortunato. Il sensore è stato sviluppato dalla FIA, insieme al Global Institute e Signal Biometrics Ltd, mentre SPARCO® ha curato l’installazione dell’elettronica all’interno del guanto.

 

Un altro aspetto importante per un pilota, sono le frenate che a Montecarlo sono oltre 1000 a fine gara, con una pressione sul pedale che va da 80 a 120 kg per bloccare la vettura da 290 orari ai 50 della chicane, tanto per fare un esempio. Un pilota come te ha preferenze particolari? «Sì, a parte che la scarpa deve essere confortevole e quindi calzare bene, io preferisco una suola molto sottile perché voglio avere la sensibilità sul pedale del freno, per modulare la staccata e sentire meglio la vettura. Però è anche vero che una suola sottile potrebbe essere meno robusta rispetto a una suola spessa, quindi lo sviluppo di una scarpa è molto difficile». Le calzature attualmente utilizzate da Vandoorne pesano 190 grammi e SPARCO® è al lavoro per continuare a sviluppare soluzioni innovative, atte ad incrementare comfort e durabilità del prodotto. Anche il sistema di chiusura è stato rivisto, per consentire di avere una chiusura veloce ed ergonomica. «La scarpa deve essere leggera – ha continuato Vandoorne – ma comoda, avvolgente (io preferisco uno stivaletto per intenderci) e deve poter consentire la massima sensibilità. Voglio sentire il pedale, l’attacco della frenata, è fondamentale per andare forte. A Montecarlo si frena spesso, non in maniera violenta e per questo si deve essere sempre sensibili per modulare la staccata e quindi la sensibilità è importantissima, ma la suola deve essere resistente, il piede, infatti, non deve toccare direttamente il pedale. È un compromesso e proprio per queste difficoltà mi sento onorato di essere Brand Ambassador per SPARCO® perché ho la possibilità di sviluppare dei prodotti specifici per me ma anche per tutti gli altri piloti professionisti. Per me è un grande onore far parte di questo progetto insieme a McLaren».

Condividi su: