FONDAZIONE GINO MACALUSO, NEL RICORDO DELL’UOMO E DEL CAMPIONE

Testo e foto MARCO FERRERO

 

È ricorso pochi mesi fa, più precisamente nella data del 27 ottobre, il decennale dalla scomparsa di Luigi “Gino” Macaluso, indimenticato co-equiper ufficiale della squadra rally Fiat, prima di Raffaele Pinto, con il quale nel 1972 ha conquistato il Campionato Europeo Rally, poi di Maurizio Verini, con cui ha invece condiviso il titolo italiano della categoria nel 1974.

Un grande uomo di sport, non solo un “navigatore”, categoria che nel tempo ha saputo presentare, non ultimo Jean Todt, suo collega ed avversario nel mondo delle corse, personaggi di spessore che hanno saputo imporsi anche ad alto livello una volta appeso il casco al chiodo, non solo uno sportivo a 360°, di grande cultura automobilistica, ma anche un manager di successo nella sua vita professionale.

Si deve alla famiglia, nel 2018, l’istituzione dell’omonima fondazione, che nella sua sede raccoglie una trentina di vetture da competizione (soprattutto da rally, il mondo in cui ha sportivamente vissuto) in lizza nelle competizioni dal 1953 al 2000, un “mondo sportivo” in grado di fare invidia a tante rassegne automobilistiche; abbiamo avuto l’opportunità di visitare la fondazione e di scambiare quattro chiacchiere con Margherita e Stefano Macaluso, figli dell’indimenticato campione, in merito alle attività della fondazione. Di seguito quanto emerso nella chiacchierata, indicando all’inizio l’iniziale del nome chi ha presentato quanto la fondazione persegue.

 

D: In occasione del decennale della scomparsa di Gino Macaluso cosa avete (o avevate, considerato il periodo di emergenza sanitaria) preparato per celebrarne il ricordo? Gino Macaluso

R: (S) Avevamo due iniziative, di cui una è stata portata a termine in un modo di cui siamo molto fieri , il libro, che è stato chiamato “Mac” che era il soprannome, più un soprannome di famiglia, di Gino Macaluso, un libro interessante perché ripercorre tutte le sue passioni e le sue idee, che tocca in parte tutta la sua visione sull’automobile ma tocca anche in parte la sua attività creativa nell’orologeria di imprenditore, naturalmente, e nelle istituzioni, attraverso testimonianze di varie persone che lo hanno conosciuto, e poi c’è anche una specie di focus interessante sulla collezione che non è un “catalogo” di macchine ma è un’attenzione data ad alcuni dettagli quasi scultorei delle varie automobili. Poi c’è un’altra iniziativa che per ragioni di contesto ovviamente abbiamo dovuto rimandare ed era quella di fare una grande mostra dedicata ai rally, e quello sarà rimandata a tempi più propizi.

(M) l’invito è quello di venire alla mostra, quando la stessa verrà realizzata.

 

D: Qual era e qual è oggi lo scopo della fondazione, a parte il ricordo del papà?

R: (S) Lo scopo è, partendo dal punto di vista di Gino Macaluso, quello sicuramente di promuovere la cultura dell’automobile, in particolare dell’automobile storica, non intesa solo come “vecchio oggetto” ma anche come “storia” dell’automobile, che passa attraverso in particolare le competizioni, nel nostro caso specifico i rally soprattutto, e poi anche attraverso il design, e che probabilmente si pone anche degli scopi nel futuro, per esempio tramandare le conoscenze tecniche legate a questi “oggetti” con la formazione di giovani che poi un giorno potranno continuare a restaurarle, a viverle, ad utilizzarle. Ci piacerebbe fare anche altre attività, come stimolare il design, lavorare con le Università e con le scuole.

(M) Secondo me c’è un particolare punto, non solo quello di condividere ma operare con i giovani perché comunque è una cosa che forse ha avuto meno luce, intendo la storia dei rally, perché alcune di queste vetture, perché ovviamente non ce ne sono tante in giro, molti collezionisti sono privati, e quindi di condividere e rendere partecipi ed appassionare tanti giovani che ho visto in poco tempo, c’è molto seguito anche da parte di persone che all’inizio non erano molto interessate alle automobili, particolarmente a quelle da rally, perché sono abbastanza di “nicchia” ormai, purtroppo, ma anche come ha detto Stefano di tramandare non solo una cultura di tecnica ma anche di apprezzamento verso la storia.

(S) Un aspetto che per me è altrettanto importante è anche il modo di condividere in famiglia le cose, cioè di stare tutti insieme, le mie sorelle, Monica (la manna), mio fratello Massimo, i suoi figli, io stesso, eventuali miei figli futuri, e perciò questo aspetto “di famiglia” è estremamente importante e la fondazione aiuta anche questo aspetto.

