Autostrade: online le concessioni, ma mancano i dettagli sui soldi

 

Bene, ma non benissimo. Le convenzioni tra lo Stato e le concessionarie autostradali, da anni coperte da una sorta di “segreto di Stato”, da accordi di riservatezza tra Ministero dei Trasporti e gestori, sono finalmente state rese pubbliche lo scorso 2 febbraio.

 

Il Ministero dei Trasporti guidato da Graziano Delrio le ha rese consultabili (al link http://www.mit.gov.it/documentazione/convenzioni-regolanti-i-rapporti-tra-il-ministero-e-le-societa-concessionarie), annunciando: «Per la prima volta, al fine di favorire una maggiore trasparenza, vengono resi fruibili i testi delle convenzioni e i relativi allegati, che consentono l’accesso generalizzato alle informazioni di interesse pubblico sugli operatori autostradali, sull’organizzazione e sul costo del servizio, quindi anche le regole stabilite a suo tempo, in base alle quali vengono riconosciuti gli aggiornamenti dei pedaggi».

 

Come rileva Il Fatto Quotidiano, però, c’è qualche importante omissis nell’operazione trasparenza del MIT: mancano infatti gli allegati B, E, K, L, M e N, che sarebbero poi quelli che regolano i rapporti economici e finanziari tra lo Stato italiano e le aziende, per lo più private, che gestiscono le autostrade e percepiscono gli introiti dei pedaggi.

«L’allegato B – si legge – riguarda la remunerazione del capitale (WACC Weighted Average Cost of Capital) eventualmente investito dai concessionari per la costruzione di nuove opere o per l’adeguamento delle arterie avute in gestione. Ad esso è agganciata la determinazione dei parametri delle formule per la revisione delle tariffe. L’allegato E contiene il piano economico finanziario per ogni singola autostrada, il K è l’elenco e la descrizione delle opere da realizzare, l’allegato L tratta il recupero degli introiti per gli investimenti non realizzati o ritardati, M è il cronoprogramma degli investimenti e infine N tratta l’aspetto delle inadempienze, delle sanzioni e penali».

Operazione trasparenza, dunque, ma a metà. Si può dunque provare a decifrare in che modo e perché i pedaggi aumentino continuamente, a patto di saper districarsi tra formule matematiche molto complesse, ma non si può sapere a quanto ammontino in soldoni i rapporti tra Stato e concessionarie per gli adeguamenti delle tariffe, nonostante si tratti di soldi pubblici

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