l'INTERVISTA L’auto elettrica? Ecco perché è una certezza, Simone Mori presidente Elettricità Futura

 

L’auto elettrica è una certezza, non una possibilità. E il suo sviluppo non ha come incognita la sostenibilità, ormai accettata e accertata da tutti, ma solo il tempo. Che non è il primo dei problemi, grazie alle potenzialità che lo sviluppo tecnologico ci offre. È questo, in sintesi, il pensiero di Simone Mori, presidente di “Elettricità Futura”, l’associazione che rappresenta e tutela le aziende che operano nel settore dell’energia elettrica in Italia.

 

Al momento però il partito degli scettici vi considera dei visionari. E il confronto tra i difensori del diesel e gli ecologisti intransigenti è destabilizzante per chi vuol capire la realtà…

La situazione – spiega Mori – è in evoluzione continua, l’importante è evitare un dibattito da stadio che non serve a nessuno. La direzione tecnologica è chiarissima: la mobilità elettrica avrà un ruolo progressivo e crescente soprattutto in ambito di trasporto urbano e privato. Questo è un fatto, non un’opinione, riconosciuto a livello globale. Le ragioni sono due: il fortissimo impegno della ricerca e dell’innovazione, e la situazione insostenibile dell’aria inquinata, anche se le nostre non sono le città più irrespirabili del pianeta. La Cina ha preso impegni numerici e sostanziali pesantissimi per le sue megalopoli inquinate: ha capito che il problema andava risolto a tutti i costi e ha virato in maniera decisa verso l’elettrificazione. Per noi europei l’esempio cinese vale come traino, ma il rischio è quello di perdere il confronto tecnologico con loro».

 

Si riferisce al mercato delle batterie, che entro il 2025 in Europa potrebbe valere circa 250 miliardi di euro l’anno?

Esattamente. E per questo è nato il progetto “Battery Alliance”, con l’obiettivo di creare in Europa una produzione manifatturiera di batterie competitiva e sostenibile, che sia supportata da una catena completa e basata sull’Unione Europea. Il problema non è se ci sarà la transizione verso l’elettrico, ma come e quando. Possiamo subirla o gestirla: nel primo caso avremo automobili bellissime, ma con batterie cinesi o americane sotto al cofano. Come europei invece non ci manca nulla come tecnologia nè come risorse. Occorre mettere insieme forze industriali e finanziarie. L’Italia ha grandi operatori, una rete digitale che forse è la più forte del mondo: stiamo lavorando come sistema di imprese per sostenere con Confindustria questo progetto.

 

Questo a livello di scenari. Il presente  invece cosa ci dice?

Dice che la rete di ricarica ancora non è sufficiente, specie se confrontata con al-tre realtà europee. Il numero di veicoli elettrici venduti all’anno e le infrastrutture per farli funzionare ci penalizzano rispetto agli altri Paesi. L’Italia ha parlato molto e realizzatoancora poco. Il problema è rilevante, ma non decisivo. Perchè la tecnologia elettricarispetto alle altre ha il vantaggio che l’infrastrutturazione non è un’operazione di particolare complessità. La nostra rete elettrica è forte e quando avremo più auto che la richiederanno, il processo si completerà in maniera naturale.

Il problema sembra quello dell’uovo e della gallina: senza colonnine non si comprano auto elettriche e senza auto elettriche non si costruiscono colonnine…

 

Qualunque scenario dimostra però che in generale nel lungo termine aumenteranno enormemente i consumi elettrici e di gas a scapito dei combustibili con maggior impatto inquinante. In tema di decarbonizzazione in Europa e in Italia il settore trasporti ha fatto poco, quindi c’è un grande potenziale inesplorato.

Qualcuno sostiene che se per assurdo tutto il circolante europeo diventasse elettrico nel giro di poco tempo, non ci sarebbe energia sufficiente per farlo muovere. È così?

