Ecotassa. Ecco chi paga e chi invece avrà l’incentivo

Il governo finalmente corregge e precisa il provvedimento: il via dal 1 marzo 2019, la soglia per il “malus” alzata a 160 gr/km di CO2, tassati centinaia di modelli, salve le utilitarie
Si salvano dalla scure di un nuovo balzello le utilitarie, ma si ridimensiona anche la portata del bonus per le vetture più ecologiche, che comunque non saranno incentivate a meno di avere un listino inferiore ai 45 mila euro (Iva esclusa). Pagano invece (ancora una volta dopo il superbollo) le auto di lusso, quelle più potenti e quelle più inquinanti, che in pratica andranno a finanziare l’intero provvedimento. Spunta inoltre la parola “rottamazione” a supportare il senso della misura, e anche una detrazione fiscale destinata a incentivare l’acquisto e la posa in opera di infrastrutture per la ricarica elettrica.
Si parte il 1 marzo 2019, la soglia è 160 gr/km di CO2
Dopo una gestazione surreale, fatta di proclami all’insegna della totale disinformazione e approssimazione, la formulazione dell’ecotassa diventa finalmente comprensibile. L’emendamento del governo che prevede incentivi e/o tasse per chi acquisterà autovetture nuove cambia innanzitutto la data di partenza, fissata ora al 1 marzo 2019 (anzichè 1 gennaio): sparisce ogni fantomatico accenno ai Suv o al tipo di motorizzazione relativo alle vetture da penalizzare, e l’unica discriminante diventa quella delle emissioni di C02. La nuova soglia (ben più alta rispetto a quella prevista dalle prime formulazioni) per comprendere quali auto pagheranno la tassa è stata fissata a 160 gr/km: qualunque vettura nuova che produca ossido di carbonio superiore a questo limite sarà dunque gravata da una imposta che va da un minimo di 1.100 euro ad un massimo di 2.500 euro. L’eco-sconto per l’acquisto di auto elettriche (emissioni di CO2 tra 0 e 20 gr/km) arriverà invece fino a 6.000 euro, come indicato sin dall’inizio.
Confermato anche l’incentivo per le vetture ibride comprese tra 21 e 70 gr/km di CO2.
L’eco-bonus non sarà però illimitato. L’emendamento infatti prevede un limite di 60 milioni di euro per il 2019 e di 70 milioni per gli anni 2020 e 2021. Come nelle precedenti iniziative di rottamazione, l’auto da togliere dalla circolazione dovrà essere intestata alla persona che acquista la macchina nuova o a un suo familiare convivente. E il bonus sarà corrisposto, sotto forma di riduzione del prezzo di acquisto, dal venditore a cui sarà rimborsato dalla Casa che, a sua volta, lo recupererà sotto forma di credito d’imposta.
Clausola rottamazione e agevolazioni per le colonnine
Clausola importante, incredibilmente dimenticata nella prima versione del provvedimento: gli incentivi saranno erogati in maniera piena solo se chi acquista la nuova vettura elettrica o ibrida, rottama contestualmente un’auto Euro 0, 1, 2, 3 o 4. In caso contrario il contributo scenderà rispettivamente a 4.000 o 1.500 euro a seconda della fascia di emissioni. Altro importante (e nuovo) capitolo immesso nella formulazione definitiva del provvedimento riguarda le detrazioni previste per chi acquista o posa in opera infrastrutture di ricarica elettrica private, e per i costi iniziali per adeguare gli impianti fino ad un massimo di 7 kW: l’agevolazione fiscale lorda, fino all’ammontare delle spese documentate, sempre dall’1 marzo 2019 al 31 dicembre 2021 verrà erogata nella misura del 50% delle spese sostenute fino a un ammontare complessivo non superiore ai 3.000 euro.
Nella versione precedente, la proposta dell’ecotassa si sarebbe dovuta applicare ai veicoli con emissioni superiori ai 110 grammi per km di anidride carbonica, cioè, secondo le associazioni dei costruttori, a circa due terzi delle auto vendute. Con la nuova formulazione, riguarderà invece solo le auto potenti, di fascia alta di prezzo, sia diesel sia benzina, anche se con qualche eccezione. L’incidenza del provvedimento è stata così circoscritta, aprendo il problema della copertura. Con gli incassi del «malus» il governo contava infatti di reperire i 300 milioni di euro necessari a finanziare il «bonus».
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