Ferrari, bilancio di una stagione fra luci ed ombre

Foto Magni Montecarlo momento esaltante della stagione 2017

 

E’ finita un’altra stagione e per la Ferrari è tempo di bilanci e prospettive. Il 2017 si è chiuso con un secondo posto nel mondiale costruttori e con la possibilità di vincere il titolo piloti fino a tre gare dalla fine. A inizio anno un bilancio del genere era un sogno, adesso invece c’è la delusione per aver mancato quell’obiettivo che manca a Maranello da 10 anni e che nel 70.anniversario della Scuderia avrebbe dato quella soddisfazione che meritavano tutti.

 

L’anno era cominciato con la grande rivoluzione tecnica: la squadra aveva allontanato il direttore tecnico Allison e sfoltito i ranghi dai tecnici stranieri, pescando i sostituti all’interno della stessa Ferrari. Ragazzi giovani, volenterosi, con idee innovative da sperimentare. E in più un giovane, ma esperto, come Mattia Binotto a coordinare il tutto. L’ex capo dei motori aveva sulle spalle la responsabilità di far funzionare un ufficio tecnico. Cosa mai vista prima. Un rischio che il presidente Marchionne si è preso e che ha pagato. La dimostrazione è stata la SF70H, la monoposto che ha illuso per tre quarti di campionato, vincente a Montecarlo dopo 16 anni e che ha mostrato al mondo come i giovani della Ferrari, le seconde e terze linee, avevano idee, capacità e voglia di fare.

 

Mercedes a lato ancora campione del mondo in F.1 

 

Le vittorie sono il frutto di questa nuova mentalità. Combattere contro le super star del mondiale, dal tecnico Newey della Red Bull, allo staff multiculturale della Mercedes capeggiati da nomi di peso. Questa Ferrari ha saputo innovare, rischiando, ha saputo vincere e gara per gara è cresciuta. Fino a quando… Fino a quando il settembre nero per la rossa ha dato il colpo del KO, pezzi non affidabili, errori del pilota Vettel che a livello psicologico ha patito il confronto con il campione del mondo Lewis Hamilton. Per definire la stagione Maurizio Arrivabene, responsabile della GES Sportiva, ha rispolverato una celebre citazione dello storico presidente della Juventus (squadra del cuore del team principal ferrarista che lo vede presente anche nel consiglio di amministrazione) Giampiero Boniperti:  “Vincere non è importante ma è l’unica cosa che conta. Mettiamola così – ha chiarito Arrivabene – sino a metà stagione avevamo un bicchiere d’acqua quasi colmo, ma poi abbiamo dovuto berlo perché ci è venuto il mal di testa”.

 

Ma cosa ‘ruberebbe’ Arrivabene a questa Mercedes? “L’abitudine a vincere, ecco cosa prenderei dai nostri rivali. A volte celebriamo una pole position come un grande traguardo: per la Ferrari dovrebbero essere la normalità”. Molto chiari per Arrivabene sono i momenti ‘top’ del 2017 rosso:  “Monte Carlo e Budapest sono stati tra i momenti più belli di questa stagione, ma secondo me vale di più essere tornati a vincere in Brasile, ha avuto un significato particolare. Ora, in vista della prossima stagione, dobbiamo analizzare i nostri punti deboli, che non riguardano solo la vettura ma anche i piloti, ed eliminarli. Può darsi che mi sbagli ma il prossimo anno non ce la dovremo vedere solo con la Mercedes, anzi dobbiamo evitare l’errore di concentrarci troppo su di loro”.

 Vettel in azione, foto dal sito Ferrari.com

 

Ed ecco il punto critico: il futuro. Il prossimo anno ci saranno solo tre motori a disposizione e quindi l’affidabilità, mancata quest’anno, diventerà ancora più importante. Al reparto motori è arrivato un nuovo coordinatore al posto dell’esonerato Sassi. Al controllo qualità una donna, Maria Sanchez, che oltre alla F.1 si occuperà anche degli altri prodotti della Ferrari. Altri piccoli spostamenti avverranno all’interno della squadra, con una struttura di oltre mille persone, la filosofia di affidare a gente interna e non alle superstar straniere certi compiti ha pagato.

 

Si sta formando una scuola italiana che fra qualche anno darà dei frutti, vedi l’aerodinamico Enrico Cardile che ha saputo creare la SF70H, una macchina bilanciata e ben fatta, copiata dai rivali per alcune soluzioni tecniche. Corrado Iotti, responsabile motori, dovrà tirare fuori potenza in più ma anche maggior durata, impresa non semplice. E poi il capitolo piloti. Maurizio Arrivabene lo ha detto chiaro: errori da parte dei piloti. Baku e Singapore per Vettel sono un punto nero della stagione, una dimostrazione di fragilità mentale nei confronti di Hamilton che è stata pagata a caro prezzo nel risultato finale. Manca forse una figura capace di “gestire” la mente di un pilota che in gara si interfaccia solo con gli ingegneri? Forse. Mercedes e Red Bull hanno figure di questo genere, come Niki Lauda ed Helmut Marko, ma anche Chris Horner e Toto Wolff, responsabili del team, sono ex piloti.

 

La Ferrari non ha una figura simile. E per il futuro non è prevista. Eppure l’approccio mentale quest’anno ha fatto la differenza, viste le fragilità di Vettel forse servirebbe, ma diventa difficile individuare chi potrebbe essere. E Vettel, domenica sera lasciando il circuito, fa capire che si sente responsabile: “Peccato aver perso, siamo stati a un passo così dal vincere il mondiale, peccato per gli errori e i problemi ma l’anno prossimo ci rifaremo, lo prometto, lo meritano i ragazzi e ci darò dentro al massimo”.

Paolo Ciccarone

 

 

 

Condividi su: