Emissioni, blocchi del traffico, centri urbani, Prof. Battaglia: "Meno allarmismi, più scienza" . Ecco le bufale antitraffico

 

Per rispondere alle notizie a volte solo allarmistiche, altre addirittura scorrette sull’inquinamento ambientale diffuse in queste ultime settimane abbiamo deciso di intervistare il Professor Franco Battaglia, docente di Chimica Fisica presso l’Università di Modena da sempre impegnato contro la disinformazione riguardo all’inquinamento e alle sue cause.

Il professor Franco Battaglia è docente di Chimica Fisica all’università di Modena, ci svela tutte le news false su traffico e inquinamento

 

 

Professor Battaglia, fino alla fine degli anni Ottanta il termine “inquinamento” non era usato per caratterizzare l’aria delle nostre città. Oggi è al primo posto fra i problemi degli amministratori. Ma quanto è grave il pericolo causato dai gas che fuoriescono dai tubi di scarico?

 

Franco Battaglia: «Che agenti quali l’ossido di carbonio, il particolato, gli ossidi d’azoto – solo per citare alcuni dei principali che qui ci interessano – siano degli inquinanti e possono indurre azioni avverse, è fuori discussione. Purtroppo, però, la questione dell’inquinamento dell’aria nelle nostre città è viziata da considerazioni politiche e di mercato che poco hanno a che vedere con la scienza».

 

La questione dell’inquinamento dell’aria nelle nostre città è viziata da considerazioni politiche e di mercato che poco hanno a che vedere con la scienza

«Che la questione sia politico-commerciale e non sanitaria, lo fanno comprendere alcuni aspetti. Prendiamo il particolato PM2.5 che, a differenza del PM10, raggiunge i polmoni (le particelle di PM10 sono troppo grosse). Orbene, di quello presente nell’atmosfera delle nostre città, solo il 25% è dovuto al traffico dei veicoli, mentre il restante 75% ha altre origini. Eppure, le misure tese a ridurre questo inquinante sono esclusivamente quelle volte a ridurre il contributo dalle auto (ad esempio domeniche a piedi, targhe alterne, blocchi periodici del traffico, etc.). Appare evidente che codeste misure non solo non risolvono il problema (ammesso che vi sia un problema), ma neanche lo affrontano: il blocco totale – 24 ore su 24, 7 giorni su 7, tutto l’anno – ridurrebbe il particolato solo del 25%, lasciando il restante 75% ad inquinare. Misure meno draconiane del blocco totale, hanno un’incidenza irrisoria. Ad esempio, se tutte le domeniche dell’anno, ma proprio tutte, fossero “a piedi”, la riduzione del particolato sarebbe 1/7 del 25%, cioè del 3% circa. O meglio, ancora meno perché il traffico della domenica non è come quello dei giorni feriali. Se poi si bloccano solo certe categorie di veicoli – solo le auto, ad esempio o, ancora peggio, solo le diesel (e magari anche quelle dotate di filtro antiparticolato) – scopriamo che queste domeniche “ecologiche” non hanno proprio nulla di ecologico».

 

Come mai, a suo avviso, il diesel è oggetto di aggressioni proprio dai media europei?

«La risposta è che, secondo un Rapporto dell’Agenzia per la Ricerca sul Cancro (Iarc), le emissioni dai motori diesel sono state inserite nella classe 1 dei cancerogeni (cancerogeni certi, quindi). Ma è questa una ragione sufficiente per bloccare la circolazione o, addirittura la produzione, di auto diesel? La risposta è no. Vediamo perché».

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