R: (M) Onestamente, personalmente vedo che, per esempio, in Formula 1 ci sono molti più giovani, che rendono tutto molto più approcciabile per gli altri giovani, in generale sono più esposti a questo tipo di cultura, noi siamo sempre stati molto fortunati ad essere esposti ad una storia automobilistica pazzesca, ma non è una cosa a cui tutti possono accedere, più possono accedere a questo tipo di cultura nelle collezioni come le nostre, ai musei, più lo fanno; io ho incontrato delle persone, dei ragazzi della mia età, assolutamente già esperti, a volte non sapevo cosa dire perché sapevano veramente tutto, sin nel minimo dettaglio, e vedo che molti più vengono coinvolti più si appassionano, ci sono molti giovani appassionati, solo che, ovviamente, è un po’ difficile appassionarsi di qualcosa a cui non si è esposti, quindi bisognerebbe coinvolgerli di più. Secondo me, sentendo le storie dei rally, che era una cosa molto diretta, le persone venivano, vedevano, erano le macchine che guidavano, quindi erano coinvolti direttamente nelle competizioni, mentre ora sembra una cosa molto più lontana da una realtà quotidiana, ripeto, noi siamo molto fortunati, ma secondo me il modo dei motori sta iniziando piano piano a coinvolgere i giovani che magari erano un po’ alieni a tutto questo contesto.

D: Diciamo che il mondo dei rally avvicinava di più di quanto non avvicini il mondo delle piste, che è più lontano dal pubblico?

R: (S) Chiaramente, i rally si corrono sulle strade di tutti i giorni, con macchine che assomigliano a quelle di tutti i giorni, sicuramente negli ultimi dieci anni si è creato un periodo di transizione sia dell’industria dell’automobile che dell’utilizzo dell’automobile, e questo ha fatto in modo che diventasse forse un contesto un po’ più di nicchia, rimane, come dice giustamente Margherita, un potenziale alto, perché nel momento in cui c’è un contatto poi la gente, i giovani, sono estremamente interessati, forse con una focalizzazione da parte delle case diversa da quella che possa essere stata 20-30-40 anni fa, diventa più una spinta “personale” piuttosto che di comunicazione di massa. Negli anni ’70, quello di cui abbiamo parlato nella visita, della Fulvia, della Escort, della 124, dell’Alpine, i rally erano un fenomeno sociale molto forte, c’erano decine di migliaia di persone alle tre di notte con -20 gradi sul Turini per seguire queste macchine, e sta un po’ nella nostra missione di “rinverdire” questo spirito.

(M) Il nostro riscontro con i giovani è stato assolutamente positivo, sono interessati ed entusiasti, e per certi versi anche “riconoscenti” dell’opportunità di essere coinvolti in questo mondo, alla fine non è che i giovani si sono “staccati”, solo che, evidentemente, la cultura è cambiata e c’è bisogno di un riadattamento di ordine comunicativo per coinvolgere più persone.

 

D: A distanza di dieci anni dalla scomparsa di Macaluso quali progetti perseguite in ambito sportivo ed in quali iniziative di questo tipo siete coinvolti?

R: (S) Direttamente sportivo probabilmente in modo diretto non è la nostra missione principale, perciò sicuramente partecipiamo quando e se possibile ad eventi, anche se abbiamo aperto in un momento abbastanza critico sotto questo punto di vista, perciò la nostra volontà è quella di tornare a Goodwood, la nostra volontà è quella, la settimana prossima saremo tutti insieme al rally di Sanremo, perciò la parte “dinamica” è assolutamente confermata da parte nostra, altrimenti non avremmo allestito un’officina che permette di far funzionare regolarmente queste macchine, però probabilmente l’attività di competizione non fa parte esattamente della nostra missione, sicuramente abbiamo delle idee di affiancamento delle competizioni e di incoraggiamento tramite le nostre attività sia culturali che dinamiche.

D: La vostra fondazione, al di fuori dell’ambito sportivo, non risulta conosciuta al grande pubblico; una scelta “di basso profilo” o cos’altro?

R: (M) Secondo me c’è sia una discrezione ma anche il fatto che il nostro “lancio” non è stato come ce lo saremmo aspettati, cioè noi dovevamo magari fare più eventi, attività, e questa mostra che avrebbe dato più visibilità, però forse adesso va anche bene così perché in ogni caso è una bella iniziativa, stiamo avendo un grande riscontro positivo, ma ovviamente siamo stati un po’ rallentati a livello mediatico e sociale dalla situazione, perché è comunque una cosa che devi anche un po’ “vivere”.

