F.1 GP Brasile, Ferrari brilla solo per il pit stop da record nella gara di Verstappen

 

Domenica si è disputato ad Interlagos il Gran Premio di F.1 del Brasile. Una brutta giornata di San Martino, iniziata in Europa con un tempo uggioso, umido, nebbioso e triste. Si erano già paventate le nefaste premesse già di sabato, con questioni e discussioni su impeding e bilance rotte, con tutti che mi sembra si siano dati davvero un bel da fare ad andare nella direzione opposta a quella che suggerirebbe il buon senso, l’unica cosa che dovrebbe contare davvero per tutti, cioè impeding che ci vengano rotte le… bilance a noi, pubblico pagante e strapagante, che eravamo lì a seguire un’altra epica pagina del nostro Sport preferito con l’entusiasmo di sempre. Ma sic transeat…

 

La Pista comunque sabato ci ha detto che avevamo in prima posizione al via l’incommensurabile Fuoriclasse della Mercedes AMG F1, Lewis Carl Davidson Hamilton V, Re d’Inghilterra e del Mondo, con accanto a Lui il mai domo Barone Rosso della Scuderia Ferrari, Sebastian Vettel IV, Re di Germania e d’Italia, pronto ad aggredire il regno di Sua Maestà Lewis già dal giorno seguente, forte di una scelta di gomme Pirelli gialle che avrebbe dovuto premiare la Rossa nella gestione della strategia di gara…

E venne il Giorno di San Martino. Il grigiore della giornata qui in Italia è stato rischiarato solo dalla avvenente cantante che, prima del via, ha intonato l’Inno Brasiliano forte di curve, non solo baritonali, di assoluto livello.

Poi è calato il Buio.

 

E’ calato il buio sulle ambizioni del Barone Rosso, vittima di certi malfunzionamenti della sua monoposto.

E’ calato il buio sulle prestazioni della SF71H che ci aspettavamo pimpantissima sulle sue gomme Pirelli gialle. Peccato. Perché il cuore e il sentimento del Signor Maurizio Arrivabene ci sembrò molto accalorato e sincero in quel di Monza una settimana prima, quando ci ha promesso la lotta fino all’ultima curva dell’ultimo giro dell’ultimo Gran Premio per tentare di vincere il Mondiale Costruttori, quello a cui Enzo Ferrari teneva di più. Ci è dispiaciuto soprattutto per lui.

Come dite? Kimi è arrivato brillante terzo? Kimi chi? Il pilota della Ferrari? Domenica 4 novembre alla Festa dei Ferrari Days abbiamo applaudito calorosamente tutti, dico tutti i Piloti della Ferrari, compreso René Arnoux, ma non ricordo di aver visto nessun Kimi. Forse avete ragione voi: era in pista ieri e magari ha disputato anche una bella gara, ma sinceramente non ci ho fatto caso. Forse ricordo qualche staccata troppo timida per impensierire Valtteri Bottas. Nulla più.

 

Sono scattato in piedi solo quando, ad un tratto, nel Buio, un Gran Lampo: il Pit Stop dei Ragazzi della Scuderia Ferrari. Un Pit da 1”9 basso. Una Prova d’Orchestra Magistrale, che i miei Veri Eroi, i Ragazzi della Scuderia Ferrari ci hanno regalato. Ogni volta mi commuovono. Mi esaltano. E, con loro, il pensiero è subito andato a quel Francesco Cigarini, Eroe tra gli Eroi, che non è ancora rientrato, ma che ieri ho visto nitidamente lì, al suo posto, partecipe ad artefice di quell’1”97 a 5 millesimi dal record mondiale (che già li apparteneva)  che proietta i Ragazzi Rossi, loro sì, nell’Olimpo dei Fuoriclasse Veri, dei Vincitori, di quegli Uomini a cui il cuore dirà sempre GRAZIE!

Dopo quel Lampo, più nulla. Sono calate le tenebre più fosche ed impenetrabili. Così fitte da impedire il brillare di una Luce Bella, Calda, Inebriante e rinvigorente, quella che permea l’Anima di Max Emilian Verstappen, un Giovanotto dei Paesi Bassi nato ad Hasselt, che aveva acceso il cuore anche a noi, che pensavamo la sua scura Red Bull fuori dai giochi, che ci eravamo perfino scordati di lui in partenza, tanto, con quei rettilinei, dove vuoi che vada.

 

 

Invece il Brasile deve essere una Terra che lo ispira, che gli fa bene, a questo Giovanotto.

E ce lo siamo ritrovati davanti a tutti, sorpasso dopo sorpasso, nessuna timidezza, ma giovanile temerarietà, dominato da quell’ansia di superamento che credo tanto sarebbe piaciuta a Enzo Ferrari.

Il fattaccio l’avete poi visto e rivisto tutti. E sicuramente tutti vi siete fatti una idea, vostra, sacrosanta e rispettabilissima. Che certo non cambierete di una virgola dopo aver letto tutto quello che è stato scritto da tutti e quello che ancora si scriverà. Mi sento solo di dire che da quel momento il Buio è diventato per me più pesante, più insopportabile. Le scene di festa di qualcuno sorridente e con in mano flute di vino bianco mi sono sembrate davvero senza senso di fronte al fatto che la Gara, il Gran Premio del Brasile, l’avesse vinto il Re e non chi se lo sarebbe meritato davvero.

E’ andata così. Nessuno ha chiesto scusa, ieri. Non Charlie Whiting sul comportamento dei doppiati, come a Singapore. Non quel tizio francese, come si chiama? che ha combinato il casino in pista.

E’ finita che il Giovanotto di Hasselt non solo ha perso il Gran Premio del Brasile per colpe non sue, ma dovrà scontare delle giornate al lavoro per servizi sociali.

 

Mi è sempre piaciuto riconoscere il merito dei vincitori ed ho sempre ammirato il talento e la classe del Re inglese. Avrei tanto voluto celebrare e festeggiare la meritatissima Vittoria con loro. Ma domenica, mi spiace, non era il giorno giusto. Ero, sono troppo triste, troppo avvilito per quel Buio che ancora vedo su Interlagos.  

Mi faccia sapere, magari, il Giovanotto di Hasselt, quando dovrà scontare la sua pena. Sarei davvero disponibile e contento di dargli una mano. Perché il castigo mi sembra di meritarlo anche io. Perché vorrei ringraziarlo di quello che ci ha fatto vedere in Pista, prima. Perché vorrei già ringraziarlo di quanto ancora ha da farci vedere in futuro. Perché di questo Giovanotto, siamo sicuri tutti, sentiremo ancora tanto tanto tanto parlare..

 

 

 

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