F.1 cosa c'è dietro la sanzione a Vettel, ecco i retroscena

Il caso è chiuso commissario Maigret, verrebbe da dire. Siamo in Francia ma si parla ancora del Canada di due settimane fa e della sanzione imposta a Sebastian Vettel. I 5 secondi di penalizzazione hanno tolto la vittoria al pilota della Ferrari che sul traguardo aveva preceduto Lewis Hamilton. La Ferrari non ha fatto appello ma ha presentato richiesta di revisione della sanzione, cosa avvenuta di fronte a nuove prove che la Ferrari stessa ha portato a discapito di Vettel. Dopo una riunione durata un paio d’ore, lo staff di commissari (gli stessi 4 di Montreal) hanno ritenuto che non ci fossero elementi nuovi per far modificare la classifica finale. Questo il sunto di quanto avvenuto in Francia. A questo punto vale la pena ripercorrere qualche punto importante della vicenda, che nelle accuse rivolte a Vettel e i fans scatenati sul web, o non sanno o non vogliono sapere perché il tifo è una cosa, il ragionamento un altro.

 

IL FATTO, L’ERRORE DI VETTEL E IL RIMEDIO IRREGOLARE

 

Il fatto: al 46 giro Vettel arriva lungo alla curva 3 e taglia la chicane, rientrando in pista taglia la strada a Hamilton. Sportivamente, da un paio d’anni almeno, questa manovra è stata considerata scorretta e quindi sanzionata. Vettel, uscendo, avrebbe dovuto dare strada a Hamilton, che ha dovuto frenare. I commissari, in tempo reale, hanno visto che la differenza di velocità fra i due era di oltre 50 km/h. E che Vettel, quando ha tagliato la strada, aveva il pieno controllo della vettura, perché a 90 km/h aveva le ruote dritte e ha accelerato a fondo. Quindi c’è stata volontarietà nella manovra e il mancato rispetto di una norma voluta dai piloti.

 

LA DOMENICA MATTINA VETTEL E HAMILTON RIGIDI SULLA NORMA

 

Il retroscena: domenica mattina, Montreal, nel briefing dei piloti col direttore di gara, proprio Hamilton e Vettel hanno ribadito e chiesto che la norma venisse applicata con severità, visto i numerosi tagli di chicane avvenuti nei due giorni di prove. La norma è stata introdotta per limitare il…protocollo Verstappen, che dal kart aveva portato certe manovre in F.1 e la FIA ha approvato la richiesta dei piloti, in testa i ferraristi con Hamilton e altri. Quindi invece di accusare i commissari per aver applicato una regola che ai puristi sembra una follia, meglio chiedersi se i piloti attuali siano in sintonia con la storia e il passato della F.1, dove c’era una sorta di cavalleria rusticana e la giustizia fai da te in pista. Gli esempi non mancano, ma ora siamo nel 2019 e il mondo è cambiato. F.1 compresa con le sue regole.

 

LA FIA DOVEVA FARE CONFERENZA COL DIRETTORE DI GARA

 

Le indiscrezioni. Qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto. Ad esempio, dopo la penalizzazione non c’è stata nessuna conferenza stampa dei commissari per spiegare il perché di certe decisioni. Sarebbe stato meglio farlo, invece si è lasciato spazio ai dubbi. Le immagini TV che facevano vedere i commissari, in testa Emanuele Pirro, in direzione corsa, erano false. Nel senso che la produzione TV le ha inserite nella diretta, ma erano immagini del venerdì che non avevano nulla che fare con quanto stava succedendo. I commissari, la domenica, sono chiusi in direzione gara, non hanno accesso ai telefonini ma tutte le comunicazioni passano dai canali ufficiali che vengono registrati. Questo per evitare furbate o tentativi di correggere o manipolare le decisioni. Nessuno, quindi, ha chiamato Emanuele Pirro a rispondere alle TV alle domande perché nessuno lo ha chiamato, quindi si è animato un senso di persecuzione contro la Ferrari che non aveva ragione.

 

FERRARI NON AVEVA ELEMENTI A DIFESA A MONTREAL

 

Infatti in direzione gara c’era andato il direttore sportivo della rossa, Laurent Mekies, al quale i commissari hanno chiesto elementi per assolvere Vettel, elementi che in loco non sono stati forniti. Dalla FIA il presidente Jean Todt ha ribadito un concetto elementare: “Applichiamo le norme nel modo più rispettoso possibile, perché la verità è l’unica cosa che resta nel tempo ed è inappellabile!”. E nessuno, in ambito FOM, ha ritenuto di intervenire per addolcire o modificare il verdetto. I giudici hanno solo applicato una norma, infranta, la cui evidenza era chiara e definita. Il problema quale è? Che certe regole dovrebbero essere riviste, che la battaglia e la chiusura in pista di Vettel fa parte del bagaglio di un pilota da corsa, ovvero difendersi al limite.

 

IL PROBLEMA? E’ UNA F.1 ARTIFICIALE DOVE DIFENDERSI E’ IMPOSSIBILE

 

 

Purtroppo, con il DRS (l’ala mobile) e altro ancora, un pilota in F.1 oggi ha poche possibilità di difendersi e quando capita, spesso si rischia la sanzione. E’ un problema filosofico più che altro. Non sono più liberi di lottare al limite come uno vorrebbe. Non piace ai tifosi, non piace a chi le norme le infrange e deve pagarne poi le conseguenze. Adesso restano le polemiche, il rammarico e l’onorabilità di una persona per bene come Emanuele Pirro gettata nel fango dal tifo e da regole applicate in maniera esemplare. Il resto non conta più.

 

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