Le rispondo dicendo che la tecnologia risolverà il problema tre volte prima di quando eventualmente si porrà. In Danimarca è già realtà il V2G, sistema sviluppato da Enel con Nissan che consente addirittura alle auto di fornire energia alle abitazioni.

 

Altro punto debole, il costo delle batterie e l’autonomia che garantiscono. Che prospettive ci sono a riguardo?

Negli ultimi anni il costo delle batterie si è ridotto del 75%. In più la loro evoluzione in tema di rendimento è impressionate. Questi due fattori determineranno un forte aumento della domanda.

 

Anche Sergio Marchionne ha fatto retromarcia sull’auto elettrica: qualche mese fa l’aveva definita «una minaccia per il pianeta», ora l’ad di Fca non solo ammette che entro il 2025 metà delle auto prodotte al mondo sarà elettrificata, ma apre anche a una supercar elettrica targata Ferrari e non ha smentito l’addio del suo Gruppo ai motori tradizionali entro il 2030…

Per l’affermazione “elettrico uguale minaccia”, credo che sia stato mal consigliato. Le transizioni comunque sono complicate per chiunque, anche per chi sa fare molto bene il suo mestiere. Il dato importante è che il cambiamento va cavalcato. Le automobili europee sono splendide creazioni in tema di design e di tecnologia ma ora c’è anche la consapevolezza dei costruttori per gestire questa transizione. Un anno in più o un anno in meno non cambierà le cose. Quello che conta è la mentalità che è profondamentecambiata.

 

Uno studio americano, che in realtà però riportava dati relativi al 2012, ha fatto scalpore: calcolando l’intero ciclo (dalla produzione al funzionamento) solo nei pochi Paesi dove l’energia è prodotta da fonti rinnovabili l’equivalente di CO2 emessa da una vettura elettrica sarebbe inferiore a quella di un motore diesel. È una tesi verosimile?

Questa è un’altra leggenda metropolitana. L’auto elettrica azzera gli inquinanti che appestano l’aria e i nostri polmoni, su questo non c’è possibilità di smentita. È ovvio però che per quanto riguarda le emissioni di CO2 e quindi di cambiamento climatico, l’esito è fortemente condizionato dalla fonte della produzione energetica. L’analisi effettuata attraverso la LCA (Life Cicle Assessment) che prende in esame le emissioni rilasciate in tutto il processo produttivo, dimostra che un veicolo elettrico avrebbe emissioni quasi uguali a quelle di un veicolo diesel nuovo se la sua energia fosse prodotta esclusivamente da carbone, ma che sono oltre il 35% in meno considerando ad esempio il mix italiano di produzione di elettricità nel 2016.

Se si tiene conto anche solo dell’evoluzione in atto e degli scenari al 2030 invece, in termini di CO2 l’impatto dei veicoli elettrici è destinato a ridursi di un ulteriore 30%. In sostanza l’evoluzione verso l’elettrico oltre ad avere innegabili effetti positivi sull’inquinamento e dunque sulle problematiche afferenti la mortalità correlata alla qualità dell’aria delle città italiane, costituisce una scelta essenziale per traguardare gli obiettivi climatici».

 

Come sta il settore elettrico italiano?

In atto c’è un profondo cambiamento caratterizzato da un forte aumento della quota di produzione da fonti rinnovabili, oggi quantificabile in circa il 35% del totale contro il 15% da carbone e il resto dal gas. Ma questa è la fotografia di oggi, il trend è destinato ad aumentare in linea con i nuovi obiettivi europei al 2030 che prevedono un incremento delle fonti rinnovabili destinate alla produzione di energia elettrica fino al 55% del consumo finale lordo. L’obiettivo è la totale decarbonizzazione entro il 2050. Nella nostra visione, in futuro si consumerà meno energia: sarà un’energia più pulita, e con più elettricità. Il sistema dei trasporti è un tassello fondamentale di questo cambiamento».

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