(S) Sicuramente c’è uno stile che nasce anche da un’educazione della discrezione e che fa parte del nostro DNA, è chiaro che però se c’è una missione culturale, il giusto contesto nello stile adatto abbiamo tutti intenzione di proseguirlo e perseguirlo nel modo più efficace possibile.

 

D: Contate, tenuto conto di tutti gli elementi di cui mi accennavate prima, discrezione piuttosto che sicurezza od altri, di instaurare qualche collaborazione, per esempio con il Comune di Torino, per condividere con un pubblico interessato e dare una maggiore visibilità alla vostra iniziativa?

R: (M) Ovviamente, per motivi di discrezione e di sicurezza, non è un museo, in cui le persone vengono, però, appena possibile, ci saranno delle collaborazioni con Università ed istituti di vario tipo per “educare” i giovani, far fare loro dei tour, esperienze, si sicuramente questo sarebbe un modo.

(S) Sicuramente cerchiamo delle collaborazioni con delle istituzioni, l’Automobile Club d’Italia recentemente ci ha dato un patronage ufficiale, e anche con le istituzioni con cui noi mettiamo volentieri a disposizione la nostra esperienza nel mondo dell’automobilismo in modo che fasce di pubblico più larghe possano averne il beneficio secondo quella che è la nostra missione, sicuramente non solo siamo aperti ma addirittura anche ci fa piacere collaborare.

 

D: Avete pensato ad una qualche collaborazione con il dipartimento di Ingegneria dell’Università di Torino?

R: (S) Stiamo discutendo con delle Università, non abbiamo ancora cominciato nessuna azione.

(M) Ufficialmente non sappiamo ancora bene esattamente i programmi e le soluzioni precise perché non abbiamo ancora concordato niente, però sì, pensavamo di esporlo a futuri ingegneri o comunque anche nell’ambito del design a degli studenti di design.

(S) Sicuramente l’idea di sviluppo è quella di lavorare con istituti e con istituzioni della formazione di vario genere, che potrebbero essere sia di livello universitario od anche altri livelli, in modo da avere delle collaborazioni ed avere degli scambi. In questo momento non abbiamo ancora cominciato niente di tipo ufficiale, il che sarebbe impossibile perché le università sono chiuse, ma la volontà è in quella direzione, una delle priorità assolutamente, se non la priorità della fondazione.

D: Se possibile chiederlo, quali progetti avete in studio per il futuro?

R: (S) Sicuramente c’è questa esposizione che è stata messa in stand by in collaborazione con il MAuto, il(Museo dell’Automobile di Torino, e che è stata rimandata, un progetto abbastanza ambizioso e che poi per il seguito dovrebbe anche diventare un progetto di mostra itinerante, questa è una cosa molto concreta, poi abbiamo un programma sicuramente di restauro delle vetture che permetterà di rendere nelle giuste condizioni e nei giusti luoghi il fatto di infondere il messaggio facendo funzionare le macchine, facendole guidare sia da noi che da piloti professionisti, questo è anche importante, poi c’è quest’idea di collaborazione con degli istituti universitari o di formazione, ed in più ci saranno dei progetti che saranno valutati di volta in volta, abbiamo fatto un libro ma potrebbero essercene altri, con altri media.

(M) A livello di promozione del territorio secondo me potremmo, a livello automobilistico in Italia c’è sicuramente un patrimonio culturale enorme, e mia mamma ci tiene molto a promuovere il territorio anche sotto questo aspetto, magari creando un flusso turistico anche diretto a questo ambito, che avrebbe effetti non solo in Piemonte ma anche in tutta Italia, dato che relativamente vicino ci sono altre realtà motoristiche, la Motor Valley, il Museo Alfa Romeo, di promuovere il territorio italiano.

(S) Sicuramente la fondazione può avere un ruolo di connessione con varie realtà che sono sia culturali, parlavamo di musei, ma anche industriali, una regione italiana che ha lavorato molto bene in questo ambito è sicuramente l’Emilia Romagna, ma anche il territorio piemontese ha un potenziale che è estremamente elevato, più discreto, più “sabaudo” come approccio, però ci sono delle aziende fantastiche, e la fondazione per certi aspetti potrebbe essere un “trait d’union” rispetto ad altre aziende sia sulla visibilità del territorio, Monica (la mamma) in questo è estremamente impegnata ed anche molto esperta, ha per certi versi contribuito alla generazione di un marketing territoriale.

(M) Lei vede i potenziali di tutte queste iniziative dirette al mondo dell’automobile, che siamo noi, il Museo dell’Automobile ed anche quelle di altre regioni, quindi di creare un flusso, di promuovere il territorio anche attraverso queste iniziative che valorizzino la capacità di fare delle aziende del territorio, delle persone, tutta una filiera che va dalla formazione fino ai “prodotti finiti”.

