ESCLUSIVO/ Webber su Alonso a Daytona: “ecco i rischi che corri!”

Dopo Indy, Daytona. Fra un GP e l’altro Fernando Alonso non perde occasione per cimentarsi in nuove categorie, ma l’approccio alla gara di Daytona, preludio della 24 ore di Le Mans, sarà del tutto indolore o ci saranno problemi da affrontare? Uno che le cose le ha scoperte per tempo è Mark Webber, che ha già corso in F.1 e prototipi, ha gareggiato a Le Mans e da buon amico di Alonso si permette di dargli qualche consiglio. Eccoli di seguito, raccolti in una chiacchierata esclusiva nel nostro ultimo incontro.
– Sarà così difficile per Alonso correre con auto diverse dalla F.1?
“Per niente, se pensate che le difficoltà siano quelle di adeguarsi a una macchina diversa, siete fuori strada. Guidare un prototipo, anche se più pesante di una F.1, non è un problema. Quello si risolve subito, basta capire le reazioni del mezzo e cercare il limite, ma nelle corse di durata il limite non è il fine ultimo, ci sono altre cose da affrontare e superare”.
– Quale ad esempio?
“Uno che viene dalla F.1 non è abituato a dividere l’abitacolo con altri piloti. La difficoltà maggiore che Alonso dovrà superare sarà trovare il giusto compromesso con i compagni di squadra. Mentre nell’abitacolo di una monoposto tutto ruota attorno a te, dai pulsanti al diametro del volante, con una sport cars devi condividere con altri quello spazio, quindi bisogna adattarsi alle regolazioni standard che vadano bene un po’ a tutti, difficile trovare la posizione ottimale, quindi bisogna adattarsi, adeguarsi e farsi andare bene qualcosa che non va. Lo stesso per la posizione di guida e del sedile, considera che bisogna fare il cambio pilota e devi essere posizionato nel modo giusto per guidare bene e non perdere tempo ai box”.
– Un pilota esperto come Alonso non dovrebbe avere problemi a farlo, o pensi che la F.1 sia impresa talmente sofisticata da impedirlo?
“No affatto. Fernando non ci metterà molto a trovare il compromesso giusto, i problemi veri sono altri. Le macchine hanno poca visibilità, l’abitacolo è chiuso e i montanti laterali limitano la visuale. Fin tanto che guidi da solo, trovi i riferimenti e ti adatti, i problemi nascono dagli altri concorrenti. Devi riuscire a trovare un giro abbastanza libero dal traffico per andare forte e fare il tempo, anzi più che il tempo devi mantenere il ritmo giusto e questo ti porta a doverti districare in mezzo a macchine più lente, a volte in traiettoria, altre volte fuori, ma sempre in mezzo ai…piedi. Ecco, questa è la principale difficoltà che Alonso dovrà superare. In mezzo al traffico ci sono auto più lente, anche di 120 km/h all’ora.
Trovarsele davanti all’improvviso è impressionante, così come quando sei in curva e te le ritrovi in traiettoria mentre magari lottano fra loro. Devi poi avere fiducia di questa gente. Se entri in curva devi sperare che ti abbiano visto e che non si spostino, una volta fatta la manovra, non hai più scampo. Di incidenti del genere ne abbiamo visti molti e a volte pericolosi. In F.1 le differenze sono minime, sono pochi piloti, ci si conosce e ci si fida (a volte meno con qualcuno, ma di base è così). Nei prototipi trovi il gentlemen che non sa dove andare, la macchina più lenta della tua, la visuale è scarsa, insomma è un bel casino. Specie se affrontata di notte perché viene tutto dilatato e percepito in maniera diversa, e molto più pericolosa inoltre…”.
– Altro da cui imparare?”La gestione della macchina. Perché se per andare forte in mezzo al traffico devi prenderti dei rischi, una volta che hai pista libera devi imparare a gestire l’energia elettrica e la ricarica delle batterie, insomma non è che una volta solo hai risolto i problemi, devi imparare la gestione della tecnologia che hai disponibile. A volte ce la fai, altre sei nel traffico, altre volte il tuo compagno di team non ci riesce, oppure tu sbagli qualcosa e perdi tutto quello che hai guadagnato rischiando nei sorpassi”.
– La tecnologia si impara, ma un prototipo è più complicato di una F.1?
“Ti dico che quando correvo con la Red Bull avevo a disposizione per la mia macchina 18 monitor coi computer, quando sono arrivato alla Porsche ne avevo 24! E’ complicato, non lo discuto, ma si può fare. Alonso ce la farà senza dubbio, ma avrà molte cose da imparare. Sopratutto di notte. La mia prima volta di notte a Le Mans è stata un disastro. Credevo di andare come un missile, di essere veloce e invece beccavo anche 12 secondi al giro dagli altri, rischiando molto. Questa è una cosa che ti mette alla prova e se non la superi, difficile che riesci a vincere”.
– Secondo te fa bene Alonso a concentrarsi con F.1 e prototipi?
“No, è uno sbaglio. Sono due cose totalmente diverse, ti assorbono energia mentale altissima, se fai la F.1 non puoi permetterti certe distrazioni, lo dico dopo aver affrontato la stagione e corso a Le Mans, al posto di Fernando non lo farei. O sceglie di fare Le Mans come si deve e ci si concentra, lavorandoci le tre settimane prima con una attenzione maniacale, senza dimenticare il resto dell’anno, oppure rischia di fare male. La F.1 di oggi è talmente specifica che non concede spazi”.
– Hulkenberg però ci è riuscito…
“Era in un team di secondo piano in F.1 non aveva la stessa pressione, inoltre a Le Mans era con la squadra al top e questo semplifica molto le cose. Però anche lui, alla fine, era distrutto. Pensa alle qualifiche: in F.1 un’ora sei o sette giri e tutto è finito. A Le Mans cominci giorni prima, provi la notte, poi di giorno, e poi le sfilate in centro per gli appassionati, le riunioni coi tecnici, dividere la macchina coi compagni di squadra, quindi avere rispetto del mezzo da consegnare a loro ma anche non perdere tempo per non penalizzarli e viceversa. E’ un impegno mentale molto forte e per capire se ne vale la pena, credo Alonso abbia fatto bene a correre a Daytona, intanto prende le misure con l’ambiente, capisce cosa serve e poi sono certo prenderà la decisione migliore. Se dovesse vincere sarebbe stupendo, lui è un grandissimo pilota, di un talento come pochi visti al mondo. Sarebbe davvero fantastico, ma non gli regalerà niente nessuno e pagherà tutto quello che dovrà pagare sulla sua pelle”.
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