F.1 Gp Francia, quando il pilota deve remare in curva

È davvero una bella giornata, oggi, qui a Le Castellet, al Circuito Paul Ricard. C’è un bel sole caldo, mitigato da una bella arietta fresca che gli autoctoni dicono tipica di queste parti. Il mondo della Formula Uno, sbarcato quassù, sembra non farci troppo caso. Già di mattina presto incontriamo un serio Sebastian Vettel tutto intento a spiegare un qualcosa, anche a gesti, ad un addetto della FIA. I più appassionati di  tecnica, invece, si stanno scatenando davanti ai box a scoprire i nuovi pacchetti aerodinamici portati qui dalle squadre, con l’intento di migliorare le performance delle monoposto. Tutto molto interessante. Ma, come al solito, ben presto preferiamo andare ad assistere alla prima sessione di prove libere direttamente in pista. Più precisamente dove più si ha la possibilità di scoprire ed ammirare le performance delle vetture e l’abilità dei piloti: le curve, o risorse, come le chiamava Tazio Nuvolari.

 

Tappa del mattino: Sainte Baume, estremità ovest di questa pista decisamente vecchio stile, di quelle toste, dure e pure. I Campioni arrivano a Sainte Baume a tutta velocità, provenienti dalla esse della Verrerie, nel 1986 fatale al nostro caro e indimenticabile Elio De Angelis. Staccano, ma non con violenza, per entrare in una curvetta a destra, velocissima e non troppo impegnativa, se non fosse seguita, subito dopo, da una lentissima controcurva a sinistra. Tratto quindi complicato, tutto da interpretare. Poi un curvino lentissimo a destra e, da lì, via in piena accelerazione per un tornantone velocissimo che gira tutto a destra, da affrontare più velocemente possibile in vista della ultima leggera piega a sinistra che immette sul rettilineo del Mistral. Il tutto di fronte ad una enorme tribuna circolare, che sembra avvolgere il tracciato e i protagonisti della F.1 impegnati questa mattina. È davvero fantastico ammirare questi Campioni mentre tentano di domare le loro belve che, in questa sessione, paiono davvero imbestialite: nel tornante in accelerazione, infatti, sembrano voler andare dappertutto tranne che nella giusta direzione, con i piloti costantemente impegnati a correggere traiettorie mai lineari e costanti. “Si tratta di graining.” Ci spiegherà poi una addetta della Pirelli. Fenomeno derivato da pista ancora sporca e dal nuovo manto d’asfalto appena steso in quel punto. Quello che in realtà è stato un problema per tutti in pista, per chi assisteva in tribuna si è trasformato in grande spettacolo, con i piloti quasi nelle vesti di abili marinai, nei tentativi di correggere le derive delle loro monoposto. Risorse? Sì: nelle braccia e nel cuore dei ragazzi al volante. Altro che regoline e regolette con cui perdere tempo e farsi il sangue cattivo…

 

 

Al pomeriggio ci siamo trasferiti a Le Beausset, all’estremo opposto di questa pista meravigliosa. Un tornantone che gira tutto a destra che sembra disegnato col compasso, ma così non è. Infatti si è assistito ad innumerevoli interpretazioni da parte dei piloti, che, evidentemente, stavano valutando anche le traiettorie migliori in funzione del nuovo asfalto e del comportamento delle loro monoposto con i vari carichi di benzina. C’è chi entrava a centro pista, e poi stringere una prima volta sul cordolo interno, per poi allargarsi velocissimo e stringere di nuovo in uscita che, oltre a spararti all’esterno curva, si trova, per giunta, è in leggera salita. C’è chi preferiva rimanere più largo in ingresso per poter stringere di più sul primo cordolo. Questa traiettoria, però, sembrava far arrivare i piloti leggermente troppo veloci quando si trattava di stringere la seconda volta in uscita, mandandoli tutti un po’ larghi.

 

Altri passaggi venivano affrontati più stretti, anticipando l’ingresso, finendo subito molto larghi a centro curva, ma chiudendo perfettamente poi in uscita. Tutto questo arrivando come palle di fucile da Signes ed entrando in questo curvone dove la forza centrifuga spinge a più non posso, i G laterali si sprecano, ma non riescono a spingere all’esterno questi proiettili, condotti, da par loro, dai migliori piloti del mondo. Di fronte a spettacoli come questi, è impossibile non ammirarli ed applaudirli, quasi commossi, per la loro impareggiabile arte, per il loro fantastico cuore. Ecco, queste sono da sempre e devono rimanere le cose davvero importanti della F,1: le curve. È lì che si scatena la sfida, è lì che si misura l’abilità, è lì che emergono i più bravi, è lì che esplodono le emozioni più grandi. E qui a Le Castellet, di signore curve ne abbiamo. Felice di essere loro devoto. E di tentare, indegnamente, di raccontarvele, con l’umile passione di sempre.

 

Condividi su: