F.1 Gp Montecarlo, quella volta che stavano per arrestarci con Luca Badoer dopo inseguimento da film

La prima volta? Giusto 40 anni fa. In un sacco a pelo a dormire per terra sulla collina sopra la Rascasse. Pioggia, gatti in fuga, panini raffermi, ma la passione va vissuta e quindi da ragazzi amanti della F1, non ci si è pensato troppo e nonostante i disagi, si portò a casa quella esperienza. Monaco 2018, sono passati 40 anni da quella volta e da almeno 35 anni il posto in collina è stato occupato da altri appassionati, altri tifosi. Il mio posto me lo sono cercato in sala stampa, visto che in griglia di partenza occorrevano qualità tali che erano a me sconosciute. Da giornalista Montecarlo è sempre stato un posto ricco di aneddoti.
Per ricordare le volte da professionista, ecco aprire i cassetti dei ricordi e cominciare a svelare aspetti oscuri di questo appuntamento. Nel 1995 ero inviato del settimanale Rombo, periodico glorioso fondato da Marcello Sabbatini nel 1981. Ebbene, il direttore di quel periodo, Franco Panariti, aveva stretto degli accordi con alcune Case automobilistiche per cui si andava a Montecarlo in auto e si faceva un bel test drive. Per renderlo ancora più succoso, si trovava un pilota di F.1 con cui condividere l’esperienza. Quasi come oggi, insomma… In quella occasione il pilota fu Luca Badoer, della Minardi Ford. La nostra vettura era una Escort Cosworth. D’accordo col fotografo Flavio Mazzi, al debutto in F.1, ci appostiamo all’uscita del tunnel che dal parcheggio Du Pecheur porta alla discesa della Rascasse.
Diciamo a Luca di fare un paio di passaggi avanti e indietro tanto per avere degli scatti in azione. Badoer ci prende forse troppo in parola e nella curva cieca sotto al tunnel si presenta con la Escort di traverso, da perfetto rallista. Immagine spettacolare, solo che contromano arrivava una macchina della polizia che frenò all’improvviso per evitare l’impatto frontale. Il poliziotto, visibilmente arrabbiato, uscì dalla vettura, si mise a fischiare nervosamente. Badoer, per tutta risposta, ci caricò a bordo per andare a bordo mare a fare altre foto. Si mise a guidare a modo suo verso Fontveille solo che il poliziotto chiamò rinforzi per cui ci trovammo noi davanti ad andatura folle e un nugolo di auto della polizia coi lampeggianti e le sirene accese a inseguirci.
A Fontveille, dove era in costruzione l’Hotel Columbus, fummo bloccati anche da un elicottero. Il poliziotto andò furioso da Badoer e gli chiese la patente: “Permis de conduire”. Luca, per nulla turbato, se ne uscì con una frase secca in italiano: “Ma che cax vuole sto coglio… non vede che sono in tuta da corsa, mica mi porto dietro la patente…”. Il poliziotto capiva l’italiano…”Cogl… a moi!! En prison”. Al che Luca rincarò la dose: “ma va a caga…domenica ho il GP da correre, se non la smette chiamo il Principe e lo faccio cacciare via a pedate nel culo”.
Mazzi sbiancò timoroso di finire i suoi giorni in galera a Montecarlo “Dai Flavio poteva andare peggio pensa se eravamo in Brasile…” gli dissi, “Ohiiii, qua non ne usciamo interi” disse il povero fotografo. Presi da parte l’agente di polizia, provai a calmarlo spiegando che Luca era convito fosse tutto in ordine coi permessi e che fosse autorizzato a farlo, dissi al poliziotto di chiamare pure il Principe Alberto per conferma mentre nel frattempo avevamo avvisato il direttore e Giancarlo Minardi che a momenti ci resta secco per un colpo al cuore…
Dopo aver disattivato Badoer, che continuava sotto voce a insultare l’agente, bleffato vigliaccamente su presunti appoggi principeschi, alla fine ci accompagnarono a 30 orari fino al paddock diffidandoci dal proseguire coi servizi fotografici senza autorizzazione e senza scorta della polizia. Quella volta andò bene ma… Il resto la prossima volta. Ce ne sono ancora di storie da raccontare a Montecarlo coi test drive improvvisati…
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