EFFEFFE BERLINETTA Il piacere della guida del tempo che fu

Come si guidava una volta? Oggi ce lo siamo dimenticati, perché dalla piccola utilitaria alla grande sportiva, nel corso degli anni sono stati introdotti tanti di quei sistemi di aiuto, che alla fine ci siamo dimenticati come usare un volante senza servosterzo, come fare una doppietta, frenare senza ABS. Si chiama progresso, che ha dato tanto in termini di sicurezza, ma ha tolto la componente umana nella guida. O almeno l’ha ridotta di molto.

 

Per capirlo basta salire a bordo della Effeffe Berlinetta, nata dalla passione e dell’ingegno dei fratelli Frigerio. Leonardo e Vittorio, memori di cosa fosse guidare una vettura negli anni 80 o prima ancora, si sono messi di buzzo buono e hanno realizzato la Effeffe Berlinetta partendo da un punto fermo: la guida doveva essere decisa, umana. Quasi brutale. E per farlo hanno lavorato da fini artigiani sulla carrozzeria, rispolverando linee antiche nelle forme esterne, toccando con mano gli interni fatti di pelle, cuoio, legni pregiati, lavorati e assemblati a mano, come si faceva una volta.

 

MOTORE ALFA ROMEO DUE LITRI DA 200 CV BY FACETTI

 

 

 

E poi sotto al cofano quello che era il motore d’eccellenza dei tempi che furono. Il due litri Alfa Romeo rielaborato da un mito del mondo italiano: Carlo Facetti. Che poi sarebbe la terza F di questo progetto visionario fatto di passione. Il 4 cilindri Alfa da due litri è stato portato a 200 Cv di potenza, distribuita in alto, come si faceva una volta, che ha tutto tranne che la facilità di guida se lo usi per strada. O meglio, sarebbe anche facile, ma fra la frizione che stacca decisa, il cambio che va usato senza tentennamenti, il motore che deve stare su altrimenti ti si spegne tutto, fa sì che la Effeffe Berlinetta sia un oggetto di culto anche se nata da poco. In giro di esemplari ce ne sono forse 4, tutti diversi uno dall’altro come si conviene agli oggetti d’arte fatti a mano. E parlando di questa auto, è un oggetto d’arte moderna anche se ricorda il passato.

 

 

 

L’occasione per provarla è stata il Bergamo Historic GP, la manifestazione che da 14 anni si svolge sull’antico tracciato delle Mura, quello che fu vinto da Tazio Nuvolari e definito un percorso mitico. E conoscendo la zona, viaggiando nel traffico di tutti i giorni, trovarsi al volante della Effeffe è stato un tuffo nel passato con la certezza che sensazioni simili non debbano disperdersi. Il motore, come detto, è brutale, la frizione stacca decisa e per partire si deve far violenza all’istinto. Anzi, più che l’istinto, l’abitudine delle auto attuali che hanno tutto calibrato. Frizioni che lavorano da sole, cambi che cambiano da soli, assistenza di guida che assistono anche se stai dormendo al volante. E poi confort di marcia cui siamo abituati e che nell’abitacolo della Effeffe sono dimenticati. Si torna in un lampo al passato, quando con le auto dovevi usare i muscoli. Nei tornantini del tracciato, col volante rivestito in mogano, senza servosterzo, la prima impressione è quella di non riuscire a girare. Di schiantarsi contro i portali della Cittadella.

 

 

Il motore rata, le marce non si trovano, magari si gratta in scalata. Poi, come in un lampo, messa da parte la paura di fare danni enormi (valore della nostra vettura fra i 320 mila e i 400 mila euro), ci si ricorda del tempo che fu. Il motore viene tirato su di giri. Non si offende, lui. Non aspetta altro. Le marce entrano che è un piacere non appena il cambio capisce che sei tu a decidere il da farsi, lo stesso per la frizione e via così in un saliscendi unico, fatto di rumore, vibrazioni, sensazioni che uno aveva dimenticato. Chi non ha mai guidato le auto di ieri non può capire cosa vuol dire. Ci si ritrova diciottenni al volante della prima auto, quella della scuola guida, fatta da volanti enormi, spazi angusti, doppiette da fare per non grattare. E’ quel tuffo nel passato che ti fa godere il suono, le sensazioni del tempo che fu e che Effeffe Berlinetta oggi ripropone senza indugi. L’assetto è rigido, più da pista che da strada, magari sarebbe da ammorbidire, così come togliere qualcosa all’angolo di caster dell’anteriore per alleggerire il volante visto che manca il servosterzo.

 

UN ASSETTO DA PISTA PIU’ CHE DA STRADA MA CHE SBALLO!

 

E poi la convergenza. Sul bagnato con 0 gradi deve essere problematico, visto che giù sull’asciutto la sensazione è quella di tastare il terreno a zig zag. Chiuderla un po’ aiuterebbe anche i meno esperti, specie in frenata. Però magari si perde il senso stesso della vettura, per cui più che metterci sopra le mani per adeguarla ai propri istinti, sarebbe il caso di parlarci, capire cosa vuole e darle ascolto. Solo così la Effeffe Berlinetta diventa oggetto d’arte a 4 ruote da usare per strada. Complimenti ai fratelli Frigerio, a Carlo Facetti, pilota e tecnico di altissimo livello e spessore. E anche ad Alfa Romeo, perché alla fine la base è quella, il rombo è Alfa e lo spirito si inserisce perfettamente nel Quadrifoglio verde che si trova sulle vetture di tutti i giorni. Anche se Effeffe è un’auto di oggi che ricorda il passato.

 

Quel passato dove eri tu a portare la vettura e non lei che porta te come succede oggi. E su questo, nessun dubbio che Effeffe abbia centrato l’obiettivo lasciando un solo rammarico. Quello di tornare subito a bordo e ricominciare a guidare, guidare, guidare, come solo una volta si faceva al tempo che fu, quando l’auto era un piacere da gustare fino in fondo.

 

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