F.1 Emanuele Pirro quella volta che dovetti guidare come Senna a Suzuka

DI PAOLO CICCARONE

Dici Emanuele Pirro e dici 5 vittorie alla 24 ore di Le Mans, ma dici anche un passato in F.1 al volante di Benetton, Scuderia Italia e collaudatore della McLaren Honda, in cui era terzo pilota con Senna e Prost, un palmares d’eccezione che lo ha portato a occupare la sedia di Steward della F.1. Ovvero l’arbitro che valuta cosa accade in pista e suggerisce eventuali sanzioni.

LO SCOMODO RUOLO DELL’ARBITRO

Un ruolo scomodo, in cui le critiche sono a volte feroci e cattive, come dimostra l’episodio del GP del Canada del 2019, in cui la giuria penalizzò la Ferrari di Vettel al GP del Canada del 2019 con conseguente vittoria di Hamilton, ma le accuse e le offese arrivarono solo a lui, Emanuele, che faceva parte del gruppo di commissari. Una cosa che fa male ancora oggi: “Mi ha davvero segnato quell’episodio e ancora oggi me lo trascino dietro, è stata una penalizzazione così mal raccontata (specialmente in Italia) che mi ha creato tanti problemi e critiche che non vi immaginate”.

IL RISPETTO DELLE REGOLE REGOLA NUMERO UNO

Insomma, se c’è da rispettare le regole, Emanuele Pirro è in prima linea: “Il rispetto reciproco deve essere alla base della competizione e questo vale anche per la F.1, ma anche nei rapporti fra le persone, la stampa e i protagonisti. Accetto le critiche se fondate e fatte con educazione, non accetto le ingiurie”.

Comprensibile, anche perché Pirro è sempre stata persona amabile, corretta ed educata con tutti. Adesso che il mondiale è partito, si alternerà su quella sedia scomoda di steward della F.1, sempre soggetta a critiche. “D’altronde, si dice che la colpa è sempre dell’arbitro” sorride oggi. Eppure questo mondiale, nonostante gli anni di esperienza, lo attira:

UN MONDIALE SOTTO IL SEGNO RED BULL? SPERO DI NO

“E’ incredibile quello che riescono a fare le squadre e i piloti con queste vetture – dice – perché se facciamo un passo indietro ai miei tempi, parliamo degli anni 90, quando vedevamo Senna o Prost in azione restavamo a bocca aperta: macchine pesanti, difficili da guidare, sempre di traverso e con un controllo del volante spettacolare. Nessuno pensa che oggi, un ragazzino di 17 anni, ancora senza patente, con una macchina di F.3 va più veloce di quanto andavamo ai nostri tempi. Una cosa incredibile se paragonata alla F.1 di oggi, con macchine più lunghe, pesanti e veloci”.

DISTACCHI AI MINIMI TERMINI

Pirro in azione a Montecarlo con la Dallara

Eppure i divari sono minimi, anche se c’è un favorito…”Dai test invernali, che poi sono stati solo di tre giorni, e dalla prima gara sembra proprio che la Red Bull abbia indovinato tutto e che viaggi sui binari. La Ferrari è migliorata rispetto all’anno scorso, sulla carta, e ha due piloti fortissimi, per cui mi auguro che le sensazioni delle prove invernali siano il preludio di una grande stagione. Mercedes sembra avere sempre gli stessi problemi, ma Hamilton è pilota capace di dare la zampata vincente quando meno te lo aspetti. E poi Alonso, incredibile alla soglia dei 42 anni, la sua voglia di correre, vincere ed essere ancora veloce con Aston Martin. Sarà davvero un bel mondiale”.

TROPPE GARE? NON DIREI

Come pilota Marlboro oltre che Scuderia Italia faceva i test per McLaren Honda

 

Forse con troppe gare, 23 che senza l’annullamento della Cina sarebbero state 24…”Beh, se guardiamo alla Nascar negli USA ne fanno 35 all’anno, adesso non dico che la F.1 debba seguire l’esempio, ma io stesso sono curioso di vedere una gara nuova e quindi il problema potrebbe porsi per gli addetti ai lavori, ma i tifosi e gli appassionati sono contenti”.

Una volta però c’era il tempo di modificare le macchine se avevano dei problemi, magari perdevi due o tre gare, ma recuperavi…Non è che cambi molto oggi, certo ci sono più gare ma se guardi la percentuale, se tre gare su 15 rappresentavano il 5 per cento circa, perderne 5 su 23 alla fine non cambia molto”. C’è bulimia di corse, non si fa in tempo a finirne una che riparte l’altra, cotto mangiato, ma fa bene alla F.1?

5 volte vincitore alla 24 ore di Le Mans con Audi, foto Massimo Campi

AI FANS PIACCIONO LE GARE

Ai fans a quanto pare piacciono le gare, sono cambiati i tempi. Noi aspettavamo con ansia il giornale la settimana dopo per avere informazioni, oggi coi social hai tutto in tempo reale e subito, da vari punti di vista, è cambiato il mondo non possiamo lamentarci direi”. Punti dolenti? “Forse tre giorni di test sono troppo pochi. Anche se abbiamo visto che coi programmi di simulazione nessuno è sceso in pista con grandi problemi. I piloti hanno bisogno di guidare, su questo nessun simulatore dà il riscontro della pista dal vero e non è un caso che il venerdì, di solito, viene usato per provare cose nuove che al computer non puoi fare. Ecco, per me sarebbe bello avere qualche giorno in più di prove libere”.

A SUZUKA A GUIDARE COME SENNA, IMPRESA IMPOSSIBILE

Da collaudatore McLaren Honda a Suzuka dovette imitare lo stile di Senna…

Hai parlato di collaudi, a Suzuka con la Honda provavi i motori per Senna e Prost, non c’erano i simulatori e bisognava macinare tanti chilometri: che ricordi hai?Bello e terribile. Il primo giorno arrivo in pista e chiedo a quanti giri devo cambiare marcia: “te lo diciamo domani” mi rispondono. Ma come, sono pilota collaudatore e non ti fidi di me? Questo è stato il primo impatto e ho faticato a capire la mentalità nipponica. Poi non vi dico dei test sui motori nuovi. Perché i tecnici Honda mi chiedevano di guidare come Senna per vedere la resistenza del motore. Lui, col cambio manuale, scalava tutte le marce mentre Prost, ad esempio, si attaccava ai freni e metteva la marcia che gli serviva. Col cambio manuale era fattibile passare dalla 5 alla 2 per esempio.

SENNA SAPEVA SCALARE ALLA PERFEZIONE

Il rischio però era di fare un fuori giri e rompere il motore. Ebbene, Senna faceva tutta la gara scalando fra i 13.600 giri e i 13.900, perché a 14.000 il motore si sarebbe rotto. Vuol dire che mediamente ad ogni curva, sballava di 33 millesimi di secondo il tempo della cambiata, una cosa che oggi nessuno fa più visto che ci pensa il computer di bordo. Ayrton era davvero un computer umano incredibile se si pensa alle sollecitazioni, alle vibrazioni, al fatto praticamente di guidare con una mano sul volante e una sul cambio e non sbagliare niente”. E come finì?Che io naturalmente feci molti fuori giri oltre i 14.000, ma almeno capimmo che il motore resisteva e non si sarebbe rotto, ma Senna continuò a usarlo un soffio sotto al limite. Per questo dico che è stato il più grande”.

Condividi su: