MASTERS HISTORIC, CHI LE RICORDA?

 

Ogni qual volta si assiste ad un evento di vetture storiche, ci si ritrova a spaziare con gli occhi e con la memoria su modelli di case automobilistiche, di epoche diverse, che hanno partecipato a competizioni talora eterogenee tra loro, a copertura di un lasso di tempo più o meno lungo, che hanno lasciato un segno indelebile del loro trascorso sportivo, in taluni casi trasformandosi in vere e proprie icone, cui il tempo e le vittorie hanno reso merito rendendole indimenticabili. 

In questo tipo di eventi è ormai abitudine consolidata, prima di prendere posto sulle tribune da dove gustarsi lo spettacolo di prove e gare, ed un atto rituale quasi obbligato, fare una passeggiata tra i paddock, occasione nella quale ammirare da vicino le vetture dei propri ricordi e magari scambiare quattro chiacchiere con i loro piloti, di norma gentlemen drivers di grande cortesia e simpatia, sempre disponibili a condividere orgogliosamente le caratteristiche dei loro gioielli. 

 

 
Sia che si tratti di appassionati, di addetti ai lavori piuttosto che di media, la prassi per ciascuno rimane sempre la stessa; lista dei partecipanti alla mano, andare alla ricerca di quelle macchine che hanno saputo, per le motivazioni più disparate, lasciare ricordi. Tra il lavoro frenetico dei meccanici ed un attimo di pausa un brulicare di persone, chi, come gli spettatori, con un misto di curiosità e trepidazione, per i fotografi sempre una più che ghiotta occasione per arricchire il proprio repertorio di foto di vetture un po’ “diverse” da quelle di solito riprese. 

Il Masters Historic Motors Cup, svoltosi sul circuito francese del Paul Ricard, non è sfuggito a questa regola non scritta, ed è stato spunto per poter proporre agli appassionati una carrellata di quelle auto che hanno lasciato un segno significativo, quando non rappresentando delle pietre miliari, nella storia dell’automobilismo sportivo, fornendo un’occasione per lanciare simbolicamente un guanto di sfida agli appassionati per verificare la loro conoscenza automobilistica. 

 

 
Troppo forte la tentazione per non proporre a chi non poteva essere presente una piccola selezione, con l’ovvia premessa che, poiché in ogni contesto ed ogni continente vi sono state delle eccellenze, per “par condicio” si potranno vedere anche vetture d’oltre oceano, da riconoscere; se alcune vetture sono anche troppo facili da individuare, forse un paio di esse potrebbero essere meno agevoli da riconoscere. Lo scopo, da appassionati, quello di condividere virtualmente per un attimo quei momenti, quelle istantanee, quelle sensazioni che si potevano provare ai box o a bordo pista. 

Uno dei punti di forza di queste kermesse nelle quali, da parte del pubblico, strano a dirsi ma l’aspetto competitivo non risulta essere quello prevalente, è la capacità di riproporre uno spaccato della storia a quattro ruote rendendogliene il giusto merito; forse questo può essere considerato uno di quei casi che vanno a confermare la bontà del detto secondo il quale il tempo è galantuomo. 

Con l’occasione è stato interessante poter rivedere insieme in pista le tre protagoniste dell’Euromarche 2000 degli anni ’70, Abarth Osella, Chevron e Lola (in ordine rigorosamente alfabetico), grandi contendenti di una serie che, figlia minore del campionato mondiale prototipi, sapeva comunque raccogliere attorno a se l’entusiasmo ed il tifo di migliaia di appassionati del vecchio continente, e che vide anche il trionfo dei colori italiani grazie anche a piloti quali Arturo Merzario e Nanni Galli. 

Volendo, ma questo solo per passione sportiva, essere pignoli, la presenza, peraltro in linea di principio neppure poi così impossibile, di qualche pilota del passato avrebbe impreziosito ancor di più la kermesse ed avrebbe rappresentato la classica “ciliegina sulla torta”, aggiungendo anche una nota di nostalgia in chi oggi ha qualche anno (e qualche capello bianco) in più. 

Giochino a parte, è sempre, oltre che piacevole, doveroso tributare un omaggio per un attimo a vetture che, in ambiti, campionati, contesti e tracciati diversi tra loro, hanno saputo scrivere pagine indimenticabili di imprese sportive, ed hanno fatto sognare quelli che allora erano giovani, ed il cui sguardo, quello stesso che ora ha una velatura di nostalgia, allora era di quell’ammirazione che celava un nascosto desiderio di poter guidare quelle vetture.

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