 

D: Qual è il vostro “sogno nel cassetto”?

R: (S) Il sogno, che è anche la missione, è quello di mantenere vivo e fare evolvere la cultura della civiltà dell’automobile, oggi probabilmente anche per evidenti cambiamenti sociali, tecnologici ed ambientali è un periodo di trasformazione, però come diceva papà e come continua a dire Monica e diciamo noi, l’automobile è stata un’espressione importante della civiltà del 20^ secolo, e ci piacerebbe che tutto questo possa essere tramandato e, che ancora meglio, possa evolversi in qualcosa di positivo per il futuro. C’è un po’ la tendenza oggi di considerare l’automobile, ma perché lo è, di inquinante o che crei disagio, in realtà noi crediamo che ci sono anche dei valori culturali molto forti, vediamo quasi l’automobile come un’espressione culturale; se nel rinascimento ci sono stati il Michelangelo o Leonardo che hanno fatto il David o la Cupola del Duomo di Firenze od altre opere, nel 20^ secolo ci sono stati i Pininfarina che ha fatto la Testarossa o il Bertone che ha fatto la Miura, per fare degli esempi, e ci piacerebbe che potessimo giocare un ruolo, piccolo o grande o quel che sarà, nel trasmettere questo tipo di messaggio, e questo lo fai coinvolgendo un pubblico più giovane, più ampio.

(M) Di sicuro le automobili sono sempre state una cosa molto più limitata agli uomini, quindi anche coinvolgere più donne, più ragazze, che sono molto interessate in verità come abbiamo riscontrato io e mia sorella.

(S) Per noi non ci sarebbe niente di più bello che una ragazza di 16-17 anni, ispirandosi a delle storie o delle esperienze che possiamo fare vivere con la nostra attività, un giorno diventi un grandissimo ingegnere, o un grandissimo tecnico, o un pilota, in quello che sarà il mondo in quel momento, non necessariamente dobbiamo vedere il passato, ma con il passato possiamo ispirare i giovani, le giovani, in modo che possano creare il futuro.

 

D: Come “leggete” il fenomeno delle vetture elettriche o ibride, si tratta di una possibile evoluzione futura del mondo dell’automobile?

R: (M) Io non so se sono abbastanza qualificata per rispondere a questa domanda, sicuramente è bello che ci sia un impegno dietro per rendere il mondo delle automobili meno inquinante nonostante lo stesso presenta ancora molte problematiche, lo stesso elettrico deve ancora trovare delle soluzioni, poi io ho solo 18 anni e non so se il futuro sarà l’elettrico od una sua evoluzione, magari l’idrogeno, ma onestamente sono credo di poter fare previsioni.

(S) Diciamo che siamo in un periodo di transizione, l’elettrico è una tecnologia che oggi ha un certo livello di applicazione, ben difficile stabilire quanto questo rimarrà stabile, probabilmente possiamo dire che non è affatto stabile, siamo ad un livello di cambiamenti tumultuosi, le direzioni che ci sono oggi non è detto che saranno considerate ancora valide tra 5-6 anni, i motori a combustione interna lo sono stati per un lungo periodo, sicuramente non lo saranno per sempre, le tecnologie di oggi, essendo in un momento tumultuoso, evolveranno in modo molto rapido in qualcosa di sostanzialmente diverso, e perciò prima che si ritorni ad una stabilità come è stata quella dei motori a combustione interna passerà ancora qualche anno. L’elettrico è una delle possibilità del futuro, io sono convinto che sarà un passo intermedio prima di arrivare ad una nuova stabilità. La mobilità è poi qualcosa di più complesso; sicuramente una tendenza, almeno in Europa, che è stata importante negli ultimi 10-15 anni è stato un aumento del trasporto collettivo, perciò probabilmente l’automobile come trasporto individuale diventerà un settore all’interno di un sistema di scambi molto più complesso, senza dimenticare che, chiaramente, ci vorranno anche le relative infrastrutture.

 

Certamente un modo per ricordare il pilota, l’uomo, il personaggio, e dare merito all’iniziativa che ne vuole rendere omaggio, che anche trova espressione nella collezione di vetture da competizione e sportive raccolte e custodita gelosamente, il tutto nella discrezione e modestia che hanno caratterizzato Gino Macaluso e che gli eredi perpetrano con lo stesso spirito.

Non possiamo che ringraziare per la disponibilità e l’opportunità concessaci la Signora Monica, moglie di Gino Macaluso, e con lei i figli Stefano, Massimo, Anna e Margherita.

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