Componentistica automotive: le tre mosse per non perdere il primato Italiano anche in questo settore

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Il comparto, cresciuto intorno a Fiat/Fca, vale 46 miliardi euro ed è vitale per la manifattura made in Italy. Vive però un momento di flessione, alla luce dell’andamento negativo del mercato e delle trasformazioni tecnologiche future. Tra crisi del diesel, elettrico, ibrido e guida autonoma, ecco come la pensa Paolo Scudieri, presidente Anfia (e ceo Adler), e che cosa potrebbe fare il Governo
I componentisti dell’automotive, spina dorsale dell’industria italiana che segna al momento una perdita a due cifre, sono chiamati a ridefinire rapidamente le proprie strategie. A loro disposizione tre armi per superare il momento e contrastare l’avanzata dell’elettrico: nuove tecnologie, che si possono reperire nei centri ricerca di Paesi all’avanguardia come gli Stati Uniti e Israele, R&D e personale altamente qualificato. Per sfruttare al meglio gli ultimi due elementi sarebbero opportune iniziative governative, come crediti di imposta ad hoc. La pensa così Paolo Scudieri, presidente di Anfia, l’associazione nazionale della filiera automobilistica, nonché del gruppo Adler – Hp Pelzer, importante realtà della componentistica.
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